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Sicurezza: il nuovo patto compie un anno ma le firme da sole non bastano

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Il 29 luglio 2016 Sindaco e Prefetto, alla presenza del vice ministro Bubbico, firmarono il Patto per Modena Sicura. Il Prefetto è cambiato, e con il patto cosa è cambiato?


Sicurezza: il nuovo patto compie un anno ma le firme da sole non bastano
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Monitoraggio delle principali forme di illegalità e potenziamento della videosorveglianza; contrasto dei reati predatori e aiuto alle vittime; rafforzamento della presenza istituzionale e del presidio informale del territorio fermo restando le prerogative delle Forze dell’ordine.

Erano i non meglio specificati 'principali elementi di novità, contenuti nel Patto per Modena Sicura, rinnovato il 29 luglio di un anno fa, nella sede della Prefettura di Modena, dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli e dal prefetto Michele di Bari alla presenza del vice ministro dell’interno Filippo Bubbico, ancora in carica nel governo Gentiloni, dopo avere attraversato i governi Letta e Renzi
 
Il fatto che due dei tre soggetti istituzionali che lo hanno firmato non ricoprano più quelle funzioni (il prefetto di Bari è stato sostituito dall'attuale Maria Patrizia Paba e il viceministro Bubbico, che ha ricoperto la carica con il Ministro Alfano nei governi Letta e Renzi, si è fermato li, per poi uscire dal PD per approdare quest'anno a Art.

1 MDP), nulla dovrebbe cambiare rispetto all'efficacia del Patto stesso . E proprio per questo, un primo tagliando, al primo anno dall'applicazione, dovrebbe essere fatto. Anche perché se sono cambiati governi e prefetti in questo periodo, a Modena, come la cronaca conferma, sono cambiate anche le emergenze, o meglio l'attenzione sulle emergenze. Almeno nella loro diffusione territoriale (vedi caso Viale Gramsci).

 
Presenti a quell'incontro del 29 luglio, a sottolinere la solennità del patto, anche i senatori Stefano Vaccari e Maria Cecilia Guerra, il procuratore capo Lucia Musti, il comandante dell’Accademia generale Salvatore Camporeale, il questore Paolo Fassari, il comandante provinciale dei Carabinieri Stefano Savo, il comandante della Polizia municipale Franco Chiari e i rappresentanti della Polizia Stradale, della Guardia di Finanza, della Forestale, dei Vigili del fuoco. Presenti anche i rappresentanti dei gruppi consiliari (Antonio Carpentieri per il Pd, Franco Rocco per Fas-Sinistra italiana, Domenico Campana di Per me Modena) e diversi sindaci del territorio provinciale.

Il nuovo documento, che ha durata triennale, confermava gli impegni e gli strumenti di coordinamento già in essere per il controllo coordinato del territorio, a partire dalla Cabina di regia, introducendo elementi che ne puntualizzano gli obiettivi senza modificare l’impianto di base. 

In particolare, per quanto riguarda gli ambiti di attività della Cabina di regia, il contrasto ai reati predatori, obiettivo primario, era il potenziamento del monitoraggio delle principali forme di illegalità, oltre che la condivisione e mappatura dei dati, a supporto del Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica.

Centrale nel Patto per Modena Sicura, erano anche tutte le forme di polizia di prossimità per quanto riguarda gli aspetti operativi di controllo del territorio e, in particolare, in funzione di un miglior coordinamento del Vigile di quartiere con Carabiniere e Poliziotto di quartiere, ma anche attraverso un più diretto e costante contatto con i cittadini. E in questo caso le note sono dolenti, perché nell'esplodere dell'attenzione sull'emergenza in viale Gramsci (non sull'emergenza, che c'è sempre stata), è ritornata al centro delle critiche come servizio non svolto, anzi tolto.

In quest’ottica di Polizia di prossimità, il Comune avrebbe dovuto rafforzare la propria presenza istituzionale (attraverso il potenziamento dell’organico e la turnazione degli operatori nell’arco delle 24 ore sette giorni su sette) e il presidio informale valorizzando - leggiamo dal patto di un anno fa - l’integrazione tra vigile di quartiere (di cui appunto si lamenta la scomparsa), e forme di volontariato presenti sul territorio; promuovendo ulteriormente l’attività del volontariato e sperimentando forme di vicinanza ai cittadini delle zone periferiche anche con l’uso della nuova unità mobile attrezzata, di cui i cittadini hanno recentemente lamentato l'assenza.

In base al patto la Cabina di regia ipotizzata, si impegnava anche a considerare “percorsi per l’attivazione di forme di sicurezza partecipata” in grado cioè di coinvolgere sempre più i cittadini in chiave di controllo sociale, soprattutto per dare impulso alla sperimentazione di forme di coesione sociale e solidarietà sociale. Di fatto quello che ha preso forma, sul piano civivo, nelle passeggiate dei cittadini, viste non proprio di buon occhio (e sicuramente non sostenute), sul fronte istituzionale. Esperimento, quello di controllo sociale e di vicinato che sembra funzionare in centro storico.

Nel patto era anche previsto che in caso di emergenze difficilmente fronteggiabili con le risorse e i mezzi a disposizione, il Prefetto potesse richiedere al Ministero dell’Interno quote di personale tratte dai contingenti di rinforzo da impiegare in attività mirate. Cosa quest'ultima, che è stata fatta anche in occasione dei recenti blitz nella zona di viale Gramsci, attraverso l'invio dei nuclei speciali da Reggio Emilia.

Il patto prevedeva anche l’attività coordinata di contrasto all’illegalità, già in atto nel contrasto alla prostituzione e allo spaccio di stupefacenti, all’accattonaggio molesto e all’abusivismo commerciale, agli insediamenti abusivi e agli esposti relativi al degrado urbano, estesa anche alla contraffazione e al gioco d’azzardo. In questo ambito le noti dolenti sembrabo riguardare la prostituzione, piaga sociale rimasta tale e quale, se non peggiorata, nell'ultimo anno.

Infine, il Comune si impegnava ad attuare forme di prevenzione dei fenomei di illegalità e criminalità economica e organizzata anche attraverso l’integrazione delle proprie banche dati e l’individuazione di indicatori di rischio attraverso il coinvolgimento associazioni, sindacati, enti e istituzioni.

Nel patto era anche chiaramente specificato che le attività realizzate e risultati conseguiti sarebbero stati periodicamente illustrati al Tavolo Unico Sicurezza Urbana.

In attesa che i report di queste attività siano diffusi in tutti i loro aspetti, lasciamo ai cittadini, organizzati o meno nelle forme di controllo sociale, di valutare il livello di attuazione degli impegni presi un anno fa.

Nella foto: Il Sindaco Giancarlo Muzzarelli, il Vicesiministro Pubbico e l'ex Prefetto di Modena Di Bari dopo a firma del Patto, venerdì 29 luglio 2016


Redazione Pressa
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