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Matteo Messina Denaro, il boss della mafia di Castelvetrano arrestato il 16 gennaio scorso, è morto nel reparto detenuti dell'ospedale San Salvatore dell'Aquila, dove era ricoverato. Da venerdì era in coma irreversibile. L'uomo, affetto da tre anni da cancro al colon, aveva 61 anni.
I medici, sulla base delle indicazioni date dal paziente, che nel testamento biologico ha rifiutato espressamente l'accanimento terapeutico, nei giorni scorsi gli hanno interrotto l'alimentazione.
Le condizioni del padrino, sottoposto dal 2020 a quattro operazioni chirurgiche e a diversi cicli di chemio, sono subito apparse gravi ai medici dell'Aquila che l'hanno avuto in cura dalla cattura e che inizialmente l'hanno sottoposto alle terapie in carcere, dove era stata allestita per lui una cella con infermeria. Dopo l'ultimo intervento il boss è stato trattenuto in ospedale, trattato con la terapia del dolore e poi sedato.
Prima di perdere coscienza ha incontrato alcuni familiari e dato il cognome alla figlia Lorenza, avuta in latitanza e mai riconosciuta. La ragazza, insieme a una delle sorelle del capomafia e alla nipote Lorenza Guttadauro, che è anche il difensore del boss, è stata al suo capezzale negli ultimi giorni. È stato proprio il cancro al colon a portare i carabinieri del Ros e la Procura di Palermo sulle tracce del padrino riuscito a sfuggire alla giustizia per 30 anni.
'Io non voglio fare il superuomo e nemmeno l'arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia - diceva Messina Denaro in quel primo interrogatorio reso ai magistrati di Palermo il 13 febbraio. Sette mesi prima di morire -. Ora che ho la malattia non posso stare più fuori e debbo ritornare qua. Allora mi metto a fare una vita da albero piantato in mezzo alla foresta, ma non mi pentirò mai'.
Redazione Pressa
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