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Taglio vitalizi, battaglia a 5 Stelle: il Pd insegue ma Bonaccini batte Richetti

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I paladini di questa eredità anti-privilegi nel Pd sono i due modenesi eterni rivali. Oggi - con le parole del capogruppo Pd in Senato Zanda, - si certifica il fallimento della retorica del deputato Richetti. Mentre va ribadita la fermezza con cui il presidente della Regione Bonaccini ha imposto poche settimane fa il taglio dei vitalizi anche agli ex consiglieri regionali. Una fermezza che è andata contro - coraggiosamente - anche al totem dei diritti acquisiti e che ha provocato anche l'assurdo e vergognoso ricorso al Tar di 69 privilegiati


Taglio vitalizi, battaglia a 5 Stelle: il Pd insegue ma Bonaccini batte Richetti
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Va detto, onestamente. Quella sul taglio dei vitalizi è una (sacrosanta) battaglia 5 Stelle, pentastellati che avranno tanti difetti, ma che su questo tema sono inattaccabili.

Il Pd questa pulsione verso una giustizia minima l'ha ereditata obtorto collo. Bene, i paladini di cotanta eredità anti-privilegi nel Pd sono due modenesi: Stefano Bonaccini e Matteo Richetti. Eterni rivali. Ecco, oggi - con le parole del capogruppo Pd in Senato, Luigi Zanda, - si certifica il fallimento della retorica del deputato Richetti. E va detto. Mentre, con altrettanta onestà, va ribadita la fermezza con cui il presidente della Regione Bonaccini ha imposto poche settimane fa il taglio dei vitalizi anche agli ex consiglieri regionali. Una fermezza che è andata contro - coraggiosamente -  al totem dei diritti acquisiti e che ha provocato pure l'assurdo e vergognoso ricorso al Tar di 69 privilegiati.

Magari il Tar boccerà la legge, magari la Regione ci rimetterà pure in termini di ricorsi. Forse. Ma ne valeva la pena. Bonaccini il suo l'ha fatto.

Sì. Bonaccini ha fatto seguire le parole anti-vitalizi ai fatti, Richetti - portavoce nazionale di Renzi - no.

Richetti dei vitalizi avevo fatto una bandiera già agli albori della sua carriera politica quando era presidente della Assemblea regionale e grazie a quel taglio applicabile alle future generazioni aveva ottenuto il grado di vice-rottamatore nazionale da Renzi. Poi la caduta in disgrazia, il libro arrembante e il ritorno dal Purgatorio all'olimpo renziano. Una scalata per la quale il mister parlamento fioranese ha usato ancora una volta lo stesso ascensore: il taglio dei vitalizi.

Il suo Ddl è passato pochi giorni fa alla Camera: una gran festa, il Pd a intestarsi la legge e a deridere i 5 Stelle: 'Siamo noi, siamo noi, i campioni dell'anti-vitalizio siamo noi.

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' Tutto bello, tutto bene. Ecco, poi passa una settimana e si scopre che al Senato il Pd è un altro. Non è quello di Richetti, ma quello di Zanda. Zanda che boccia la richiesta di discutere con urgenza la legge e - soprattutto - fa capire che lui con Richetti proprio non ha nulla a che fare:  'Mettiamoci ben d’accordo sui principi e sui modi che dovranno regolare la nostra discussione sulle pensioni dei parlamentari, cominciando proprio dal fatto che dobbiamo cessare di chiamare vitalizi quel che dal 2012 è stato trasformato dal Parlamento in un regolare sistema pensionistico contributivo. Vogliamo esaminare anche questo provvedimento con lo scrupolo necessario, studiandone il contenuto e gli effetti, valutandone l’impatto sul sistema parlamentare e i risvolti di costituzionalità, che non sono certamente aspetti secondari'. Come dire: qui ci fermiamo e la legge non passa.

E quindi? Richetti boicattato da Zanda? Macchè Richetti oggi è il numero 2 del Pd ed è ingenuo pensare non sapesse dell'arresto al Senato. La sua è stata una battaglia per farsi pubblicità, vinta alla Camera e poi naufragata a palazzo Madama. Un imbroglio, una bufala. Bonaccini ha promesso, rischiato e fatto passare una legge. Richetti ha promesso, sbandierato un decreto legge e - per ora - ottenuto zero risultati.

Leo

 


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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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