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Tra le città immaginarie di Italo Calvino vi è Leonia, ove impera un consumismo così sfrenato che ogni oggetto viene abbandonato dopo l'uso giornaliero. Una città opulenta che accumula ai suoi confini montagne sempre più alte di rifiuti indistrutti e indistruttibili, i quali, a guisa di colpe oscure, finiranno per crollare sulla città stessa, sommergendola. E' l'incubo degli ambientalisti cultori del catastrofismo, una teoria mai sorretta peraltro da alcuna dimostrazione empirica. Al contrario, un docente di economia alla Campbell University, Roy E. Cordato, ha argomentato che se tutti i rifiuti solidi prodotti nei prossimi mille anni fossero concentrati in una sola area, questa non sarebbe superiore all'uno per mille della superficie degli USA. Ma la cultura ambientalista oppone da tempo la pratica del riciclaggio dell'MPC (Materiali Post Consumo, termine culturalmente preferibile a 'rifiuto' ) al consumismo e all'espansione dell'MPC.
Fin dalla scuola elementare, da diversi anni, si cerca di inculcare l'idea che 'riciclare' sia buono, morale, e contribuisca a salvaguardare le risorse del pianeta: 'E? importante che la raccolta dei rifiuti sia differenziata, perché solo in questo modo si riesce ad ottenere il riciclaggio degli stessi. Secondo me è indispensabile che tutti osservino questa regola. Sprecare è una cosa molto brutta, che non giova né all?'ambiente né al portafoglio, per questo motivo è molto importante non sciupare, quanto è possibile riciclare'. 'E' importante che tutti facciano la raccolta differenziata perché più persone la fanno e più materiale viene riciclato. Dobbiamo cercare di riutilizzare il più possibile ogni cosa perché così risparmiamo le risorse della natura'. Questi brani di temi di bambini delle elementari, tratti da un sito internet, dimostrano che l'ideologia del riciclaggio si basa su un postulato molto semplice, e, in apparenza, assolutamente verosimile: quello per cui riciclando materiali già utilizzati si riduce il sovra sfruttamento delle risorse naturali.
In particolare, questo ragionamento si applica per primo alla carta: l'idea secondo cui riciclare carta significa abbattere meno alberi è in apparenza così evidente da apparire inconfutabile. In realtà, l'esaltazione ecologista della carta riciclata si basa su un notevole malinteso, dal momento che, come ha mostrato il professor Cordato, ignora gli aspetti più elementari del rapporto fra domanda e offerta: 'Se domani smettessimo di fare il pane con il frumento, da qui a un anno ci sarebbe meno frumento nel mondo. La domanda cadrebbe drasticamente. Se tutti smettessimo di mangiare pollo, la popolazione dei polli non si accrescerebbe, ma diminuirebbe'.
Lo stesso vale per la carta e gli alberi. Quelli che vengono utilizzati dall'industria cartaria sono infatti, per l'87%, alberi coltivati apposta per produrre legno, cellulosa e carta. Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di foreste di alberi a rapida crescita, come i pioppi, localizzate nelle regioni settentrionali dell'America, dell'Europa e della Russia, nelle quali, di anno in anno, gli alberi tagliati vengono sostituiti da un numero almeno uguale di nuove piante. E' a causa della domanda di carta, ha scritto Cordato, che il numero di alberi negli Stati Uniti si è accresciuto negli ultimi cinquant'anni. Se smettessimo di usare carta nuova, ci sarebbero meno alberi piantati: 'per ogni 13 alberi 'salvati' riciclando carta, 87 non sarebbero mai piantati'.
Senza contare che i programmi di riciclaggio, anziché essere fonte di risparmio, come si è voluto far credere a quei bambini e a noi stessi, finiscono invece per rivelarsi, spesso, ancora più antieconomici, soprattutto per le tasche dei cittadini, i quali si trovano a dover finanziare con le loro tasse una gestione dei rifiuti sempre più costosa.
