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Francamente: c'erano una volta le stazioni

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Come sono ridotte ora le stazioni? Per capirlo, basta recarci in piazza Dante o in piazza Manzoni dove sono collocate le nostre due stazioni


Francamente: c'erano una volta le stazioni
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Gentili lettori, sapete che la mia memoria sta scemando; mi potete aiutare? C’è qualcuno che si ricorda come si chiama quel politico a cui ora fa schifo allearsi, in Sicilia, ad Alfano condannando così il centro sinistra ad una probabile sconfitta e che, quando è stato primo ministro si faceva appoggiare da Cossiga, Mastella e Buttiglione?

Ma veniamo al tema di oggi. C’erano una volta le stazioni; si trattava spesso di edifici di notevole mole e pregio artistico che con la loro maestosità accoglievano i viaggiatori o vi si salutavano i partenti. Erano spesso, e per fortuna lo sono ancora, collocate vicino al centro della città, in modo tale che fosse agevole raggiungerlo anche a piedi. Come sono ridotte ora le stazioni? Per capirlo, basta recarci in piazza Dante o in piazza Manzoni dove sono collocate le nostre due stazioni, quella “grande” e quella “piccola”.

Partiamo dalla prima; per prima cosa, troviamo bici accatastate, in parte “cannibalizzate”, altre chiuse in “eleganti” gabbie, che danno subito al viaggiatore l’idea di dove sia arrivato. Poi un “elegante” gabbiotto per la vendita dei biglietti dei mezzi pubblici; ora chiuso a favore di un emettitore automatico. Nel percorso troviamo un mondo eterogeneo, fatto di sbandati, tossici, questuanti, in mezzo ai quali i viaggiatori devono fare, con grande abilità, i necessari slalom. Per raggiungere la stazione a piedi, ormai, è necessaria una guardia del corpo…

Dentro, interminabili file alla biglietteria, come se fare un biglietto del treno fosse quasi come fare un rogito per l’acquisto della casa. Nelle sale d’aspetto, soprattutto di notte, il solito spettacolo di senza tetto.

E poi bagni a pagamento e fontanelle chiuse, non un telefono pubblico.

 Per carità di patria, tralascio la descrizione di come è ridotta oggi la pregevole, una volta, stazione piccola; lascio ai lettori il piacere di farvi una visita che potrebbe comprendere anche una visita alle stazioni attraversate dal trenino. Uno spettacolo…. dell’horror.

E’ così che dalle nostre parti, si sostiene la mobilità ferroviaria? E dove è finito il progetto dello scalo intermodale che prevedeva l’ utilizzo del vecchio scalo merci per collocarvi la nuova stazione delle corriere?  Ora sembra che lì, invece di passeggeri, si scambi altro; comunque, sempre di scambi si tratta.

 Speriamo che il corposo intervento che andrà, penso, a demolire quello appena effettuato dalle Ferrovie, del costo di sei milioni e che prevede un totale rifacimento delle aree antistanti che saranno collegate da un nastro trasportatore, serva, oltre che far cantieri, cosa che da noi piace molto, anche a risolvere questi problemi e a ridar dignità alla stazione.

Concludo con una domanda; visto che il problema dei senza tetto è in continua espansione, è così difficile trovare nelle stazioni e nelle immediate vicinanze (Tempio?) un luogo per loro, in modo tale che le stazioni siano destinate ai viaggiatori e che, chi ne ha bisogno possa trovare un riparo, seppur provvisorio, dignitoso e senza troppa burocrazia? Possiamo imparare dalle esperienze  dell’ Esercito della salvezza?

Franco Fondriest


Franco Fondriest
Franco Fondriest

Sono di origine trentine, ma ho trascorso la maggior parte della mia vita a Modena. Mi sono laureato in pedagogia ed ho svolto la mia attività lavorativa prevalentemente nella mia ..   Continua >>


 


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