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Sono oltre 500 le residenze fittizie attribuite a Modena a persone prive di residenza diversa e con dimora stabile o domicilio sul territorio comunale. La legge prevede, infatti, che non esistendo un indirizzo corrispondente a un’abitazione specifica della persona senza dimora, si provveda a un’iscrizione convenzionale. Per il territorio comunale l’indirizzo convenzionale è sempre via Galaverna 8, sede dell’assessorato alle Politiche sociali, differenziando in quattro interni per una migliore gestione organizzativa.
Lo ha spiegato l’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli rispondendo durante l'ultimo Consiglio comunale a un’interrogazione presentata da Piergiulio Giacobazzi di Forza Italia. L’istanza faceva riferimento al progetto regionale “Inside” per contrastare la grave emarginazione adulta e, in particolare al quaderno allegato con indicazioni operative sul tema della residenza fittizia per senza dimora, i quali se restassero privi di residenza anagrafica sarebbero privati di diritti sociali, sanitari, elettorali e personali.
Partendo dal presupposto che l’opuscolo si concentra sulla possibilità per i Comuni di iscrivere il senza dimora in una via convenzionale o fittizia, chiedeva dunque “se il Comune di Modena abbia fatto proprie le indicazioni contenute; quante residenze fittizie siano state attribuite a Modena e quali siano i nomi utilizzati per le vie e se tale istituto sia stato applicato in maniera estensiva anche a soggetti richiedenti asilo”. Modena, a differenza di altre città emiliano-romagnole che hanno letteralmente inventato nomi di vie materialmente inesistenti da collegare alla residenza attribuita in via fittizia ai senza fissa dimora, ha scelto di concentrare tutto in un unico indirizzo, quello defli uffici dei servizi di via Galaverna
“L'indirizzo convenzionale per l'iscrizione anagrafica delle persone con dimora stabile o domicilio sul territorio comunale, ma prive di diversa residenza, è Via Galaverna 8”.
Inoltre, “sono stati costituiti, ai fini della migliore gestione organizzativa – ha precisato Pinelli - quattro interni, per differenziare le tipologie delle persone iscritte sulla base del Servizio di riferimento. L’interno 2 è riservato alle persone adulte iscritte nel registro anagrafico del Comune e in carico al Servizio sociale territoriale, come per esempio mamme con bambini ospitate in comunità, conviventi di cui uno non ha la residenza, persone con problemi psichiatrici accolte in comunità fuori provincia; in tutto si tratta attualmente di 353 persone.
L’interno 3 di via Galaverna è invece residenza fittizia per 38 persone adulte iscritte nel registro anagrafico e in carico al Centro stranieri, fondamentalmente stranieri regolari con problematiche sanitarie o psichiatriche. L’interno 4 è per adulti iscritti all’anagrafe, in possesso dei requisiti di legge, non in carico ai Servizi sociali: si tratta di 101 persone che non sono seguiti dai Servizi sociali, vivono e lavorano sul territorio, ma non vi hanno preso la residenza; infine, all’interno 5 sono riconducibili 50 persone in carico all'Ausl.
“L'istituto in oggetto non si applica, di norma, ai richiedenti asilo - ha precisato l’assessora Pinelli – accolti presso i Cas di competenza della Prefettura e quindi con iscrizione anagrafica presso i Centri secondo quanto previsto dalla legge. E anche nel caso dei richiedenti asilo inseriti nel Sai, il Sistema di accoglienza e integrazione, l'iscrizione avviene negli alloggi destinati all'accoglienza.
Infine, l’assessora ha evidenziato che “gli uffici preposti svolgono controlli volti a verificare la permanenza dei requisiti che comportano l'iscrizione anagrafica. Nel caso di persone in carico ai Servizi, i controlli vengono svolti all'interno del complesso di azioni previste nel progetto, per consentire di avviare le procedure per la cancellazione nel caso non esistano più i requisiti. E i Servizi possono essere coadiuvati, nei controlli di routine, dalla Polizia Locale”.
Nella replica, il consigliere Giacobazzi ha ringraziato l’assessore e gli uffici “per come hanno strutturato questo istituto, prevedendo la residenza in via Galaverna con interni diversi a seconda dei servizi di riferimento per ciascun nucleo. Siete stati veramente bravi: era facile andare a stravolgere una realtà e creare più problemi rispetto a quelli che si volevano risolvere. In altre realtà sono state inventate strade per ovviare al problema della residenza per persone che, magari, non erano già più nel territorio di riferimento”.
Redazione Pressa
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