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Costretti dalla normativa sulle partecipazioni societarie degli enti locali a uscire da Modena Fiere srl, il Comune ha avviato il percorso di razionalizzazione con l’obiettivo “di salvare la presenza della Fiera a Modena, mantenendo in città le manifestazioni più importanti, strategiche per il nostro sistema economico, grazie alla collaborazione con Bologna Fiere, già oggi soggetto che controlla la società modenese, in accordo con la Regione e con un sostegno economico delle istituzioni locali”.
E' un altro atto politicamente scomodo per l'immagine di un sindaco ormai al termine del secondo mandato, quello di cui il sindaco di Modena si è dovuto fare carico ed esposto oggi in commissione consiliare a Modena. Gian Carlo Muzzarelli illustra l'uscita obbligata del Comune di Modena da Modena Fiere srl. Passaggio definito nella delibera annuale di analisi e razionalizzazione delle partecipazioni societarie.
Partecipazioni non più sostenibili nel momento in cui si tratta di società con bilanci in rosso per 4 esercizi consecutivi. Modena Fiere è una di queste. Quattro bilanci in rosso che il sindaco lega alle difficoltà derivate dal Covid, anche se si sa che per arrivare a queste condizioni che differenziano in negativo Modena da altri capoluoghi di Regione, facendole sfociare in un punto di non ritorno, il covid non può e non deve essere l'unica spiegazione. Fatto sta che il sistema fieristico modenese, a differenza degli investimenti e dei rilanci di altri capoluoghi, perde ora uno dei partner pubblici che al di là delle quote definiscono un sistema. Un sistema destinato così a sfaldarsi e ad avere un ruolo sempre più marginale, per non dire residuale in regione.
Il sindaco prova così a fare di necessità virtù promettendo ai consiglieri il massimo impegno per creare quelle condizioni che si sono perse e 'per far sì che l’attività del quartiere fieristico continui in città, pur non essendo più soci. Anzi, da esterni - afferma - avremo meno vincoli normativi, quelli della cosiddetta legge Madia, e potremo contribuire, anche economicamente, al sostegno della Fiera, insieme a Provincia e Camera di commercio”.
Il Comune attualmente possiede il 14,6 per cento della società, la stessa quota è della Provincia, mentre Camera di commercio è al 19,7 per cento; Bologna Fiere ha il 51 per cento.
La Fiera di Modena - scrive il Comune - stava affrontando un momento di difficoltà che nel 2018 e nel 2019 aveva portato a chiudere i bilanci con leggere perdite (rispettivamente 54 mila e 120 mila euro), ma con piani avviati per la ripresa e un fatturato che nel 2019 era arrivato a superare comunque i 7 milioni di euro. Il Covid ha interrotto l’attività nel 2020: fatturato crollato a 2,5 milioni e perdite per oltre un milione di euro. La risalita è iniziata nel 2021 (Modena è stata la prima fiera in Italia a riaprire, in giugno) e l’anno si è concluso con un fatturato che ha sfiorato i 4 milioni di euro e un “rosso” contenuto in 427 mila euro. “Le conseguenze della guerra, però, stanno rallentando quest’anno il percorso di ripresa – aggiunge il sindaco – e serve un aiuto del Governo, come chiesto da più parti, per tutto il sistema fieristico nazionale. Qualcosa venne fatto lo scorso anno, ma limitato alle Città metropolitane”.
Gli enti locali hanno obblighi rispetto alle società partecipate che sono in difficoltà economiche. Il disavanzo del 2020 era stato “disinnescato” dalla normativa sull’emergenza sanitaria che però non è stata riproposta per il 2021, così che di fronte a quattro bilanci consecutivi in perdita, scatta la necessità di razionalizzare che, per il Comune (ma anche per Provincia e, probabilmente, per la Camera di commercio), significa, cessione delle quote a Bologna Fiere a un valore che non può che essere simbolico oppure attraverso la non partecipazione a un aumento di capitale che, comunque, porterebbe alla perdita della qualifica di socio.
“Insomma, oggi l’obiettivo – ribadisce il sindaco Muzzarelli - non è tanto salvare la presenza modenese nella società della Fiera, ma salvare la Fiera a Modena evitando il rischio che alcune della manifestazioni principali lascino la città”.
Duro il commento del Presidente provinciale di Fratelli d'Italia Ferdinando Pulitanó: 'L’uscita del Comune da Modena Fiere srl è il simbolo della resa del PD modenese. Il bilancio di Modena Fiere - afferma - è in rosso da 4 anni non a causa del Covid o per colpa dell’ultimo Governo e l’uscita del Comune da Modena Fiere srl rappresenta l’ennesimo fallimento della sinistra perpetrato a danno della nostra Città: è un percorso che viene da lontano e si sostanzia in Partito Democratico, sempre più appiattito su se stesso, incapace di progettare la Modena del futuro, al di là di vuote parole d’ordine quali inclusività o sostenibilità'.
'Modena ha perso appeal perché chi la governa non ha una vera visione di insieme e questo ha fatto si che nel corso degli anni la nostra città abbia abdicato al proprio ruolo di capofila della Regione assieme a Bologna. Le infrastrutture strategiche con l’alta velocità a Reggio Emilia, il settore agroalimentare come lo spostamento a Parma del Consorzio del Parmigiano, i grandi eventi culturali a Ferrara, sono solo alcuni degli esempi del decadimento della nostra città - continua l’esponente di FdI - Modena è sempre più irrilevante a livello regionale a causa della remissività del partito democratico modenese, prono davanti alle decisioni regionali, e della mancanza di programmazione e di visione da parte delle Istituzioni completamente incapaci di pensare cosa debba rappresentare Modena e come lo debba fare'.
Gi.Ga.