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Seta e bus in fiamme, se la gara Tpl congela gli investimenti

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E l'ipotesi di liberalizzazioni mascherate all'italiana per il Trasporto pubblico locale rappresenta un rischio sotto tanti punti di vista


Seta e bus in fiamme, se la gara Tpl congela gli investimenti
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Sullo sfondo dei sempre più frequenti incendi che stanno colpendo la flotta di Seta, con evidenti disagi per gli incolpevoli utenti, vi è uno stallo politico che credo valga la pena sottolineare. Infatti come imposto dall'Europa, entro il 2019, dopo diverse proroghe, dovrà tenersi la gara per la gestione del trasporto pubblico su gomma pure nel bacino Seta (Modena, Reggio e Piacenza) ma non solo. Parliamo di milioni di chilometri, e quindi milioni di euro, che dovrebbero essere messi sul mercato attraverso una gara che già a Parma, solo per citare un esempio vicino casa nostra, si è dimostrata tutt'altro che senza inciampi.
Insomma di fatto una sorta di liberalizzazione spinta del Tpl.  Ma una liberalizzazione all'italiana dove i soggetti privati rimangono marginalissimi e gli unici soggetti nuovi entrati nella gestione dei servizi sono pubblici, a volte anche stranieri, con Busitalia, maxi società del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane che si occupa di trasporto persone con autobus.

 in prima fila a condendersi fette importanti di mercato e business milionari (proprio come a Parma prima che il Tar accogliesse i ricorsi di Tep e Tper).
Un colosso  del resto che nel proprio piano industriale decennale afferma di voler arrivare a gestire il 25% di tutto il Trasporto pubblico locale su gomma in Italia entro il 2026, e proprio il ricco e appetibile nostro territorio è visto come occasione imperdibile.

UN DESTINO LEGATO A RENZI
In questo contesto è determinante capire come Seta si presenterà all’appuntamento del prossimo anno. Fino ad oggi l'indirizzo politico dei principali attori in campo (sindaci, presidente della Regione e presidente di Seta) era appunto quello di puntare a una offerta di gara fortemente mirata all' esternalizzazione del servizio (magari 'coinvolgendo' proprio BusItalia). Ora però con un  panorama politico in evoluzione potrebbe tornare d'attualità l'ipotesi di una gestione più centralizzata.

 Uno scenario credo più sostenibile per il territorio modenese che consentirebbe di valorizzare una azienda locale così come i tanti imprenditori del territorio che da molti anni sono partner fondamentali per  Seta che - nonostante i limiti e le criticità evidenti - ha offerto un servizio dignitoso,  con evidenti economicità di sistema. Senza contare poi che una liberalizzazione pesante, da appalto a subappalto, con ribassi incontrollati, potrebbe spalancare la porta,  già socchiusa, a dinamiche illecite e ad infiltrazioni malavitose. 

Ma il quadro - anche in questo caso - oltre le logiche locali, segue le alterne fortune del leader Pd Renzi, fino a ieri faro per Bonaccini e Muzzarelli e oggi caduto in disgrazia. L'uomo che ha fatto da trampolino all’ascesa di Busitalia è infatti il renzianissimo Renato Mazzoncini,   AD di Ferrovie dello Stato, il cui legame con Renzi iniziò nel 2012 quando Busitalia comprò le quote di Ataf Gestione, l'azienda di trasporti fiorentina.  E' bene ricordare però  che, al di là del legame con Renzi, le gare a cui Busitalia ha già partecipato hanno spesso fatto i conti con ricorsi al Tar. Al di là di Parma, a Pavia il caso più clamoroso con la prima gara per il trasporto locale vinta da un consorzio locale, poi escluso dal binomio Autoguidovie-Busitalia. 

GLI INVESTIMENTI
In un quadro così mutevole, e con tre bacini ancora lontani dall'essere armonizzati per quanto riguarda il contratto del personale, Seta ha probabilmente scelto di non investire oltre,  nell'acquisto e soprattutto nella manutenzione dei bus (ricordo che i bus privati spesso non sono più recenti di quelli Seta, ma semplicemente sono oggetto di una manutenzione assidua e quindi quasi mai prendono fuoco). Uno stallo che durerà probabilmente  fino a quando non saranno chiariti gli assetti con i quali si andrà a gara e che inevitabilmente inciderà sulla scelta del futuro presidente di Seta, per il quale il Comune ha già chiuso il bando. Uno stallo quindi che se dal punto di vista economico può convenire a Seta certamente ricade in termini di inadeguatezza dei servizi e della sicurezza sugli utenti, i passeggeri modenesi, che sempre più spesso devono fare i conti con mezzi che prendono fuoco con una continuità allarmante o inefficienze varie.

LA CONFERMA DI BULGARELLI
Del resto, con una sincerità disarmante anche il presidente Bulgarelli, nel commentare l'ultimo clamoroso rogo di via Vignolese ha ammesso questo problema: 'Posto che nel triennio 2016-2018 Seta ha destinato quasi 30 milioni di euro al rinnovo, prioritario per garantire un adeguato livello di sicurezza generale - ha detto Bulgarelli -, è però necessario un intervento massivo e strutturale, possibile solo in un quadro di certezze future sull'affidamento del servizio, sempre in attesa delle prossime gare'. 

E, in attesa delle gare, i bus continuano a prendere fuoco.

Cinzia Franchini

 
 

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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