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I dati e le analisi sull'origine del contagio, basate su screening e tracciamenti si scontrano per forza di cose con i limiti delle dichiarazioni dei soggetti positivi dai quali parte il tracciamento dei contatti rispetto ai contesti e gli ambienti frequentati. Bar, ristoranti, cene tra amici, palestra, locali pubblici. Ed è così che la risposta alla domanda da noi rivolta al Direttore dell'Ausl di Modena Antonio Brambilla, rispetto all'origine prevalente del contagio in queste settimane deve essere inquadrata in questi limiti, a livello non di numeri granitici ma di tendenza. Fatta questa premessa i numeri e le percentuali sono chiare. Nell'ultima settimana gli epidemiologi dell'Ausl di Modena hanno riscontrato che per il 43,5% dei casi di contagi riscontrati in provincia ha origine in un contesto famigliare.
Lo stesso contesto dal quale, come il dipartimento della sanità pubblica dell'Ausl stessa aveva rilevato nei giorni scorsi, hanno origine quei contagi che poi, attraverso i soggetti più giovani contagiati, vengono portati all'interno della scuola, dove non a caso è rilevato il 12,5% dei casi sul totale dei contagiati. In sostanza, non ci si contagia all'interno della scuola, ma ci si contagia a casa o tra gli amici e poi si va a scuola, dove gli screening e i tamponi sono più frequenti e dove emergono i casi di contagio che nella maggior parte dei casi non portano a nessun sintomo o a sintomi lievi. Lo stesso Direttore Ausl ha confermato che tra i ricoverati in ospedale non ci sono bambini.
Una dinamica che in misura minore potrebbe essere alla base dei contagi all'interno delle strutture sanitarie dove avrebbe origine l'1,6% dei contagi.
Dove però l'effetto del vaccino su una popolazione obbligatoriamente e diffusamente vaccinata ha consentito fino ad ora di limitare al minimo se non annullare, le ospedalizzazioni.
Difficile da misurare nel dettaglio, anche perché basato sulle dichiarazione dei casi positivi, l'effetto del contagio legato agli assembramenti all'aperto o in contesti altri rispetto a quelli indicati. I dati epidemiologici attribuiscono solo un 5% dei contagi totali ai contesti di incontro interni ed esterni, in luoghi pubblici. Ma, lo ripetiamo, il dato è dichiaratamente limitato dalla difficoltà di entrare nel dettaglio rispetto alle frequentazione e ai contatti dei casi tracciati.
Insomma è difficile anche per limiti di privacy, fa intendere il Direttore Brambilla, entrare così nel dettaglio di luoghi frequentati e persone incontrate. Ed è proprio per questi 'limiti' oggettivi che è altrettanto chiaro, aggiungiamo noi, quanto sia difficile, se non impossibile dimostrare con un valido supporto scientifico quanto una manifestazione che si inserisce in un contesto di forte affollamento come quello dei centri storici il sabato pomeriggio, dove le attenzioni rispetto al distanziamento e all'uso della mascherina crollano, sia maggiore o comunque diverso fonte di contagio rispetto all'intero contesto sociale in cui si colloca.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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