Italia, Repubblica fondata sul lavoro nero, precario e col green pass

Se le fondamenta sono ridotte così, se le crepe sono divenute voragini, forse è meglio gridare aiuto piuttosto che continuare a ballare sull'attico

Una denuncia di un Paese al contrario, dolorosa e difficile, politicamente scorretta, ma l'unica che può ridare un senso al sacrificio di chi ha lottato dopo la disfatta della Seconda guerra mondiale per quel sogno chiamato Democrazia. Spinti da un piano Marshall pensato in chiave anti-sovietica, sul quale ci siamo poi colpevolmente adagiati.
Già democrazia...
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Recita l'articolo 1 della Costituzione italiana. Partiamo da qui, dall'inizio.
Qual è il lavoro su cui oggi si fonda la Repubblica italiana?
E' un lavoro precario. Proprio ieri l'Istat ha certificato come ad aprile gli assunti con contratto a termine abbiano raggiunto quota 3 milioni 166mila con un aumento di 9mila unità su marzo e una crescita di 354mila unità su aprile 2021, oltre la metà dell’aumento complessivo degli occupati (+670mila in un anno). Per il numero degli occupati dipendenti a termine si tratta del dato più alto dal 1977.
E' un lavoro nero. Lo certifica l'ufficio studi della Cgia. Dal febbraio del 2020 al marzo di quest’anno i lavoratori indipendenti sono diminuiti di 215 mila unità. Se 2 anni fa erano 5 milioni 192 mila, al termine del primo trimestre di quest’anno sono scesi a 4 milioni 977 mila (-4,1 per cento). E, per la stessa Cgia, 'molti di coloro che hanno chiuso definitivamente l’attività e non sono riusciti a trovare una nuova occupazione, probabilmente continuano a lavorare in nero'.
Del resto ad aprile il tasso di inattività è salito al 34,6%. Un dato che coinvolge entrambi i sessi e tutte le classi di età. Dati che, come ha spiegato anche ieri Francesco Seghezzi presidente di Fondazione Adap, 'nascondano una quota significativa di lavoro nero. Altrimenti è inspiegabile avere un dato così, senza che nelle strade si verifichino rivolte sociali e proteste'.
E' un lavoro sottopagato. I dati Eurostat 2020 rivelano che in Italia lo stipendio medio per la fascia tra i 18 e i 24 anni è di 15.858 euro. Impietoso il confronto con gli altri paesi con un costo di vita simile: i giovani guadagnano in media 23.858 euro in Germania, 19.482 in Francia, 23.778 nei Paesi Bassi e 25.617 in Belgio. E ancora: l'Italia è l’unico paese dell’Ocse in cui gli stipendi non sono aumentati dal 1990. Anzi, sono diminuiti, mentre le tasse sul lavoro e l’inflazione sono aumentate. Basta un grafico per spiegare il dramma.
E' un lavoro vincolato al Green Pass. Sì, perchè, come se tutto questo non bastasse, l'Italia è l'unico Paese d'Europa che per mesi ha vincolato il lavoro al possesso di un green pass vaccinale. Un orrore del quale siamo andati pure orgogliosi e che non è escluso possa rimaterializzarsi in autunno.
Questo è il quadro nel quale festeggiamo oggi il 2 giugno. Festa della Repubblica fondata sul lavoro. E allora se le fondamenta sono ridotte così, se le crepe sono divenute voragini, forse è meglio gridare aiuto piuttosto che continuare a ballare sull'attico, unico spazio addobbato a festa per nascondere lo sfacelo sottostante. Sperando di potere rinascere prima di essere ridotti in cenere.
Giuseppe Leonelli

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