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La parabola evangelica raccontava di come il padrone della vigna pagasse gli operai tutti allo stesso modo, nonostante fossero arrivati a ore diverse. Ecco, senza scomodare il Vangelo, Renzi coi suoi adepti si comporta così. Non importa essere stato renziano della prima ora, della seconda, o della terza. L'importante è essere renziano.
E a Modena queste tre tipologie di renziani ci sono tutte.
C'è Matteo Richetti, operaio della prima ora. Fedelissimo da sempre di Matteo (un po' come il fratello del figliol prodigo per restare alle Sacre scritture), accantonato per qualche tempo e ora ripescato di fatto come vice-capo.
C'è Stefano Bonaccini, operaio renziano della seconda ora. Bersaniano doc fino alla mancata elezione di Marini, quando tuonò nell'aprile 2013 'fermatevi' passando così da Bersani a Renzi in un tweet. Bonaccini ripagato con la poltrona di governatore dell'Emilia Romagna, nonostante i mugugni della base Pd.
C'è infine Giancarlo Muzzarelli, operaio renziano della terza ora. Dichiaratosi fedele al Matteo fiorentino solo poche settimane fa, all'ultimo istante della prima fase delle primarie. Muzzarelli sindaco di Modena renziano, in una giunta altrimenti completamente vicina a Orlando e Bersani (la maltratta Ludovica Ferrari a parte).
Bene e all'indomani della re-incoronazione di Renzi a leader assoluto del Pd i tre operai modenesi come se la passano?
Beh, Richetti appare in ascesa irrefrenabile. Da portavoce nazionale della mozione Renzi ha avuto una visibilità straordinaria in queste settimane e, finiti i tempi della censura a Modena (ad Albareto la scorsa estate nemmeno lo vollero a presentare il suo libercolo arrembante), ora il suo Verbo è sacro. Anche per gli ex Ds restati nella casa-madre Pd. Anche per il segretario Lucia Bursi (per lei si parla di una imminente staffetta con l'assessore di Castelfranco Giovanni Gargano), anche per Muzzarelli.
E Bonaccini? Eh, a Bonaccini ora tocca invidiare. Ora sta all'operaio della prima ora Richetti il privilegio di sedere alla destra del padre (mica come tre anni fa quando venne messe in un angolo con la brutta storia dell'inchiesta spese pazze) e così Stefano da Campogalliano mastica amaro e finge amicizia con l'eterno rivale.
Infine Muzzarelli. Per l'operaio della terza ora Muzzarelli la strada è la più difficile. A Giancarlo da Fanano tocca governare da sceriffo (la delega alla sicurezza l'ha voluta lui...) e mediare da democristiano con i suoi compagni di partito vicini a Orlando e con i duri e puri (traditori per la Ferrari) bersaniani. Doppio compito non facile. Va detto. E per ora l'anima ribelle di Muzzarelli non è sedata. Lo dimostra proprio l'attacco frontale alla protetta del leader Richetti, l'assessore Ferrari stessa. Giancarlo insomma vuole dimostrare di non avere paura. Mostra i muscoli. Muscoli renziani, ma pur sempre muscoli.
Giuseppe Leonelli
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