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E’ sempre più ingarbugliata la vicenda del rinnovo della concessione A22 ad Autobrennero, scaduta
nel 2014 e portata avanti a spintoni dai diversi governi per cercare di evitare la gara europea. Gara che dovrà essere fatta se entro il 30 settembre prossimo Autobrennero non riuscirà a risultare al 100% pubblica (al momento lo è solo per l’84,7%).
E la cosa curiosa è che se da una parte Autobrennero sta facendo di tutto per diventare pubblica,
dall’altra sta facendo di tutto per non risultarlo. Tanto che ha fatto addirittura ricorso alla Corte dei Conti. Perdendolo.
Infatti la sentenza della Corte dei Conti n° 13-2020-RIS (emessa a marzo 2020 ma di cui si è saputo
solo nelle scorse settimane) rigetta il ricorso presentato da Autobrennero, ARC e AutoCS contro
l’equiparazione di queste Società ad aziende pubbliche fatta dall’ISTAT.
Molto interessante la lettura della sentenza. La Corte dei Conti motiva questa sua decisione
riferendosi al fatto che si tratta di Società che agiscono a fronte di una concessione pubblica di un bene pubblico in regime di monopolio. E fin qui nulla di sorprendente.
La cosa che sorprende invece è il fatto che Autobrennero non vuole essere equiparata a Società
pubblica mentre in questi anni ha 'spinto' in Italia e in seno alla U.E. per
essere considerata pubblica e avere così il rinnovo della concessione della A22 senza gara.
Sorprende ancora maggiormente il ricorso fatto da ARC e AutoCS non avendo queste rinnovi di
concessioni in ballo pur sapendo da sempre - vedi anche dichiarazioni della Ministra De Micheli - che la
sopravvivenza di questi due progetti, Cispadana autostradale e Bretella Campogalliano-Sassuolo,
dipendono direttamente dalla sopravvivenza di Autobrennero. Poiché Autobrennero è socio di
maggioranza al 51% in entrambe le compagini societarie e ha il controllo diretto di entrambe.
Nella sentenza emergono poi curiose anomalie dei contratti in essere di Cispadana e AutoCS. In particolare per la Cispadana la Corte dei Conti ne rileva due che a nostro avviso dovrebbero preoccupare molto tutti: “l’articolazione della clausola convenzionale che non definisce puntualmente gli obblighi, lasciando un ampio margine agli strumenti in concreto utilizzabili nelle pieghe della concessione” ; e per quanto riguarda l’Art. 37 sulla revoca della concessione, il fatto che “il collegamento di un indennizzo ulteriore parametrato al valore delle opere rimaste da eseguire o del servizio da svolgere e gestire, comporta un certo squilibrio tra le parti”.
A fronte di tutto questo abbiamo due domande:
1 – Perché da una parte Autobrennero sta facendo di tutto per risultare pubblica e invece fa ricorso
alla corte dei Conti per essere eliminata dall’elenco ISTAT 2019 degli enti pubblici? Quale era il vero
obbiettivo di questo inusuale ricorso fatto, ma rigettato dalla Corte dei Conti, dalle tre società?
2 – Per quanto riguarda la Cispadana, cosa hanno da dire i vertici della Regione in veste di
concedente, a fronte dei rilievi fatti dalla Corte dei Conti?
Saremmo grati se l’informazione locale approfondisse queste tematiche importanti per tutto il
nostro territorio e cittadini.
Silvano Tagliavini
a nome del Coordinamento cispadano NO autostrada – SI’ strada a scorrimento veloce
Redazione Pressa
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