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All'esterno un tavolino con guanti e gel igienizzante. Per i clienti che uno alla volta entrano. All'interno, tanta voglia di ricominciare, di lavorare, con un banco pieno di dolci, panini e pietanze pronte ad essere acquistata e consumate. Con la sola differenza che non possibile consumarle sul posto. Perché per i bar, nella fase due, funziona solo l'asporto. Ma ciò è sufficiente per riaprire. Per rimettersi in moto, per poter riacquistare la dimensione spaziale e temporale del proprio lavoro, della propria vita. Senza aspettare quel primo giugno (definita come data in cui anche i bar potranno riaprire e servire consumazioni sul posto), per molti, troppo lontano.
Abbiamo scelto l'immagine del Cafè Cathedrali, in corso Duomo, in pieno centro storico a Modena, come simbolo di una ripartenza, che è tale nonostante ancora i tanti limiti e le necessarie precauzioni, che questa mattina ha accomunato tanti esercenti.
Bar aperti oggi ne abbiamo visti tanti. Serrande aperte che hanno contribuito ad aggiungere un senso di normalità alla città. Tanti. Nelle aree periferiche, industriali, e non solo in centro storico. Tutti dopo avere predisposto le misure di sicurezza che il Decreto impone. Avvisi sulla distanza fisica, accessi contingentati, che possono variare dall'una persona alla volta per locali piccoli, a tre o quattro per i locali più grandi. Accesso con mascherina e, possibilmente con guanti. A disposizione gel disinfettante. Spese enormi per magri ricavi che a fine giornata difficilmente consentiranno di fare quadrare i conti, ma l'importante è ripartire. Con ciò che è concesso fare. Nulla più, se non la propria passione. Questa mattina, tanti esercenti, con umiltà e rispetto delle regole, lo hanno fatto. Dando un segnale forte di chi, con o senza aiuti e sussidi, non si arrende e va avanti. Risollevando quella serranda che oggi è ancora più pesante, ma che consente di guardare avanti. Ancora due settimane scarse e, senza imprevisti, potranno farlo anche i titolari di negozi di abbigliamento. Poi, dal primo giugno, anche i parrucchieri, tra coloro che maggiormente stanno subendo gli effetti devastanti di quelli che diventaranno tre mesi di chiusura. Difficili, impossibili, da sostenere senza contributi forti ma soprattutto di fronte all'obbligo, che è anche morale oltre che economico, di dovere onorare il pagamento dei fornitori, degli affitti, delle bollette. Che non si sono fermate.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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