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Nemmeno l'autopsia è servita ad individuare gli elementi tali da definire le cause della morte delle due persone, madre di 80 e figlio di 56 anni, trovate morte all'interno di un appartamento del palazzo posto in angolo tra via Tamburrini e via Monzagni, a Modena, nel pomeriggio del 6 febbraio scorso. I rilievi svolti dalla Polizia scientifica nell'appartamento dove i cadaveri di madre e figlio erano stati trovati, in due stanze diverse, non avevano registrato né segni di violenza né la presenza di sostanze tali da fare pensare ad un suicidio per abuso di farmaci, o altro genere di sostanze, anche collegate all'avanzato stato di degrado in cui i due pareva si fossero abbandonati, chiusi in quella casa.
L'autopsia, subito disposta dal magistrato, non ha però portato alle risposte attese; risposta che a questo punto arriveranno sul tavolo della Procura soltanto dopo esami più approfonditi della medicina legale, ed in particolare attraverso l'esame tossicologico.
Esame effettuato su campioni prelevati dai corpi delle vittime ancora a disposizione della medicina legale
Al loro ritrovamento, il sei febbraio scorso, i medici avevano appurato che la morte era avvenuta presumibilmente tre giorni prima. In un contesto domestico di estremo degrado e di abbandono. Una situazione segnalato ai servizi sociali del Comune dalla sorella che aveva fatto visita a fratello e madre, rivelando la problematica situazione di abbandono in cui versava l'appartamento. Segnalazione che aveva portato la stessa sorella a tornare ad accertarsi, insieme ai servizi sociali, dopo non avere avuto notizie, delle condizioni di salute dei due, e per intraprendere un eventuale percorso di aiuto. Che non si è potuto attuare. Giunta sul posto la sorella non ha potuto fare altro che scontrarsi con la drammatica realtà. I corpi senza vita da giorni giacevano in due stanze diverse, ma uniti da una morte che ancora, anche dopo l'autopsia, non ha risposte.
Redazione Pressa
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