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'In Emilia Romagna i problemi dovuti alla siccità non sono solo frutto del clima ma scaturiscono anche dalla mancata realizzazione di progetti anti-siccità che hanno più di dieci anni. Nel 2005 il Piano regionale di Tutela delle Acque aveva lanciato il censimento delle aree idonee a creare bacini per raccogliere le acque nei periodi piovosi ed erano state individuate cave e casse di espansione da utilizzare come depositi di acqua per far fronte nei periodi siccitosi ai cali di portata dei fiumi, in particolare del Po da cui deriva il 70% dell’acqua utilizzata per l’irrigazione nella nostra regione. Il censimento è restato di fatto lettera morta e così stiamo pagando caro i ritardi della realizzazione del piano'.
Lo denuncia la Coldiretti Emilia Romagna snocciolando i dati dei danni dovuti all'emergenza idrica che in questa stagione ammontano già a circa 250 milioni.
'Non è più possibile – conclude Coldiretti Emilia Romagna – continuare a parlare sempre di emergenza: dobbiamo essere capaci di prevenire realizzando gli interventi per accumulare le acque che il cielo ci manda nei periodi di pioggia.
A soffrire sono ormai le principali colture emiliano-romagnole, dal pomodoro al mais, dalla barbabietola ai foraggi, che hanno visto drasticamente ridotta la produttività. Produzione in calo anche per grano e frutta, anche se il calo produttivo – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – potrebbe essere compensato dall’alta qualità delle produzioni se non fosse per i prezzi pagati sul mercato che non ne riconoscono le caratteristiche e non ripagano i costi di produzione. In difficoltà anche gli allevamenti, sia per il minor raccolto di foraggio, sia per il calo della produzione di latte fino al 20% cento in meno causato nelle mucche dal caldo eccessivo.
L’aumento delle temperature estive, gli sfasamenti stagionali con autunno caldo e primavera anticipata, il più elevato numero di giorni consecutivi con temperature elevate, ma soprattutto la modificazione della distribuzione delle piogge e l’aumento dell’intensità delle precipitazioni sono gli effetti dei cambiamenti climatici che – afferma Coldiretti regionale – richiedono interventi strutturali.
Approfondimento: cos'è il Piano Tutela Acque e cosa dovrebbe fare la Regione
Il Piano di Tutela delle Acque (PTA), conformemente a quanto previsto dal D. Lgs. 152/99 e dalla Direttiva europea 2000/60 (Direttiva Quadro sulle Acque), è lo strumento regionale volto a raggiungere gli obiettivi di qualità ambientale nelle acque interne e costiere della Regione, e a garantire un approvvigionamento idrico sostenibile nel lungo periodo.
La Giunta Regionale ha approvato il Documento preliminare del PTA nel novembre 2003, dopo un lavoro svolto in collaborazione con le Province e le Autorità di bacino ed il supporto tecnico e scientifico dell'ARPA regionale, delle ARPA provinciali, e di esperti e specialisti in vari settori (nonché di Università regionali), e coordinato dal Servizio regionale competente - in collaborazione con altri settori regionali (tra cui in particolare l'agricoltura e la sanità).
Sul testo adottato sono pervenute venticinque osservazioni da parte di Province (tre), Comuni (tre), ATO (tre), Associazioni (WWF Forlì, Confindustria Parma), Consorzi di Bonifica (due) e singole imprese, nonché alcuni pareri delle Autorità di Bacino. Molte delle osservazioni, in particolare quelle relative al ruolo degli ATO per la definizione dei Piani di Conservazione dell'acqua, sono state accolte.
Il Piano di Tutela delle Acque è stato approvato in via definitiva con Delibera n. 40 dell'Assemblea legislativa il 21 dicembre 2005. Sul BUR - Parte Seconda n. 14 del 1 febbraio 2006 è stato dato avviso della sua approvazione, mentre sul BUR n. 20 del 13 febbraio 2006 è stata pubblicata la Delibera di approvazione e le Norme.