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Buongiorno direttore e complimenti per la l'opera di vero giornalismo che la testata che Lei dirige compie quotidianamente, dando voce a tutti coloro che, con pieno senso civico di responsabilità, stanno dando vita a questa campagna di denuncia della gestione rifiuti in città.
Mi associo a questa cordata ponendo alcune riflessioni partendo da una domanda. E' così difficile chiedere all'autorità un atto di governo piuttosto che un chiaro gesto di prepotenza e imposizione?
L'autorità deputata alla gestione della cosa pubblica sia essa materiale che immateriale, deve avere il compito di sviluppare e accrescere il senso di responsabilità della comunità. Ciò che assistiamo inermi invece è un uso spropositato di gesti autoritari e figli di una debolezza che da tempo agiscono nel tessuto di chi ci governa. Anzi no: di chi dovrebbe governare.
Diceva Confucio che l'uomo nobile è colui che armonizza e ripudia l'omologazione.
Oggi invece siamo in presenza di uomini che, consci della loro inettitudine, esercitano il potere per assicurare il controllo nelle loro mani, il tutto condito da una propaganda subalterna al capitale e lontana dai valori di fondo della politica.
Oggi viviamo un tempo in cui i mezzi dell'informazione sono arrivati a manipolare le masse come mai in passato. La gestione della psico-pandemia ne è stato un esempio.
Quale effetto avrebbe sortito in termini di decoro urbano e senso della comunità agire in modo incisivo in una forte campagna di sensibilizzazione ad un consumo consapevole fatto di attenzione agli sprechi piuttosto che del solito mantra: 'Il nuovo modello di elettrodomestico è meglio del vecchio' oppure iper-consumare cibi preconfezionati e iper-imballati?
E' troppo chiedere di usare tale forza per responsabilizzare una collettività ad un consumo più consapevole fatto di sobrietà e temperanza?
Credo di si.
E' troppo, visto che siamo in presenza di un cortocircuito in cui la 'società dei consumi' (leggasi capitalismo) ci impone una bulimia materialista fatta di soddisfacimenti di bisogni effimeri e dall'altra parte ci chiede di essere bravi rifiutologi e ci misura quanto buttiamo via.
Non vi pare un'assurdo che da un lato ci dicono di consumare di più così da essere sereni e dall'altra ci assoggettano ad un controllo su ciò che buttiamo?
Io a questa domanda non so rispondere, ma posso immaginare un mondo in cui chi ci governa debba necessariamente trovare le risposte giuste in un equilibrio armonico con tutti i soggetti interessati.
Penso che sia ora di fermare questa spirale distopica e ripensare ad un modello sociale basato più sulla centralità della persona piuttosto che a quella degli interessi di parte.
Davide Guerzoni
Redazione Pressa
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