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Vi ricordate quando Di Maio disse 'finalmente nasce la Terza Repubblica?'. Era il 21 maggio 2018 ed era inevitabile che una buona parte degli elettori si sentisse tanto emozionata quanto vicina a un cambiamento, anche questo un termine molto abusato negli ultimi mesi se dovessimo confrontarlo con la realtà dei fatti.
Premesso che la costituzione e il sistema politico italiano sono rimasti invariati dal 1° gennaio 1948 ad oggi, battezzare come Terza Repubblica la nascita di una nuova stagione politica nel Paese o, peggio ancora, l'entrata del proprio partito nella maggioranza, non può che essere frutto di una propaganda vuota e carente di significato La stessa di chi fino a poco anni fa parlava di democrazia diretta e prometteva di aprire il parlamento come una scatola di tonno. Gli stessi dei vari No TAV, No Vax, No Euro e, infine, del 'mai col PD'.
Se fossimo alla 'Terza Repubblica', da quale assemblea costituente sarebbe nata quest'ultima? Quando mai è nata e morta la Seconda? E perché restano in vigore la costituzione e il sistema politico della Prima (e non solo)?
La cosiddetta 'Terza Repubblica' si è rivelata un miraggio, un concetto strumentale sotto il quale si intendeva dichiarare una rottura con un passato che invece non hai mai smesso di essere presente nella prassi politica come lo abbiamo potuto notare negli ultimi giorni. Chi invece pensa di essere in presenza di una 'Terza repubblica' può solo rivendicare due differenze Fondamentali rispetto alla Prima: l'assenza di ideologie e la dipendenza patologica di una politica sottomessa ai Social.
A differenza della 'Prima repubblica', le ideologie sono state sostituite da una corsa disperata verso gli argomenti più trattati dagli elettori. In base a queste tendenze, il politico si esprime riguardo a certi temi e si mostra 'più vicino al popolo'.
E se state pensando solo a Salvini vi sbagliate di grosso. Il leader della Lega ha solo perfezionato una pratica dalla quale si sono avvalsi i Cinquestelle che prima di lui si erano impadroniti dei Social per poi calare durante l'esperienza al governo.
In assenza di ideologie, abbiamo notato un M5S pigliatutto, votato dalle frange più estreme alle più moderate dell'elettorato, una Lega Nord che ha ottenuto il beneplacito della 'Classe Operaia' e dei meridionali - ai quali pochi anni fa rivolse tante di quelle offese - e, finalmente, un Partito Democratico percepito come servo delle élites, dei poteri forti e dei banchieri. In assenza di ideologie si è anche accentuato il ricorso alla delegittimazione dell'avversario fino al punto in cui, sia la Lega che il M5S hanno ottenuto quasi la totalità dei consensi in quanto contrari a qualcosa che in base a una determinata visione dell'Italia o programma di governo.
Non possiamo fare a meno di segnalare quanto l'eccessivo ricorso alla delegittimazione abbia reso più complicate le trattative alle quali i partiti devono sempre aprire se vogliono governare. Le difficoltà riscontrate nei negoziati tra PD e M5S e le resistenze dei simpatizzanti irresponsabilmente indotti a odiare l'uno o l'altro sono il migliore degli esempi. Nonostante le differenze appena elencate, i segnali di continuità sono ancora tanti. A parte una costituzione e un sistema politico rimasti intatti fino ai nostri giorni, a parte l'elevato indice di corruzione e, al di là del fatto che la prassi politica rimanga sporca, tanto quanto prima, questa fase della crisi di governo ha reso evidenti importanti elementi di continuità rispetto alla 'Prima Repubblica'.
Ad esempio, il fatto che certe crisi di governo portino inesorabilmente le forze politiche a convergere verso il Centro, che questo Centro si trovi occupato da un soggetto politico disposto ad allearsi sia a destra che a sinistra per dare vita a governi fragilissimi e di breve durata e che tale situazione offra al mondo l'immagine di un Paese instabile e non governato. Se questo non è da Prima Repubblica…
Estefano Tamburrini
Redazione Pressa
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