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In base alla variante adottata nell'aprile del 2009 sull'area dell'ex mercato bestiame, seguita alla demolizione del mercato stesso, si dovevano costruire 6 lotti per un totale di 660 alloggi. Più di 100 in più di quanti ne prevede oggi il comparto Vaciglio Morane. Stiamo parlando del comparto reso edificabile nella zona della fascia ferroviaria nord. Quello che oggi, e da più di 15 anni, si presenta abbandonato al degrado a perdita d'occhio.
Dopo essere stata al centro delle promesse e dei progetti Piano di riqualificazione della fascia ferroviaria del 1999, dei progetti del piano particolareggiato del 2008 e della variante Sitta che aumentò di 90 alloggi (calandone la metratura singola), il numero di quelli previsti, l'area è ancora abbandonata, impraticabile e pericolosa.
Un deserto che assomiglia più ad una giungla nella quale si ergono cumuli di macerie, segno di vecchie demolizioni (i resti sono ancora del dimenticato macello pubblico oltre che del mercato bestiame), e tracce, nascoste dalla vegetazione e dai detriti, delle opere di urbanizzazione. Che le cooperative realizzarono per poi abbandonare e chiudere, insieme al cantiere, 9 anni fa, lasciandosi alle spalle uno scenario desolante. Che ha generato degrado, insicurezza e una netta svalutazione degli immobili anche del 30-40%. Ma qui non si parla di indennizzo. Il cartello affisso da anni, cambiato per l'usura del tempo ma dai contenuti simili, mostra i nomi delle cooperative (CMB, CDC, Costruzioni Generali 2, Acea Costruzioni, Impresa costruzioni Scianti e Rigenti s.p.a), che abbozzarono i lavori per poi abbandonare tutto. Compreso quella grande cattedrale di cemento armato al grezzo lasciato (un quarto del cosiddetto 'rotore'), quasi a ricordare ciò che doveva essere.
Lì, dove ora ci sono solo deserto e degrado. Uno scheletro di cemento armato, circondato da una impalcatura montata 8-9 anni fa e mai smontata, consumato anche nelle fondamenta aperte dalle intemperie. Così, da tanti anni.
Ora l'area è stata ricompresa negli indirizzi di riqualificazione del Piano Periferie, ma la domanda sorge spontanea: perché i costruttori privati che hanno abbandonato l'area più di dieci anni fa (e che come conferma il comparto Vaciglio stanno già costruendo alloggi dello stesso tipo da altre parti), dovrebbero ritornare? Lo chiedemmo il giorno della presentazione del Piano Periferie all'Assessore Vandelli e ci rispose che era in corso un lavoro di coinvolgimento dei privati, fondamentali nella realizzazione del comparto e quindi nel nel raggiungimento degli obiettivi del Piano Periferie che in quell'area presuppone un massiccio intervento privato di cui però non ci sono, ad oggi, nuove garanzie. Aprire un collegamento pubblico tra la Sacca e la Crocetta o pulire l'area (come previsto dall'intervento pubblico del Piano Periferie), sarà sufficiente per creare le condizioni di un ritorno dei privati e della loro voglia di investire lì? In questi anni chi ha abbandonato l'area dopo averla dotata delle opere primarie di urbanizzazione ha continuato a pagare tasse e oneri su quell'area? Così come il sindaco Muzzarelli ha affermato fanno le cooperative di costruzioni e i proprietari del terreno edificabile del comparto da 550 alloggi a Vaciglio?
Pur considerando l'evidente impossibilità (dichiarata in conferenza stampa anche dal sindaco) di incidere sulle scelte dei privati (nel momento in cui gli era stato chiesto il perché costruire alloggi nuovi quando ci sono comparti con tanti alloggi sfitti e aree da riqualificare che aspettano da anni di vedere realizzati alloggi già avviati), il dubbio sul perchè rimane.
Qui, in tema di indennizzi non si possono non si considerare le grandi svalutazioni degli immobili derivanti dal perdurare di una situazione di abbandono e di degrado che si alimenta a seguito dei continui mancati interventi e che si aggiungono all'illusione di chi, all'inizio degli anni 2000, aveva acquistato casa o investito in questa zone certo che da li in pochi anni sarebbe rinata dalle sue ceneri. Non immaginando che dopo 15 anni ci sarebbe stata, ancora, solo cenere.
Gianni Galeotti