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La disesperienza, la possibile carta vincente dei 5 Stelle

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Giocando quella carta il M5S può godere di una credibilità che non ha nessun altro, che conta su un consenso che perdona le sviste che tuttora compie


La disesperienza, la possibile carta vincente dei 5 Stelle
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Ebbene sì. Mi sono preso la briga di inventarmi una nuova parola, che ovviamente non ho la minima pretesa possa essere inserita nel vocabolario dell'Accademia della Crusca e che ho piena coscienza che non sopravviverà a questo testo, ma che, tuttavia, seppur risibile, ha un suo significato e qualcosa vuol dire, seppure non ipotizzi certo di aver creato un capolavoro.

In realtà, disesperienza è un termine che é nato per caso nella mia testa, nel momento in cui, trovandomi a commentare una serie di post su fb, che rimproveravano ai candidati 5stelle un'eccessiva dose di inesperienza, mi sono trovato a riflettere se questa accusa fosse realmente fondata e motivata, e soprattutto congrua e coerente al caso, o se, invece, fosse solo la testimonianza della volontà di delegittimare un contendente al governo del Paese, da parte di chi, esauriti gli argomenti di merito, é costretto a rimettersi ad osservazioni che ritengono denigratorie tout court.

Oggettivamente, il termine inesperienza, in generale, comporta e racchiude in sè un valore negativo e testimonia, per chi é nelle condizioni di ritrovarvici, una situazione quanto meno riprovevole.

Però, se usato nel contesto del dibattito politico, mi pare che possa assumere significati anche molto diversi. La legislazione che si occupa della materia che determina le condizioni che devono essere possedute da coloro che decidono di impegnarsi in Politica, d'altra parte, non prevede alcuna clausola o requisito in proposito. Come dire che l'esperienza, cioè la somma degli apprendimenti e delle competenze che si sono acquisite negli anni in un determinato campo, in questo caso quello della vita e gestione dell'azione politica, non é assolutamente indispensabile e neppure necessaria per potersi assumere responsabilità in proposito.

Magari si potrebbe obiettare che l'avere esperienza é auspicabile e può essere utile, ma certo l'esserne in possesso o meno non può costituire una condizione determinante.

Logicamente, d'altra parte, altrimenti non sarebbe possibile alcun tipo di alternanza.

La stessa legislazione, invece, prevede che la classe politica debba essere accompagnata, nelle sue azioni, da una considerevole struttura tecnico-giuridica, che, al contrario, deve essere nelle condizioni di possedere requisiti di competenza, di merito, di capacità e, potendo, nei limiti del possibile, anche d'esperienza. A livello (purtroppo solo) teorico, in tal modo si chiude il cerchio.

In ogni caso, volendo anche uscire dal ragionare in punta di diritto ed entrare più da vicino nell'osservare come vanno le cose nella realtà ... beh, c'è da dire che l'esperienza che i nostri rappresentanti politici hanno saputo mettere in campo finora, non è che si sia dimostrata una buona compagna di viaggio e certo non è stata di grande aiuto per affrontare e risolvere la complessità dei problemi esistenti. Gli esiti della loro esperienza sono sotto gli occhi di tutti e non spreco bit per descriverli.

Poi, stando anche alle più recenti evidenze, sembra proprio che neppure quando e laddove la classe politica dirigente non ha saputo far altro che abdicare al suo compito e si é affidata agli 'esperti con tanta esperienza', non é che, fra esodati, limitazioni dei diritti, welfare etc. le cose siano andate molto meglio.

Sempre a questo proposito, mi piacerebbe che si facessero i conti anche con le sbandierate capacità dei manager 'con esperienza', quelli cui sono state affidate le sorti di una considerevole parte del nostro patrimonio imprenditoriale. Quei famosi Capitani Coraggiosi che, é notizia di oggi, vendono Italo agli americani, dopo aver prodotto in pochi anni un debito di oltre 400milioni di euro, contattano Luthansa per cedere Alitalia e riescono a fare profitti, come Marchionne, solo 'nella carne viva' dei lavoratori.

Tutti ciò considerato, credo proprio che sarebbe meglio per tutti 'derubricare' dal dibattito politico la questione della necessità d'esperienza per governare le leve dei Governo. Davvero, meglio per tutti.

Perché disesperienza, allora? Per prima cosa, perché se credo doveroso ed obbligatorio ridurre e diminuire fino a farla scomparire l'esigenza dell'esperienza come condizione necessaria per essere accreditati sulla scena politica, altrettanto, al contrario, non intendo essere frainteso ed essere preso per un cieco sostenitore dell'inesperienza come requisito sine qua non.

Da vecchio propugnatore di ogni livello di democrazia partecipativa possibile, se lo facessi mi darei la zappa sui piedi.

