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Sanità 2019: da Governo e Bonaccini definanziamento e privatizzazione

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Anche a Modena eliminare i superticket non basta, prioritario è far funzionare e smettere di privatizzare la sanità pubblica


Sanità 2019: da Governo e Bonaccini definanziamento e privatizzazione
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La finanziaria 2019 prevede per la sanità solo 114 miliardi di euro e rotti, un miliardo in più pari allo 0,9% rispetto al 2018, 113 miliardi e rotti. Lo aveva già previsto la finanziaria 2018 del governo Gentiloni e della maggioranza di centro sinistra del PD (quella che governa Modena e la regione Emilia-Romagna, che facevano finta di lamentarsi prima e fanno finta di opporsi oggi): siamo in piena continuità.ùE non è neanche un aumento reale ma una riduzione effettiva dello 0,1% poiché l’inflazione 2019 è prevista dal governo stesso all’1%.

Il resto, tolta l’edilizia sanitaria per la quale si prevede un incremento di 4 miliardi, ma con il “limite annualmente definito in base alle effettive disponibilità di bilancio” cioè solo se i soldi ci sono, per la sanità sono briciole di milioni buoni a fare propaganda (liste di attesa, farmaci, assunzioni di personale e via dicendo) ma insufficienti a tutto su scala nazionale.

Ma un’altra iniziativa mette a rischio il servizio sanitario pubblico: il prossimo 15 febbraio il presidente del Consiglio Conte illustrerà la proposta del governo ai presidenti delle Regioni che hanno chiesto maggiore autonomia legislativa ex art. 116 della Costituzione sulla sanità e su numerosi altri ambiti dal lavoro, all’ambiente, dalla formazione professionale, alla scuola, all’università, alla ricerca.

In caso di raggiungimento di un'intesa, quest'ultima diventerà un disegno di legge che, secondo il dettato costituzionale, per passare dovrà ottenere la maggioranza assoluta dei componenti di Camera e Senato

Sul piano normativo ed organizzativo una ulteriore disgregazione su base regionale con relativa diseguaglianza delle modalità e dei costi di accesso al servizio pubblico, sul piano finanziario il rischio di una secessione e disimpegno dalla solidarietà sociale e nazionale dei ricchi delle ricche regioni del Nord e comunque mano libera per una ulteriore privatizzazione del servizio pubblico già de-finanziato dal governo centrale, non solo in sanità ma in tutti gli ambiti interessati.

E’ allarmante sentire il presidente del consiglio Conte affermare: 'Sull'autonomia c'è assoluta unanimità e pieno consenso delle forze politiche che sostengono il Governo, è un impegno che abbiamo assunto e che è nel contratto di Governo”. Le Regioni che hanno fatto richiesta di maggiore autonomia sono Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, ed anche Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria e Marche (e Bonaccini ha addirittura sollecitato la ministro Stefani della Lega a far presto).

Come se la gestione del servizio sanitario pubblico delegata alle regioni non sia stata in tutta Italia, non solo al Sud, caratterizzata da liste di attesa e ticket, inefficienze e sprechi, privatizzazioni e scandali.

Il superticket

“Niente più superticket in Emilia-Romagna, a partire dal primo gennaio 2019, per i nuclei familiari con redditi fino a 100mila euro!”  e “E addio anche al ticket base da 23 euro sulle prime visite specialistiche per le famiglie con almeno due figli a carico.”  Hanno dichiarato a ripetizione Bonaccini ed il suo assessore Venturi.
Sono stati diffusi dalla regione e ripresi con grande risalto dalla stampa modenese, gli impatti di tale misura sugli assisti nella provincia di Modena:

  • esentate dal superticket sarebbero 300 persone, su poco più di 700.000 abitanti, e corrispondenti a circa 54.000 a Modena città, su poco più di 180.000 abitanti.
  • esentate anche dal ticket base in provincia di Modena sarebbero 201.000 persone, corrispondenti a circa 53.000 a Modena città.

