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“Intollerabile che da quattro anni i residenti debbano sopportare la presenza campo nomadi non autorizzato, nonostante i gravi episodi accaduti nell’area. All’interno del campo infatti, mancano i servizi essenziali, è deceduto un bambino, un altro è stato perso e risulta che nell’area siano alloggiati, oltre a diversi pregiudicati agli arresti domiciliari, addirittura alcuni membri di una banda. Il Comune di Modena non è mai intervenuto con la scusa della presenza di minori, lasciando che si consolidasse una situazione di totale illegalità, tutta a scapito di chi abita o lavora nei pressi del campo. E’ urgente intervenire e fare chiarezza: l’Ausl ha effettuato i necessari controlli? lI campo va comunque smantellato al più presto”.
Stefano Bargi, consigliere regionale Lega Nord Emilia Romagna interviene sull’annosa questione del campo abusivo di via Canaletto località San Matteo.
Bargi ha presentato una interrogazione per chiedere alla Regione quale sia la situazione e quali provvedimenti verranno presi per il suo smantellamento.
“Dall’autunno 2014 a Modena, a lato di via Canaletto in località San Matteo, esiste un campo nomadi non autorizzato e privo di alcuni servizi essenziali quali acqua, luce e scarichi fognari”, spiega il consigliere. “Il campo nomadi occupa l’area un tempo adibita a deposito di materiale per la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità ed è privo dei servizi essenziali come acqua, gas e fognature”. Per questo “gli occupanti si sono resi protagonisti di soprusi ed episodi poco edificanti nei confronti degli abitanti vicini, costringendoli ad esempio a rifornirli di acqua”, con grave disagio degli stessi.
Chi vive nell’area, come dimostrano le cronache, inoltre risulta in pericolo: “Dal campo donne e bambini si spostano spesso verso la città percorrendo a piedi la via Canaletto dove non esistono percorsi dedicati ai pedoni, un bambino di tre anni è stato trovato vagante e un altro di quattro anni è morto all’interno del campo, dopo aver ingerito un antibiotico”.
Ma non è tutto. “Uno degli episodi più eclatanti che ha coinvolto gli occupanti del campo venne alla luce nel giugno 2017, quando fu scoperto che alcuni nomadi di San Matteo collaboravano con una banda dedita alle rapine nei bancomat modenesi”. Nonostante questo l’amministrazione comunale di Modena non è mai intervenuta adducendo come scusa “la presenza di minori e di persone agli arresti domiciliari all’interno del campo”.
Ora chiediamo alla Regione di fare chiarezza su una situazione intollerabile: “Se all’interno del campo nomadi di San Matteo a Modena siano ancora presenti minori e persone agli arresti domiciliari, cosa sia risultato delle indagini relative alla morte del bambino e se l’Ausl abbia mai effettuato verifiche sulle condizioni igienico-sanitarie in cui vivono i nomadi di quell’area e cosa ne sia risultato”.