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Dopo la nona assoluzione del generale Mori, e con la presunzione d'innocenza che è un caposaldo del nostro ordinamento, rispetto all'unico procedimento ancora in corso che lo riguarda, l'ex senatore Vaccari farebbe meglio a tacere. Hanno accusato il generale di essere stato partecipe della trattativa Stato-mafia mentre non hanno toccato Ciampi , Scalfaro e Mancino, veri protagonisti di inquietanti pagine di resa dello Stato alle cosche con la cancellazione del 41bis per centinaia di mafiosi che solo i governi di centrodestra hanno ristabilito e reintrodotto.
Vaccari dovrebbe chiedersi invece perchè i magistrati di Palermo hanno lasciato impuniti i massimi vertici dello Stato del ’92/’93 e hanno alimentato campagne di persecuzione verso servitori dello stato come Mori. Prendersela con chi i mafiosi li ha arrestati e stare zitto nei confronti di chi invece li ha aiutati,è tipico di una certa sinistra che, anche nella lotta alla mafia preferisce i salotti radical chic ai fatti concreti.
Non stupisce nemmeno la posizione di Libera, altra organizzazione che si trincera dietro un'antimafia di maniera salvo, dimenticarsi sistematicamente di Paolo Borsellino ( dimenticandosi di Lui nel Murales di Carpi che vede protagonisti tutte le vittime della mafia, e non dicendo nulla quando il Comune di Modena nel 2013 rifiutò di mandare il proprio gonfalone alla fiaccolata in sua memoria su proposta del sottoscritto).
Libera resta un'organizzazione di parte che pur partendo da un'idea condivisa di lotta alla mafia continua in modo imperterrito in scivoloni che non fanno onore all'associazione.
L'iniziativa della Camera Penale di Modena Alberto Perroux non solo è legittima giusta, condivisibile, e interessante, ma credo che persone che siano state in parlamento a rappresentare i cittadini come Stefano Vaccari, dovrebbero, prima di parlare, almeno dare una sfogliata al nostro codice penale, al nostro codice di procedura penale ed alla nostra Costituzione, che sanciscono la presunzione d'innocenza fino al terzo grado di giudizio, sempre che non voglia ristabilire i processi sommari di cui la sua cultura politica, proprio in queste terre, è stata triste protagonista.
Michele Barcaiuolo - dirigente nazionale Fratelli d'Italia
Redazione Pressa
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