Ma, soprattutto, l'ideologia del riciclaggio silenzia volutamente il fatto che anche riciclare la carta inquina: il riciclaggio della carta stampata, infatti, richiede che l'inchiostro sia separato dalle pagine, attraverso un processo chimico (solventi) che genera forti quantità di rifiuti tossici, ben più inquinanti della carta che viene semplicemente gettata nei cassonetti e incenerita. Infine,,.i programmi di riciclaggio richiedono una maggior frequenza settimanale nella raccolta dei rifiuti, che comporta la presenza di più camion sulla strada, e dunque un maggiore inquinamento atmosferico. Abbiamo di recente assistito all'agonia e alla chiusura di due importanti e storiche cartiere: quella di Modena a San Cesario e la cartiera Burgo di Marzabotto. Su quest'ultima esiste un progetto di riconversione in termovalorizzatore, una beffa per un'azienda che trattava la carta da riciclo di tutto il comprensorio.
In conclusione: il riciclaggio non consente risparmi, anzi, non preserva le risorse, non tutela l'ambiente. La cultura del riciclaggio, e in particolar modo del riciclaggio della carta, si rivela allora fondata non sulla realtà dei fatti, ma, unicamente, su un'ideologia pseudo-ecologista intrisa di pregiudizi anticapitalistici e antimoderni.
Un altro annuncio, ritenuto scandaloso da molti ambientalisti, arriva dalla Svezia, Paese notoriamente attento alla tutela dell'?ambiente e all?'avanguardia nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti. Secondo cinque esperti svedesi - tra cui l?'ex direttore dell' ?agenzia governativa per la protezione dell'?ambiente, Valfrid Paulsson - separare i rifiuti e riciclarli sarebbe solo una perdita di tempo e denaro. In un articolo apparso sul Dagens Nyheter, uno dei più diffusi quotidiani svedesi, gli esperti sostengono, infatti, che sarebbe più vantaggioso per l?'economia e l?'ambiente incenerire carta, plastica e scarti alimentari, piuttosto che procedere al riciclaggio.
Nel Regno Unito, dove la notizia è stata riportata dal giornale The Telegraph, l?'opinione di Paulsson e colleghi ha raccolto il consenso di molti amministratori locali, alle prese con il problema dello smaltimento di crescenti montagne di rifiuti e con il proliferare delle discariche.
Gli esperti svedesi sostengono che credere nello sviluppo del mercato dei prodotti riciclati sia una vana speranza. Ritengono, invece, che il processo di incenerimento, reso oggi più sicuro e pulito grazie a numerosi miglioramenti tecnologici, potrebbe essere sfruttato per produrre energia elettrica, riducendo il consumo di petrolio a tutto beneficio della tutela ambientale.
Gli esperti svedesi hanno fatto inoltre notare che l?utilizzo di vetro e plastica riciclata comporta per l?'industria specializzata costi di produzione doppi, rispetto a quelli richiesti usando le materie prime. Non mettono invece in discussione l?opportunità di riciclare lo stagno e di promuovere e incrementare la raccolta differenziata di rifiuti pericolosi, quali medicinali, vernici, pile e dispositivi elettrici.
Il messaggio che hanno voluto dare Paulsson e colleghi è chiaro: ?La tutela dell'?ambiente può anche richiedere un sacrificio economico, ma perché una politica ambientalista abbia senso, al sacrificio deve corrispondere un chiaro vantaggio per il territorio?. Un messaggio che non è affatto piaciuto ai militanti di Greenpeace, che l?hanno bocciato a priori, ritenendolo un insensato passo indietro, pericoloso per la tutela dell?'ambiente.
E? invece d?accordo con gli svedesi l'associazione britannica dei servizi ambientali (che nel Regno Unito rappresenta l?industria dello smaltimento dei rifiuti) convinta che i vantaggi dell'incenerimento siano stati spesso ignorati. Sostiene infatti Andrew Ainsworth, membro dell'associazione: 'I prodotti riciclati devono essere competitivi sul mercato mondiale, invece talvolta riciclare non è vantaggioso né per l'economia né per l'ambiente. Nelle regioni più isolate, ad esempio, non è certo un affare trasportare i rifiuti per lunghe distanze prima di riciclarli. Avrebbe molto più senso bruciarli sul posto e utilizzarli come combustibile per produrre energia elettrica'.
Massimo Guerrini, Modena
