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'La situazione generale della criminalità organizzata in Emilia Romagna anche nel semestre in riferimento evidenzia come la condotta delle cosche parrebbe indirizzata sempre più verso l’infiltrazione dell’economia abbandonando quasi del tutto l’atteggiamento basato sul tradizionale controllo del territorio e sulle manifestazioni di violenza. Sarebbero inoltre presenti sul territorio consorterie criminali di origine straniera dedite alle attività di vario tipo che spaziano dal narcotraffico fino allo sfruttamento della prostituzione. Anche nel semestre permarrebbe il radicamento della ‘ndrangheta con qualificate proiezioni di cosche reggine (Bellocco, Iamonte, Mazzaferro, Morabito-Palamara-Bruzzaniti), vibonesi (Mancuso), crotonesi (oltre ai cutresi, anche i cirotani Farao-Marincolo) e di altre famiglie calabresi'. E' questo quello che si legge nella ultima relazione semestrale Direzione Investigativa Antimafia (secondo semestre 2021) pubblicata ieri relativamente alla Regione Emilia Romagna.
'La penetrazione nel tessuto economico e imprenditoriale tenderebbe a connettere la ‘ndrangheta alla cosiddetta zona grigia in cui orbitano professionisti e imprenditori.
Questi ultimi a loro volta rappresenterebbero un contatto privilegiato con quegli ambienti funzionali ad ottenere anche sostegno finanziario e a realizzare nuove e strumentali iniziative economiche. A sostegno di questo vi è la posizione di un commercialista cutrese dimorante in Emilia Romagna che è stato colpito da un decreto di sequestro emesso il 19 ottobre 2021 dal Tribunale di Bologna. Già condannato con sentenza passata in giudicato nell’ambito dell’operazione “Aemilia” nei suoi confronti è stato disposto il sequestro di beni insistenti nel territorio emiliano e calabrese del valore di oltre 1 milione di euro'.
'Occorre tuttavia segnalare che l’area emiliana non sarebbe priva di articolazioni di criminalità organizzata di matrice anche camorristica. Nella zona romagnola nel periodo in esame si è infatti registrato un grave fatto di sangue che potrebbe essere indicativo dei mutevoli interessi malavitosi esistenti in quell’area.
Si tratta della decesso di un uomo di origine campana presso l’ospedale di Rimini ove era stato trasportato dopo un pestaggio avvenuto il 3 novembre 2021 ad opera di 5 soggetti di cui 4 napoletani rintracciati e arrestati dalla Polizia di Stato169. La vittima era stata condannata nel dicembre 2020 dal Tribunale di Bologna in esito all’operazione Hammer del 2019 nell’ambito della quale erano emersi gli interessi del clan Contini insediato nella provincia di Rimini dove agiva con inaudita e spregiudicata violenza - continua la relazione -. D’altro canto non bisogna sottovalutare gli effetti prodotti dall’emergenza causata dal Covid-19 che da crisi sanitaria è diventata anche economica e sociale esponendo maggiormente a difficoltà gestionali le piccole e medie imprese e in generale quelle attive nei comparti turistici e sanitari. La cosiddetta “Covid Economy” infatti potrebbe dare slancio alla propensione delle consorterie all’accaparramento dei fondi pubblici comunitari stanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che a breve giungeranno a sostegno delle categorie più colpite dalle restrizioni necessariamente adottate a causa dall’emergenza sanitaria. Il trend in crescita registrato nel settore delle emissioni di interdittive antimafia da parte delle Prefetture ribadisce l’importanza di tale attività finalizzata al contenimento dell’economia illegale nel circuito finanziario regionale'.
