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Da una parte Massimo Mezzetti. Sessantun'anni, diplomato al liceo scientifico, ha studiato alla Facoltà Valdese di Teologia di Roma. Dal 1985 fino a metà degli anni 90 ha avuto diversi incarichi dirigenziali prima nella Federazione giovanile comunista e poi nel Partito democratico della sinistra e dal 2010 al 2019 è stato assessore regionale.
Dall'altra parte Luca Negrini. Trentatrè anni, noto imprenditore modenese, un passato da calciatore di buon livello, già candidato in una lista civica nel 2019, attuale presidente cittadino di Fdi.
Mezzetti contro Negrini: la politica della tradizione con le radici ben salde nel Partito comunista dal quale il candidato Pd arriva, contro una politica slegata dalle appartenenze strette e dalle ideologie, perchè Negrini sarà pure il presidente cittadino di Fdi, ma non arriva dalla storia missina del partito. Viceversa ha coltivato un approccio laico e, anzi, proviene da una famiglia di sinistra.
Come tante a Modena, rimaste politicamente orfane dopo le mille svolte e piroette che hanno portato all'attuale Partito democratico.
Negrini contro Mezzetti: il primo che parte con l'etichetta dell'outsider, individuato in modo colpevolmente tardivo dalla dirigenza del suo partito, ma che non per questo ha messo nel cassetto la speranza di poter realizzare uno storico sgambetto, il secondo che si è lanciato con tutti i favori del pronostico, con l'acclamazione del Sistema di potere locale e con la convergenza sul suo nome di un campo larghissimo che va da Calenda al Movimento Cinque stelle, ma che lascia pericolosamente fuori la sinistra civica di Modena Volta pagina.
Mezzetti contro Negrini: il candidato Pd che ha cancellato una intera generazione di 40enni (i famosi 8 candidati Pd alle primarie lasciati a bocca asciutta), che ha preso furbescamente le distanze dal vecchio re Muzzarelli, che ha un po' presuntuosamente detto di aver cresciuto sotto la sua ala Bonaccini e Muzzarelli stesso, contro il candidato di Fdi che si trova a fare i conti col pieno sostegno del suo partito, ma anche con i malumori degli alleati, a partire da Forza Italia.
Negrini contro Mezzetti: ancora una volta una sfida tra un Sistema che da 80 anni rinnova se stesso, che costruisce la narrazione ad hoc intorno a un candidato oggettivamente più preparato di quelli cresciuti nel catino del centrosinistra modenese (e su questo il Pd dovrebbe riflettere), contro il tentativo di scardinare le fondamenta di un modello arruginito, autoreferenziale, conservatore e immobile. Un Sistema che fa quadrato, forte dello stretto legame che lega Partito, istituzioni e una fetta di mondo economico e associativo. Un'opposizione (prima Forza Italia, poi Lega, oggi Fdi) che nei vertici provinciali ha dimostrato negli anni di averla data troppe volte persa, ma che stavolta, nell'entusiasmo un po' ingenuo di un candidato 33enne trova inaspettata linfa. Un tentativo di provarci, nonostante tutto, quasi a dispetto di chi lo ha voluto candidare, semi vittima sacrificale. Provarci perchè se a livello regionale il sorpasso è possibile, come dimostra l'impegno di Galeazzo Bignami nel crederci, non si vede perchè Modena debba essere data persa a priori.
Mezzetti contro Negrini: Golia contro Davide. E chissà che per una volta, nella fionda non finisca la biglia giusta. Chissà che stavolta, l'ennesimo candidato presentato a perdere, non faccia un dispetto a tutti. In primis a chi lo ha scelto, indicandolo ad appena tre mesi dal voto, per veleggiare verso una nuova, onorevole, sconfitta. Chissà che, per una strana congiuntura astrale, la vittima sacrificale non si trasformi in leader.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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