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'La sperimentazione sulle emissioni odorigine? Tanto inutile quando costosa visto che è stato ampiamente dimostrato che siamo in regola ed i valori sono ben al di sotto dei limiti di legge. Nonostante questo, siamo stati indotti a svolgere una sperimentazione, solo per la riduzione degli odori che possono dare fastidio ma non inquinano, ma che ci costerà un milione e mezzo di euro. Risorse che sinceramente ci sarebbero servite ad esempio per acquistare un nuovo terreno dove entro il 2022 dovremo comunque dislocare l'impianto. Nel frattempo la campagna montata dal Comitato e amplificata dai media ci ha creato un danno, con la perdita di un cliente da 3,5 milioni di euro all'anno e il ritiro di alcune garanzie bancarie. Ora abbiamo solo un desiderio. Lavorare in tranquillità e concentrarci solo sulla produzione.
Perché entro il 2022, al di la di dove dislocheremo l'impianto (la scelta è tra Navicello e in ultima possibilità, Padova), dovremmo avere 16 milioni di euro per realizzare il nuovo impianto'
A metà tra il desiderio di fare chiarezza per tranquillizzare opinione pubblica, dipendenti e clienti, sul futuro dell'azienda, e la voglia di togliersi qualche sassolino dalla scarpa, Gianni Moretti, Presidente di Fonderie Cooperative di Modena, ha organizzato una conferenza stampa insieme alla Vicepresidente Federica Setti, ed alcuni responsabili tecnici dell'impianto 'nel quale sono impiegate - ci tiene a sottolineare Moretti - ben 129 persone , di cui 29 altamente specializzate', per fare chiarezza e dare garanzie sul futuro.
Domani il tavolo tecnico in Comune, con Arpa e Ausl, per un primo punto sulla sperimentazione degli interventi di riduzione degli inquinanti che continuerà per mesi. Sperimentazione che, al di la della spesa, non preoccupa i responsabili.
Ciò che preoccupa la dirigenza è infatti la garanzia di uno spazio in cui delocalizzare. Entro la data limite imposta del 2022. Perché, pur con forni elettrici e non più a carbone (il cosiddetto cubilotto), e con impianti all'avanguardia noi vorremmo continuare a produrre a Modena. Ma la garanzia che ciò avvenga (quella garanzia importante per scongiurare la terza ipotesi, quella della chiusura, e per potere rassicurare clienti e dipendenti che la produzione continuerà), può darla solo l'ente pubblico (Comune), che nell'accordo del dicembre scorso si è impegnato a trovare, entro il 2022 appunto, una soluzione per una nuova collocazione sul territorio modenese. Cosa non facile visto il continuo sorgere di comitati e detrattori e di chi, anche se a distanza e dotata dei migliori accorgimenti sull'impatto ambientale, non vuole una fonderia vicino a casa. Ed è così che proprio per dare una garanzia di continuità lavorativa e per non andare incontro al rischio di chiusura in caso di indisponibilità di un terreno a Modena, la Presidenza si è dichiarata pronta a valutare, un trasferimento a Padova. Nella sede della Fonderie di Padova, di cui Fonderie cooperative e socia e dalla quale, le scorse settimane era arrivato l'annuncio del trasferimento, già concordato, entro il 2022, dell'impianto modenese. Un annuncio che aveva già agitato gli ambienti sindacali.
'E' una ipotesi che teniamo in considerazione - afferma Moretti - ma solo se mancanza di soluzioni a Modena. Ci chiamiamo Fonderie Cooperative Modena e il trasferimento a Padova significherebbe continuare a produrre ma con altro nome. Preferiremmo rimare qui. Continuando a lavorare in tranqullità'. L'ipotesi di Padova rimarrebbe comunque allettante sotto l'aspetto economico. I 16 milioni di euro di investimenti per la realizzazione di un nuovo stabilimento a carico dell'attuale proprietà nel caso della permanenza a Modena sarebbero per buona parte distribuiti dalle Fonderie Padova, dove spazi e stabilimenti sarebbero già pronti. Un'ipotesi, quella emersa dallo stesso Presidente del gruppo Padovano, che nell'intervento pubblicato anche dal nostro giornale la settimana scorsa, sembrerebbero tutt'altro che lontana.