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Sconforto ristoratori: 'Dpcm Covid, ma quali ristori... Attendiamo ancora aiuti di aprile'

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A fare il punto della situazione è Biagio Passaro del Gruppo Regina Margherita (gruppo che conta 7 ristoranti tra Modena e Bologna) e membro dell'Associazione ristoratori modenesi


Sconforto ristoratori: 'Dpcm Covid, ma quali ristori... Attendiamo ancora aiuti di aprile'
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La narrazione ripetuta ossessivamente dal Governo Conte è quella di una compensazione immediata delle perdite che i ristoratori sono costretti a subire a causa delle pesanti restrizioni anti-Covid, ma la realtà è ben diversa e descrive un settore in ginocchio, per il quale i famosi ‘ristori’ promessi appaiono come chimere anche alla luce dell’attesa, da parte di molti, degli aiuti del Decreto di Aprile ancora non arrivati.
A fare il punto della situazione è Biagio Passaro del Gruppo Regina Margherita (gruppo che conta 7 ristoranti tra Modena e Bologna) e membro dell’Associazione ristoratori modenesi.
Partiamo del Decreto Ristori e del Decreto Ristori bis. Solo col primo sono stati annunciati stanziamenti per 2,4 miliardi di euro a fondo perduto.

Sono strumenti adatti a compensare le perdite imposte dalle chiusure serali?
“Forse lo sarebbero se non fosse che i fondi del Decreto di Aprile sono finiti ad agosto e coloro che hanno fatto domanda dopo il 15 luglio ancora non hanno ricevuto gli aiuti dovuti. Non solo: gli stanziamenti a fondo perduto promessi nel Decreto d’Agosto per i centri storici e per la filiera agroalimentare, nel secondo caso parliamo di stanziamenti da 10mila euro per chi ha avuto perdite superiori ai tre quarti del fatturato, sono andati nel dimenticato. Non solo non sono stati liquidati, ma la piattaforma per presentare le domande non è ancora stata attivata. Ora mi chiedo come è possibile credere a una immediata erogazione dei Ristori quando c’è chi attende ancora le risorse finalizzate a compensare il primo lockdown”.
Poi c’è il tema delle fasce di rischio.

E’ un vantaggio o una penalizzazione essere inseriti in fascia gialla, quella con meno restrizioni?
“E’ proprio sbagliato il meccanismo delle fasce a mio avviso perché crea una assurda competizione e rivalità a livello nazionale. I ristoratori che, come noi, sono in fascia gialla invidiano coloro che sono in fascia rossa e arancione perché potranno contare su contributi decisamente superiori. Chi è in fascia rossa e arancione, viceversa, invida chi è in fascia gialla per la maggiore libertà consentita, anche se a questa libertà non è collegato un vero ritorno economico”.
Il punto è proprio la sopravvivenza economica. Qual è la situazione che si attende per i prossimi mesi?
“I ristoratori a causa delle chiusure serali devono fare fronte in media a una riduzione di due terzi del proprio fatturato, va considerato infatti che solitamente sul monte complessivo incassi il pranzo incide per il 30% e la cena per il 70%. Con questo drastico calo di liquidità diventa difficile far fronte alle spese e, soprattutto, pagare i dipendenti. La soluzione della proroga del blocco dei licenziamenti fino al 31 marzo ha una ratio se le aziende vengono aiutate in modo rapido. Invece oggi si è solamente imposto agli imprenditori di non licenziare, ma nulla si è detto sui tempi coi quali verrà erogata la cassa integrazione straordinaria. Faccio presente che molti lavoratori devono ancora vedere la cassa integrazione di giugno, logico pensare che gli ammortizzatori di novembre arriveranno non prima dell’anno nuovo. Sarà difficile per tutti far fronte alle spese correnti e nemmeno la moratoria sui mutui rischia di essere sufficiente. Aggiungiamo che molti ristoratori hanno chiesto ai proprietari delle mura dei loro locali di rivedere le locazioni o di accettare di essere sostituiti di imposta per evitare esborsi immediati in attesa degli sgravi, ma quasi sempre le richieste sono cadute nel vuoto”.
Il quadro è drammatico. Ma a fronte della emergenza sanitaria qual era a suo avviso l’alternativa che il Governo avrebbe potuto adottare?
“Le strade erano due. O si seguiva il modello Usa lasciando aperti i ristoranti imponendo loro massimo rigore e osservanza delle regole, oppure si chiudeva un mese intero completamente garantendo la copertura per tutti delle spese fisse (affitto, dipendenti, utenze) in base ai bilanci. Non parliamo degli utili ovviamente, ma solo delle spese. Invece si è scelto il modello confuso delle divisione del Paese in tre fasce che non fa che creare scontri e rivalità interne. Temo però che questo sistema barocco sia voluto per evitare di liquidare in modo immediato il dovuto alle categorie penalizzate. Ricordo che in Germania i ristoranti fino a 50 dipendenti hanno avuto un rimborso istantaneo del 75% del fatturato e quelli con fatturato fino a un milione e più di 50 dipendenti, un rimborso del 58%”.

Giuseppe Leonelli


Redazione Pressa
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