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È arrivata la decisione del Consiglio dei Ministri sui test psicoattitudinali per i giudici: la norma è stata approvata dal Consiglio dei Ministri riunito nel pomeriggio di martedì ed entrerà in vigore per i concorsi banditi dal 2026. Sarà il Csm, su indicazione del Consiglio universitario nazionale, a scegliere i docenti universitari in materie psicologiche che costituiranno la commissione giudicante.
'L’introduzione dei test psicoattitudinali per l’accesso in magistratura non va visto né come uno strumento punitivo per i magistrati, né come una camicia di forza all’ordine giudiziario, ma come il riconoscimento della fondamentale funzione che la Magistratura esercita in un Paese di elevata cultura democratica come il nostro' - afferma Enrico Aimi, membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura. 'Valutare positivamente l’ipotesi dell’introduzione di simili test non è un tabù se finalizzato a garantire l’ingresso in magistratura delle più alte professionalità: possedere la dote dell’equilibrio, per questa categoria, paradossalmente viene prima della stessa preparazione tecnica, è – o dovrebbe essere – addirittura un prerequisito'.
'Poiché quell’alta funzione esercitata finisce per ricadere su tutti coloro che vivono tra i confini di questa Repubblica, appare doveroso porre serio rimedio a tale grave lacuna normativa.
Prevedere dunque una norma utile, ragionevole, che già esiste per tutti i settori più delicati della Pubblica Amministrazione (basti pensare alle forze dell’ordine) e in tantissimi Paesi esteri senza che ciò’ abbia destato scandalo, rappresenta una garanzia di ordine generale. Peraltro, come da più parti ribadito, le occasioni di valutazione dei magistrati, anche dal punto di vista dell’equilibrio, è già previsto nel nostro ordinamento.
Conseguentemente non si comprende l’aperta e aprioristica presa di posizione di quella parte della magistratura che vede nell’introduzione dei test, nella fase di accesso, come un attacco alla propria autonomia e indipendenza'.
'Al momento, e fino a quando non vi sarà un’esplicitazione nel dettaglio della innovazione legislativa, trovo fuorviante una levata di scudi contro il principio in sé. Ritengo che il Consiglio Superiore debba prudentemente attendere e rispettare la norma di dettaglio ed offrire il proprio contributo, quando sarà chiamato a farlo, con l’espressione di un motivato parere ai sensi dell'art. 10 della legge 24.3.1958 n. 195, nell’interesse dell’amministrazione della Giustizia e dei cittadini. Abbiamo, purtroppo, assistito a vicende che hanno coinvolto magistrati che hanno dato scarsa prova di equilibrio ed il Consiglio, a cui si è posto rimedio, ma intanto il cittadino che si è imbattuto in situazioni imbarazzanti, a volte seriali, ha perso fiducia anche nei confronti delle migliaia di magistrati capaci, preparati ed equilibrati. Questo è il vero vulnus. Il buon senso non dovrebbe destare né scandalo, né timori'.
Redazione Pressa
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