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'Ricoveri ancora alti ma in calo, siamo in una fase cruciale'

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Pur in calo di 36 negli ultimi giorni, sono 524 i ricoverati covid in provincia. La variante inglese resta quella prevalente (70%)


'Ricoveri ancora alti ma in calo, siamo in una fase cruciale'
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Sono 524 ancora molto alti, anche se in calo di 36 unità, negli ultimi giorni i pazienti ricoverati i nei posti letto covid negli ospedali della provincia di Modena più di 300 di questi al Policlinico e Baggiovara. La variante inglese continua a essere prevalente, parliamo del 70% dei casi.
A fare il quadro della situazione Covid in provincia di Modena è il direttore generale Claudio Vagnini insieme al direttore della Medicina Gastro Covid di Baggiovara, Marcello Pradelli.
'Sono numeri che fanno sperare ma che impongono ancora la massima attenzione e impongono la necessità di misure restrittive ad alto livello che, se rispettate, ci consentiranno presumibilmente già a maggio di allentare la tensione anche sugli ospedali' - continua Vagnini.



'Purtroppo vediamo ancora quotidianamente scene di assembramenti e un uso scorretto della mascherina - continua Vagnini -.

Siamo tutti stanchi ma per tutto il mese tutto ciò deve essere evitato'. Un appello rivolto alla popolazione ma con un pensiero all'impatto che i contaggi hanno sul personale sanitario. 'I dati di questi giorni ci fanno capire come sia il momento inderogabile di assumersi ciascuno la propria responsabilità attenendosi alle regole comuni, accogliendo l'offerta della vaccinazione sostenendo le persone che si occupano della cura e dell'assistenza. Oggi ci troviamo di fronte ad un punto cruciale della spirale pandemica che a seconda dei comportamenti individuali, può correre verso l'alto o verso il basso: dobbiamo restare saldi e fare in modo che la situazione migliori'.




Situazione ricoveri

Nell’ultima settimana l’andamento dei riscontri di nuovi casi positivi nella provincia ha avuto un lieve calo rispetto al picco registrato precedentemente. Per quanto riguarda i ricoveri, l’aggiornamento odierno vede 303 ricoverati con tampone positivo.

Di questi, 230 sono in degenza ordinaria, di cui 154 al Policlinico e 76 all’Ospedale Civile di Baggiovara. I ricoveri tra Terapia Intensiva e Semintensiva sono invece 73, di cui 38 al Policlinico e 35 all’Ospedale Civile.
Il numero di ricoverati si mantiene comunque elevato, in particolare nel setting di area critica: per tale motivo è ancora mantenuta la sospensione dei ricoveri programmati in area internistica e chirurgica, sempre garantendo la gestione delle emergenze-urgenze.
Rispetto all’andamento degli ingressi di pazienti positivi della settimana precedente, che aveva visto una media di 25 ingressi giornalieri sui due ospedali, negli ultimi sette giorni si è passati ad una media di 21 pazienti al giorno, mentre i pazienti in uscita si attestano sui 24 ogni giorno.
Dal 10 marzo a oggi, in base alle indicazioni regionali sullo screening con test REAL TIME PCR per la ricerca di varianti su pazienti positivi a SARS-CoV-2, sono stati valutati 110 tamponi positivi tra i pazienti ricoverati nelle Terapie intensive del Policlinico, Baggiovara e Ospedale di Carpi. Tra questi, 85 (77%) tamponi hanno presentato mutazioni del virus compatibili con variante inglese, 20 (18%) compatibili con variante brasiliana mentre rimane stabile a 1 il tampone con mutazioni compatibili a variante nigeriana e si aggiunge un solo tampone ai 3 già riscontrati senza mutazioni ascrivibili alle suddette varianti.

I sanitari
Il Direttore della Medicina Gastro Covid dell’Ospedale Civile di Baggiovara, Marcello Pradelli, spiega: “Il nostro reparto è stato convertito in area Covid nel novembre scorso e il personale è sempre quello che aveva già affrontato la prima ondata. Allora l’organizzazione fu diversa, perché la pandemia, arrivando improvvisa e prorompente, ci colse di sorpresa. La soluzione, un anno fa, fu quella di ricavare aree dedicate all’interno dei settori chirurgici con équipe miste. Oggi, invece, avendo potuto farci trovare pronti dalla recente esperienza, abbiamo previsto un’organizzazione sequenziale di attivazione dei reparti in base alle necessità contingenti dei posti letto. Abbiamo cambiato completamente il modello, non perché il primo non fosse efficace, quanto perché ci siamo dati una scaletta più efficiente in prospettiva di ciò che potevamo prevedere. Il paziente Covid tipo che riceviamo nel nostro reparto è stabile in osservazione con sintomi da poco tempo e in uno stato di desaturazione che nel giro di 24-48 ore potrebbe avere un peggioramento. Inoltre, abbiamo pazienti con supporto di ossigeno ad alti flussi fino a ventilazione con caschi o maschere, e pazienti che hanno terminato la degenza in Terapia intensiva per affrontare il recupero”.
“Siamo passati in 13 mesi da 36 a 84 posti letto in terapia intensiva e da 27 a 52 in Malattie Infettive. Contestualmente abbiamo riorganizzato anche gli altri reparti internistici, creando aree Covid più o meno ampie e variabili in relazione all’accesso dei pazienti in Pronto Soccorso. Non ultimo, abbiamo potuto contare sull’integrazione con il territorio, grazie a cui abbiamo potuto trasferire in ospedali, residenze e strutture territoriali i pazienti nella fase post-acuta della malattia. Parallelamente, l’attenzione è rimasta intatta nelle aree ambulatoriali, oncologiche, materno-infantile, e così via, grazie alla creazione di percorsi adeguati e contingentati per gli utenti” - aggiunge Roberta Zanin della Direzione delle Professioni Sanitarie.


Redazione Pressa
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