Solo, a mio parere, esperienza ed inesperienza sono condizioni che vanno inquadrate nella realtà e non possono essere semplicemente prese e messe a premessa di un ragionamento politico. Chi, ai tempi della rivoluzione d'ottobre proclamava 'che anche una cuoca avrebbe potuto governare uno Stato', commetteva una colpevole ingenuità, ma altrettanta la compirebbe chiunque affermasse che per governare uno Stato è necessaria una classe politica dirigente che abbia anni ed anni d'esperienza, uniti a straordinarie competenze contenutistiche.

Credo che una cuoca, capace di confrontarsi, di rapportarsi, di progettare, insieme ad altri, una visione prospettica del suo agire politico, capace di scegliere collaboratori e persone, poi affiancata da uno staff competente, capace ed affidabile, non sfigurerebbe rispetto ai molti governi che abbiamo avuto finora.

Purché, al momento dell'assunzione dei suoi compiti, quella cuoca non sia già vincolata da altro che non sia il suo pieno e totale impegno a servizio dei cittadini. Sia che si tratti di impegni troppo prescrittivi, sia nel caso siano promesse di tutela di alcuni, sia che siano doveri di riconoscenza o altro ...

Ecco, per disesperienza io intendo una situazione che sia priva di tutti questi limiti.

Ricorderemo tutti che una fra le rassicurazioni prioritarie che anche il nostro Sindaco mise in campo durante la sua campagna elettorale fu quel suo 'avere la scrivania libera', col significato facilmente comprensibile. Purtroppo, a distanza di quattro anni, mi parrebbe di poter dire che non é sempre sembrato così. E ricorderemo anche l'endorsement pubblico che la sua rivale alle primarie ricevette dal presidente di una cooperativa cui ella, durante il suo mandato da assessore, aveva assegnato appalti milionari. Sia chiaro che non ho alcun elemento per ritenere che abbiano commesso illeciti, tuttavia, immagino che queste situazioni possano essere proprio una diretta conseguenza del loro 'avere avuto esperienza'.

Per noi tutti, per i nostri dubbi, sarebbe senza dubbio stato meglio che quell'esperienza non l'avessero avuta. Sarebbero allora risultati 'inesperti'? Io non credo.

Ecco, quel non avere quell'esperienza, che può essere oggetto di condizionamenti, di forzature etc. è ciò che ho voluto definite disesperienza, che, quindi, con questa lettura acquista un'impronta più che positiva, perché definisce una situazione di piena libertà d'azione. Chi non vorrebbe, a questo punto, avere dei governanti e degli amministratori che possono risultare svincolati da ogni obbligo pre-(e post)elettorale?

Ora, se guardiamo chi é attualmente su palcoscenico elettorale, a parte le formazioni politiche che ragionevolmente potranno raggiungere un consenso elettorale da prefisso telefonico, solo un partito, in realtà un movimento che sta trasformandosi in partito, 5stelle, si trova in condizioni di disesperienza. E questo, a mio avviso, non é cosa da poco.

Personalmente, per raggiungere il pieno convincimento di sostenere col mio voto il tentativo che vorrebbero attuare, attendo di conoscere la compagine ministeriale che metterebbero al lavoro e, come hanno promesso, la squadra di tecnici che li affiancherebbero. E, contrariamente a quanto faranno in molti, li 'valuterò' proprio in base a quest'ultima condizione: La disesperienza

Mi auguro di trovarvi persone autorevoli, tanto autorevoli per sostenere il proprio pensiero in piena autonomia, ma contemporaneamente disponibili, se convinti ragionevolmente, a cambiarla. Mi auguro di rintracciare donne ed uomini 'umili' e riflessivi, buoni ascoltatori.

Ovviamente non ho, né pretendo di avere alcuna garanzia in proposito. Però ho dei convincimenti che, alle condizioni di cui sopra, mi lasciano ben sperare. Quello che più mi convince sta nell'evidenza che la caratteristica della disesperienza (in caso di vittoria elettorale) è spendibile solo una volta e non più. Di conseguenza, se non sarà coniugata adeguatamente durante gli anni dell'eventuale mandato, attraverso il mantenimento del programma elettorale, la correttezza dei comportamenti dei rappresentanti e la capacità di rimanere in contatto coi reali problemi, non é difficile prevedere un conseguente fallimento.

L'elettorato 5stelle, com'è evidente, ha caratteristiche sue proprie: a differenza di altre forze politiche, non ha un elettorato fidelizzato e ideologizzato che, seppure calante, rappresenta un possibile zoccolo duro.

Oggi, giocando quella carta puó godere di una credibilità che non ha nessun altro, che conta su un consenso che puó anche perdonargli le sviste che tuttora compie. Qualora e se dovesse 'scontentarlo', però, credo che difficilmente gli sarebbe concessa un'ulteriore chance.

Giovanni Finali


Giovanni Finali
Giovanni Finali

Educatore e Formatore, poi Coordinatore degli Educatori professionali del Comune di Modena, ha terminato la carriera presso la stessa Amministrazione in qualità di Istruttore Direttivo c..   Continua >>


 


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