'L’introduzione dei test psicoattitudinali per l’accesso in magistratura non va visto né come uno strumento punitivo per i magistrati, né come una camicia di forza all’ordine giudiziario, ma come il riconoscimento della fondamentale funzione che la Magistratura esercita in un Paese di elevata cultura democratica come il nostro' - afferma Enrico Aimi, membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura. 'Valutare positivamente l’ipotesi dell’introduzione di simili test non è un tabù se finalizzato a garantire l’ingresso in magistratura delle più alte professionalità: possedere la dote dell’equilibrio, per questa categoria, paradossalmente viene prima della stessa preparazione tecnica, è – o dovrebbe essere – addirittura un prerequisito'.
'Poiché quell’alta funzione esercitata finisce per ricadere su tutti coloro che vivono tra i confini di questa Repubblica, appare doveroso porre serio rimedio a tale grave lacuna normativa.
Prevedere dunque una norma utile, ragionevole, che già esiste per tutti i settori più delicati della Pubblica Amministrazione (basti pensare alle forze dell’ordine) e in tantissimi Paesi esteri senza che ciò’ abbia destato scandalo, rappresenta una garanzia di ordine generale.
'Al momento, e fino a quando non vi sarà un’esplicitazione nel dettaglio della innovazione legislativa, trovo fuorviante una levata di scudi contro il principio in sé. Ritengo che il Consiglio Superiore debba prudentemente attendere e rispettare la norma di dettaglio ed offrire il proprio contributo, quando sarà chiamato a farlo, con l’espressione di un motivato parere ai sensi dell'art. 10 della legge 24.3.1958 n. 195, nell’interesse dell’amministrazione della Giustizia e dei cittadini. Abbiamo, purtroppo, assistito a vicende che hanno coinvolto magistrati che hanno dato scarsa prova di equilibrio ed il Consiglio, a cui si è posto rimedio, ma intanto il cittadino che si è imbattuto in situazioni imbarazzanti, a volte seriali, ha perso fiducia anche nei confronti delle migliaia di magistrati capaci, preparati ed equilibrati.