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I continui decreti di chiusura delle attività economiche, produttive, ma anche culturali e sportive e del tempo libero, hanno stancato tutti, anche i più seri di noi che da un anno rispettano con scrupolo le disposizioni dei decreti legge del governo, restando in casa senza fare storie, anzi, andando nei primi mesi sui balconi con pentole e tegami a urlare quello che veniva loro suggerito di dire dalle autorità governative, regionali, ma anche dai nostri sindaci, ovvero “andrà tutto bene” e “non vi lasceremo soli”. Ebbene anche questi non ne possono più perchè nulla, proprio nulla, è andato bene e si rendono conto che questi slogan sono state soltanto bugie.
E ad un anno esatto dal primo lockdown, ci costringono ancora a stare in casa, a non muoverci e a non viaggiare e, di conseguenza, fare fallire bar, ristoranti, alberghi e negozi, a non andare al cinema, a teatro, in palestra.
Condannando insomma la gente alla incertezza e a non potere programmare il domani, mentre invece essa pretende risposte e certezze di fronte all'Italia rossa, gialla, arancione. E urla “basta coi colori, siamo stanchi ed avviliti”.
Nel frattempo è aumentata la disoccupazione, sono aumentati i fallimenti e le separazioni coniugali, mentre la chiusura delle scuole ha spezzato i sogni dei giovani e degli studenti. Troppi gli errori commessi in questo anno di pandemia, un anno bruttissimo durante il quale niente è andato bene e che porta tutti a sperare in Draghi, sperando che vengano superati confusione e caos, dichiarazioni contrastanti e contraddittorie da parte di ministri e degli esperti. E qualcuno di loro oggi deve ammettere, pur a denti stretti, che qualcosa non ha funzionato, non è andato bene, che si è operato in maniera irrazionale, senza programmazione e senza prospettive per il futuro.
Ammettendo anche che si sono fatti trovare impreparati alla prima ondata del virus, come nella seconda e ora anche alla terza, avendo noi strutture inadeguate e personale medico insufficiente, ma senza avere nel frattempo fatto nulla per rinforzare la struttura sanitaria. E ora siamo nuovamente travolti, dopo la prima e la seconda, anche dalla terza ondata con ministri (fortunatamente ora cambiati), come la Azzolina o la De Micheli, che si sono dimostrati non all'altezza del compito, dando viceversa poteri assoluti ad un commissario come Arcuri (nella foto) che tutti ora si augurano venga pure lui disarcionato dal posto di comando.
Perchè il Paese non può più aspettare i 'tempi' di Quinto Fabio Massimo (il temporeggiatore) e perchè abbiamo troppe volte (col governo Conte) rimandato al domani cose che si dovevano e si potevano fare subito.
“Serve insomma un cambio di marcia”, come invoca il presidente della Confcommercio di Modena Tommaso Leone, mentre “questi continui stop and go disorientano tutti” lamenta il segretario della Lapam Carlo Alberto Rossi. “Occorre sostenere e aiutare adeguatamente i pubblici esercizi che si trovano in una situazione drammatica”, denuncia Gianfranco Zinani presidente di sezione della Confesercenti, mentre il segretario della Cna Alberto Papotti dice che “il buonsenso sembra essere merce rara a livello governativo”. Anche i gestori dei ristoranti di Modena parlano di “chiusure insensate cui deve immediatamente porre mano il nuovo governo”.
Ma anche i gestori di palestre e piscine affermano di essere sull'orlo del fallimento e denunciano il fatto che invece di essere coinvolti dal Comune nei tanto sbandierati 'progetti di vita sana', li fanno chiudere.
Diceva a suo tempo Bertolt Brecht che “i popoli hanno i governi che si meritano, ma che non è sempre così perche ci sono governi che pensano di meritarsi cittadini migliori e vorrebbero di conseguenza nominare un nuovo popolo”.
Cesare Pradella
Cesare Pradella
Giornalista pubblicista, è stato per dieci anni corrispondente da Modena del Giornale diretto da Indro Montanelli, per vent'anni corrispondente da Carpi del Resto del Carlino, per cinque.. Continua >>