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Autonomia, Bonaccini sposta la sfida sul campo (scivoloso) delle elezioni Regionali

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Il Presidente della Regione alla Lega: 'Sfidiamoci su questo punto al voto del 2019'. Ma nelle ultime regionali il PD croll? e lui, pur vincente, venne votato da meno di un elettore su 5


Autonomia, Bonaccini sposta la sfida sul campo (scivoloso) delle elezioni Regionali
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'Se Stefano Bonaccini non andrà a Roma per ottenere l’autonomia sulle 21 competenze di cui parlano gli articoli 116 e 117 della Costituzione, parliamo di cose diverse. Non c’è traccia di vero federalismo e autonomia fiscale nelle proposte del Pd». Liquida senza tanti giri di parole la proposta del Partito Democratico e della giunta, nell'aula dell'assemblea legislativa, il capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri. 'La risoluzione annacquata della maggioranza – continua – fornisce a Stefano Bonaccini unicamente una delega per andare a trattare con il Governo centrale su una manciata di competenze che, in parte, la Regione ha già. Niente a che vedere con quello che stanno perseguendo i governatori Zaia e Maroni in Veneto e Lombardia: l’Emilia-Romagna porta avanti una risoluzione pasticciata, che non porterà da nessuna parte'.

E se la Lega rilancia il referendum sulla Regione Romagna (ieri e' stato annunciato l'avvio della raccolta delle 80.

000 firme necessarie) il presidente Stefano Bonaccini rinvia la questione alle regionali del 2019. Lo aveva già fatto aprendo la festa provinciale dell'Unità a Modena, e lo ha ripetuto oggi. 'Si vota tra due anni in questa regione', ricorda. I leghisti 'mettano al primo punto del programma che se vinceranno le elezioni per governare l'Emilia-Romagna il primo atto sara' separarla in due Regioni differenti. E poi ci sfidiamo in campagna elettorale cosi' tutti i cittadini si esprimeranno non in un referendum consultivo ma nel voto vero e proprio', dice il presidente della Regione. 

Il governatore della Regione Emilia Romagna prova a spostare il dibattito in corso sull'autonomia regionale, mettendolo al centro del dibattito della campagna elettorale in vista delle elezioni per il consiglio regionale fissato all'ormai non più così lontano 2019.

Un terreno scivoloso non solo per il tema trattato (quello dell'autonomia che comunque almeno superficialmente solletica l'orgoglio e il sentimento di appartenenza di un elettorato 'padano') ma anche per i numeri che alle ultime elezioni hanno portato Stefano Bonaccini a governare la Regione, si, ma registrando un crollo di votanti (passato al 37% degli aventi diritto), il crollo del centro-sinistra per la prima volta nella storia della Regione al di sotto del 50% e dei voti per il Presidente Bonaccini che ne catalizzò la metà di quelli che furono di Errani. Insomma, rilanciare oggi la sfida proprio su quel terreno, per Bonaccini e quantomeno segno di carattere.

In aula, oggi, il Presidente della Regione ha invitato ad 'uscire da una disputa ideologica' sulla questione dell'autonomia, sottolineando anche come anche un governatore di centrodestra, 'il mio amico Giovanni Toti' della Liguria, si sia ben guardato dall'imboccare la strada della consultazione popolare. Per la via istituzionale scelta dall'Emilia-Romagna, 'non e' che aspettassi un plauso dai leghisti, ma un voto in linea con la prospettiva che loro stessi dicono di condividere in arrivo. Non e' che il giorno dopo il referendum Lombardia e Veneto non dovranno chiedere un incontro al Governo'.

L'iter insomma, al valle del sistema scelto per avviare il processo, prevede le stesse tappe: trattativa con l'esecutivo e poi l'approvazione di una legge specifica nei due rami del Parlamento. Bonaccini ha anche invitato i leghisti a tenere separate le due partite, la richiesta di maggiore autonomia regionale e la consultazione popolare per la nascita della Regione Romagna, ravvisando in cio' una 'contaddizione'.

Nella foto, il Presidente della Regione Stefano Bonaccini, ed il capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri, candidato alla presidenza della Regione nelle ultime elezionni regionali


Redazione Pressa
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