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Bibbiano, 108 capi di imputazione. Ma Cassazione dà ragione a Carletti

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Tra questi peculato d'uso, abuso d'ufficio, falsa perizia anche attraverso l'altrui inganno, falso ideologico, tentata estorsione e truffa aggravata


Bibbiano, 108 capi di imputazione. Ma Cassazione dà ragione a Carletti
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Si sono concluse ufficialmente ieri le indagini della Procura di Reggio Emilia dell'inchiesta 'Angeli e Demoni' sul presunto giro illecito di affidi di minori da parte dei servizi sociali della val d'Enza. Il relativo avviso è stato notificato oggi dai carabinieri alle 26 persone attualmente indagate (rispetto a quelle destinatarie dell'ordinanza di custodia cautelare del 27 giugno dell'anno scorso, quattro posizioni sono state stralciate e una di queste, quella dell'avvocato reggiano Marco Scarpati, è stata archiviata). Comparirà invece davanti al giudice il 27 gennaio prossimo Cinzia Magnarelli, assistente sociale di Montecchio, che dopo aver ammesso di aver falsificato per conto dei suoi superiori delle relazioni relative riguardanti alcuni minori ha presentato una richiesta di patteggiamento accolta dal pubblico ministero Valentina Salvi. Gli indagati sottoposti a misura cautelare, non custodiale o interdittiva, sono al momento tre.

E' intanto salito da 102 a 108 il numero dei capi di imputazione contestati a vario titolo agli indagati. Tra questi peculato d'uso, abuso d'ufficio, falsa perizia anche attraverso l'altrui inganno, falso ideologico, tentata estorsione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. E ancora: frode processuale, depistaggio o frode in processo penale, rilevazione di segreti in ordine a processo penale, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, maltrattamenti in famiglia, lesioni dolose gravissime e violenza privata. Adesso gli indagati e i loro difensori hanno 20 giorni di tempo per chiedere copia degli atti o di essere interrogati, per produrre memorie e documenti e richiedere nuove indagini. Poi il pubblico ministero si esprimerà sulle richieste di rinvio a giudizio.

Intanto la Cassazione afferma che alla base delle misure cautelari emesse nei confronti del sindaco di Bibbiano Andrea Carletti non c'erano requisiti di 'concretezza e attualita''.

E' quanto si legge nelle motivazioni (depositate oggi) della sentenza della sesta sezione penale della Suprema Corte emessa il 3 dicembre scorso. Quella cioè che aveva annullato l'ordinanza del Tribunale del Riesame di Bologna in cui si disponeva per il primo cittadino l'obbligo di dimora nel Comune di residenza al posto degli arresti domiciliari, nell'ambito dell'inchiesta sui presunti affidi illeciti di minori in val d'Enza. In antitesi al verdetto del Tribunale delle libertà bolognese, la Cassazione non ha ravvisato nessun pericolo di reiterazione del reato, ne' di inquinamento delle prove. Spiegando che elementi di ciò 'non possono ritenersi', ad esempio, 'l'interessamento che Carletti avrebbe a suo tempo mostrato per la ricerca di un immobile da adibire a nuova sede per la prosecuzione dell'attività di psicoterapia svolta da altri indagati nei confronti dei minori in carico al servizio sociale' e messo in relazione con un passaggio di un interrogatorio di Carletti dell'agosto 2019. Nel quale, in particolare, il sindaco affermò 'genericamente e in via del tutto ipotetica' che se fosse tornato al suo incarico avrebbe potuto prendere in considerazione la proposta di un investimento su un terreno privato per la progettazione di una struttura per la tutela di minori ed anziani. Una frase, dice la Cassazione, 'di per sè non sintomatica della intenzione di commettere ulteriori condotte delittuose dello stesso tipo di quelle per cui si procede'.

Per quanto riguarda la reiterazione del reato, posto che a Carletti erano state ritirate le deleghe al Sociale dell'Unione dei Comuni della val d'Enza, il Riesame avrebbe in sostanza dovuto fornire 'adeguata motivazione dell'irrilevanza di tale elemento obiettivo', rispetto all'infulenza che il sindaco avrebbe potuto esercitare per commettere nuovi illeciti. Infine, per quanto riguarda il pericolo di inquinamento delle prove il Riesame non ha spiegato 'se vi siano, e come in concreto siano declinabili, le ragioni dell'ipotizzata interferenza con il regolare svolgimento di attivita' investigative ormai da tempo avviate'.

Nella foto Federica Anghinolfi

Redazione Pressa
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