Ma sono ben 311.100 le persone in provincia di Modena, circa 82.000 a Modena città, per le quali questa misura non ha nessun valore perché già oggi sono ticket esenti per avere un reddito familiare inferiore a 36.152 euro! Travolto dall'impeto demagogico delle sue roboanti dichiarazioni Bonaccini non è riuscito però a non dire, in modo tanto volgare quanto superficiale: «E’ un’operazione verso i ceti medi e vista la contrazione dei consumi, magari porterà a spendere un po’ di più per una pizza o un paio di scarpe».
L’iniziativa è stata molto reclamizzata dal Pd anche a Modena. Ma è in “ritardo”, insufficiente e non prioritaria.

E’ in ritardo perché il superticket non è mai stato introdotto in Basilicata, Valle d’Aosta e Bolzano.

E’ insufficiente perché è il ticket in toto che deve essere rimosso, essendo ormai evidente che esso è una odiosa compartecipazione/tassa imposta alle persone quando sono più deboli perché malate, ed al contempo è inutile a contenere il consumismo sanitario, che è determinato, quando va bene, dal colposo ritrarsi da efficaci attività e tecniche di relazione sintonica con i pazienti da parte dei medici curanti. Altri sono i mezzi per combattere il consumismo sanitario, e la regione Emilia-Romagna non li pratica con il necessario vigore. Lasciamo a Bonacini, Sensoli, e al ministro Grillo la competizione sulla eliminazione del superticket ed ogni discussione sulla progressività di quella vera e propria tassa sulla salute che è il ticket, super o di base che sia.

Tutti i ticket vanno aboliti. Queste sono le tasse che noi non vogliamo.

E’ non prioritaria perché la priorità oggi, anche in Emilia-Romagna, ed a Modena e provincia, sono gli investimenti in personale ed in innovazione delle tecniche assistenziali per dare risposte, pubbliche, ai bisogni assistenziali dei lavoratori e dei ceti meno abbienti, che non pagano ticket e non hanno soldi per accedere al privato o sono costretti al welfare contrattuale per le insufficienze del servizio pubblico. Altroché pubblicizzare, come hanno fatto Bonaccini e Venturi da ultimo lo scorso 28.12.2018, l’assunzione di 4.000 unità nel 2019, quando quasi la metà sono stabilizzazioni dovute di personale già in servizio, senza dire ne quali siano le carenze organico attuale da pensionamenti ne quale sarebbe l’organico necessario per attuare le innovazioni organizzative delle tecniche assistenziali negli ospedali e nelle case della salute per assicurare risposte congrue.

La Provincia e il Comune

Per reperire risorse aggiuntive per il Servizio sanitario Nazionale va sostenuta la proposta di “Forum per il Diritto alla Salute” e della campagna “Dico 32” dello scorso 28.11.2018 di eliminazione delle agevolazioni fiscali sul finanziamento privato dell'assistenza sanitaria, cioè sui fondi e sulle assicurazioni sanitarie private e sulla spesa sanitaria diretta (out of pocket) per prestazioni sostitutive di quelle previste nei LEA.

A livello regionale, invece, perché non pensare ad una tassa di scopo patrimoniale o ad un risoluto contributo alla lotta alla evasione fiscale con premio alla regione ed al Comune che lo attua? (Questo è il 'regionalismo differenziato', politico non istituzionale, che proponiamo, altro che privatizzazione dell'assistenza con un fondo sanitario regionale come anche nella proposta di “regionalismo differenziato” del centro sinistra e del suo presidente Bonaccini!) Cosa ne pensano Muzzarelli e la sua maggioranza di centro sinistra?

Cosa ne pensano le opposizioni di centro destra, Lega e M5S?

Andiamo avanti così accettando ed edulcorando agli occhi dei cittadini finanziamenti insufficienti, organici ridotti e distribuiti su modelli assistenziali non aggiornati, ospedali in sofferenza, case della salute programmate in numero ridotto per mancanza di fondi di investimento e lacune programmatorie, con ticket e con ulteriori privatizzazioni anche a Modena e provincia, o voltiamo pagina e difendiamo e sviluppiamo il nostro servizio sanitario pubblico?

Gianluigi Trianni - Medico Sanità Pubblica - Modena Volta Pagina


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