La presenza della criminalità di matrice camorristica è del resto attestata anche da recenti ed ulteriori attività investigative. Il 16 luglio 2021 nell’ambito dell’operazione “Speed”174 il Gip del Tribunale di Bologna ha emesso un provvedimento cautelare personale e reale in forza del quale sono stati arrestati due coniugi, nonché il loro uomo di fiducia anch’egli di origine campana. Uno degli arrestati con diversi pregiudizi penali a carico è ritenuto appartenente alla criminalità organizzata campana con collegamenti con i clan Loreto Matrone di Scafati (SA) e Serino di Sarno (SA). L’attività investigativa ha coinvolto complessivamente 16 soggetti ai quali sono stati contestati, a vario titolo, reati perlopiù di natura fiscale consumati in seno ad un vincolo associativo semplice, nonché di trasferimento fraudolento di valori. Il 7 ottobre 2021 il Gip del Tribunale di Bologna ha emesso una Ordinanza di custordia nei confronti di 4 persone ritenute responsabili in concorso di lesioni personali, violenza privata e detenzione illegale di armi aggravate dal metodo mafioso. La vicenda ha avuto origine a Castelfranco Emilia nel maggio 2019 allorquando il giovane figlio di un esponente di spicco del clan dei Casalesi detenuto al regime 41 bis collegato alla consorteria camorristica della “Masseria Cardone” del quartiere Secondigliano di Napoli e referente sul territorio modenese reagiva ad una mancanza di rispetto resagli pubblicamente da un soggetto del posto aggredendolo fisicamente mentre veniva spalleggiato da suoi coetanei quindi inducendolo a non presentare querela per l’accaduto. In tale contesto le indagini hanno ricostruito come il giovane camorrista per ristabilire l’egemonia del clan abbia richiamato coloro che gravitavano nell’orbita criminale del padre esortandoli a sostenerlo nei propri propositi criminali'.
'Infine per quanto attiene alla presenza della criminalità organizzata di origine siciliana si evidenzia che il 2 settembre 2021 è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Bologna a carico di un soggetto originario di Misterbianco (CT) ma dimorante ad Imola (BO) legato al sodalizio mafioso dei Nicotra di Misterbianco (CT) vicino alla famiglia catanese dei Mazzei. Il provvedimento ha riguardato immobili siti nelle province di Catania e di Bologna per un
valore di circa 12 milioni di euro - chiude la Dia sulla Regione Emilia Romagna -. Come affermato nello scorso semestre alcune evidenze statistiche indicano che il numero degli stranieri nella Regione si attesta in oltre 560 mila presenze. Il ciclo migratorio espansivo iniziato negli anni ‘90 con una vera e propria impennata dal 2000 al 2008 si è notevolmente attutito per toccare il suo punto più basso nel 2020 in coincidenza con la crisi pandemica. Con riferimento alle consorterie straniere il 22 settembre 2021 è iniziato innanzi al Tribunale collegiale di Ferrara il processo per 17 nigeriani chiamati a rispondere di associazione di tipo mafioso finalizzata a commettere delitti contro la persona, in materia di stupefacenti, contro la P.A. nonché estorsioni. Gli imputati sono complessivamente 32 dei quali 6 già condannati in forza della sentenza emessa l’8 giugno 2021 dal GUP del Tribunale di Bologna, nell’ambito dell’operazione “Signal”. Il rito ha ricostruito una serie di episodi di prova di forza sul territorio da parte dell’associazione Arobaga/Vikings sin dal 2014 i cui componenti solevano come da tradizione essere riconoscibili indossando un cappello di colore rosso che ostentavano assieme a segni riecheggianti il culto dei popoli vichinghi quali le navi, le asce, l’ancora ben distinti da quelli tipici della contrapposta confraternita degli Eiye i cui adepti indossano copricapi e fasce di colore blu. Scopo principale del sodalizio era il traffico di sostanze stupefacenti. Le indagini inducono a ritenere attualmente emergente in Italia il cult degli Arobaga/Vikings tra i gruppi nigeriani presenti. Esso infatti si muoverebbe in un contesto di vera e propria associazione di tipo mafioso contrapposta a quella degli Eiye la cui connotazione mafiosa è stata anch’essa già giudizialmente accertata'.
Foto Italpress
Redazione Pressa
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