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Il Comitato Modena Salute e Ambiente, uno dei protagonisti della opposizione al raddoppio dell’inceneritore, ha realizzato per la Pressa un dossier dettagliato che fotografa attraverso le cifre diffuse dal gestore stesso (Hera) la situazione dell’impianto modenese che brucia ogni anno oltre 200mila tonnellate di rifiuti. Un quadro che contribuisce al dibattito sul tema-rifiuti, sulle sue ricadute ambientali ed economiche, e che racconta di come Modena sia diventata negli anni uno dei poli dell’incenerimento in Italia.
Pubblicheremo il dossier in più puntate, il mercoledì e il venerdì.
Dopo aver fatto il quadro della storia dell’impianto e sullo stato attuale dell'inceneritore, pubblichiamo oggi una analisi delle motivazioni addotte da Hera per il raddoppio.
Si tratta, come già detto, un resoconto effettuato da una delle parti in causa (anche se i dati sono diffusi direttamente da Hera e quindi non smentibili), ovviamente qualora Hera o altri soggetti interessati volessero replicare, La Pressa ospiterà ogni intervento.
All’alba del nuovo millennio (2002) la Provincia di Modena, ente allora programmante e autorizzante in tema di rifiuti, prende atto del progressivo riempimento della discarica di via Caruso. Fino a quel tempo lo smaltimento rifiuti avveniva circa metà in discarica e metà inceneriti. La Provincia dunque convoca i Comuni per trovare una soluzione e il 15-05-2002 il Comune di Modena, unico proprietario dell’inceneritore già esistente (130.000 t/a), toglie le castagne dal fuoco e si autocandida a raddoppiare il proprio impianto (per totali 240.000 t/a) con l’ovvio consenso/sollievo degli altri Comuni e della Provincia stessa.
Ecco qui l'atto di nascita del 2002. È importante la data perché nel 2002 la proprietà di Meta è ancora al 100% del Comune di Modena, andrà in borsa l’anno dopo e verrà assorbita da Hera nel 2005. Quindi, in teoria, in questa scelta non ci sono influenze esterne tipo mercati, partnership, investitori privati, conflitti di interesse.
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ma solo il bene della comunità. Tra l’altro anche la progettazione e costruzione sono nelle capacità di Meta, quindi tutto in casa.
Questa decisone provoca e provocherà più di qualche malumore nella società e nella popolazione circostante, stanca dopo 27 anni di presenza del precedente impianto, di ritrovarselo raddoppiato per almeno altri 27, se non di più. Per provare a rabbonire tali malumori vengono fatte dalle Autorità e dalle forze politiche favorevoli al raddoppio (quella/e al governo locale) una serie di affermazioni tese a dare un contentino.
Elenchiamo le principali, ma nessuna, ripetiamo nessuna, sarà veritiera :
- ll raddoppio è assolutamente indispensabile per smaltire rifiuti di Modena, una volta chiusa la discarica di via Caruso. Dal 2006, passando per il 2010 anno di entrata in funzione del nuovo e dismissione dei vecchi forni e della discarica, al 2016 con i rifiuti urbani di Modena non sono mai state superata la capacità del vecchio impianto, 130.000 t/a.
- La raccolta differenziata porta a porta non funziona, trova ostili i cittadini. E invece sarebbe bastato proseguire con l’esperimento Albareto oppure Carpi, per citare i più vicini oltre a tanti altri in Italia e all’’estero, di quegli anni per avere cittadini soddisfatti e orgogliosi, meno rifiuti indifferenziati da smaltire ed evitare in toto il raddoppio. Esattamente come sta facendo ora il Comune di Modena, però dopo il raddoppio e aver passato il controllo dell’impianto a Hera. Peccato.
- Brucerà solo rifiuti urbani di Modena, per evitare l’effetto di “essere la pattumiera degli altri”. Si tratta di una promessa contenuta nel PPGR del 2005 (PPGR 2005) e mantenuta fino all’agosto 2013. Poi con la delibera 131 del 14/08/2013 (!) viene concessa dalla Provincia di Modena la classe energetica R1, con la conseguenza di consentire al gestore, Hera, di procurarsi liberamente in futuro rifiuti urbani anche da altre province. Ad oggi, dati Arpae 2016, ben il 40% viene da fuori Modena, tra speciali e urbani extra provinciali.
- Sarà il massimo della tecnologia, specialmente nei sistemi di filtraggio per una migliore depurazione delle emissioni inquinanti. Il progetto originale del 2003 e validato nel 2004-5 prevedeva per la depurazione degli NOx, gli stessi del diesel-gate un sistema non catalitico, tipo SNCR. Invece un intervento nel 2005 del Comitato Modena Salute e Ambiente fa notare la consolidata esistenza dei filtri catalitici tipo SCR, per esempio previsti anche da Hera che in quelli stessi anni sta rinnovando il proprio parco inceneritori (che coincidenza). Verranno inseriti nella riprogettazione dell’impianto del 2006-7 la stessa dove viene deciso di eliminare due dei vecchi forni.
Tutto questo mentre negli stessi anni HERA adotta fin da subito i filtri SCR per l’impianto di Rimini:
- Due considerazioni del Comitato sulla scelta dei filtri: Dato che il tutto è 'Modena su Modena per Modena', ovvero è un impianto di proprietà di Modena, al servizio di Modena, progettato e costruito a Modena, ci saremmo aspettati una maggior cura e rispetto per la comunità. Per capirci suona strano che un comitato di semplici cittadini trovi i filtri migliori, anziché la meglio ingegneria dedicata alla propria comunità. Non solo: tra il progetto originale (2005) e il costruito finale (2009) è cambiato di tutto, numero di forni, tipo di filtri, un ricorso al TAR sulla AIA del 2006 e vinto dal Comitato MSA (e altri), la proprietà passata da Meta a Hera, possibile che dopo tutto ciò la Provincia di Modena non abbia sentito la necessità di rifare da capo la procedura autorizzativa ex novo, SIA, VIA e AIA per gli addetti ai lavori?
Comitato Modena Salute Ambiente