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Da Salvini a Renzi: la politica gioca e l'Italia va a fondo

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E se la smettessimo di giocare? Sessanta milioni d'italiani non si divertono più da un bel po' di tempo


Da Salvini a Renzi: la politica gioca e l'Italia va a fondo
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Ormai ci siamo! Ancora una giornata, quella di domani, e poi scopriremo se avremo una nuova maggioranza e un nuovo esecutivo a concludere la legislatura, oppure se dovremo sorbirci l’ennesima campagna elettorale e continuare a pagare e a vedere irrisolti i problemi del Paese. Questo turbolento mese d’agosto, probabilmente unico nella storia già controversa della politica italiana, lo dobbiamo a Matteo Salvini e alla crisi politica che ha voluto aprire. Sulle ragioni si è già detto molto, si sono già spese così tante parole che forse neppure l’interessato sa più indicare con precisione cosa l’abbia spinto a togliere la spina, visto che in questi ultimi giorni l’intenzione sua e dei “colonnelli” della Lega (Giorgetti e Centinaio) è stata quella di gettare acqua sul fuoco, finire con un “tarallucci e vino” e riprendere il cammino interrotto.

Anche lo stesso Salvini ha dichiarato più volte di voler stendere un velo pietoso sul passato, elogiando addirittura Di Maio con il quale ha sempre lavorato bene. Gli ha offerto la Presidenza del Consiglio, ma la risposta del grillino è stata “la frittata, ormai, è stata fatta!”. Ma allora perché tutto questo casino? Resta il fatto che il 4 marzo 2018 la gran parte degli italiani ha rigettato le tesi della Sinistra su immigrazione, sicurezza, lavoro...ed ha scelto il centrodestra. Con la mossa di Salvini è probabile che le suddette preferenze di voto finiscano nel cestino e chi ha perso le elezioni, uscito dal portone principale, rientri dalla finestra. Nel qual caso è prevedibile che il segretario del Carroccio perderà una bella fetta di consensi.

Se poi l’asse 5 Stelle/PD riuscisse a non aumentare l’IVA e ad ottenere una maggiore indulgenza da parte dell’Europa, si potrebbe paventare per la Lega il famoso “Ritorna al punto di partenza” del Monopoli, e cioè a percentuali di consenso ad una sola cifra. Zingaretti e Di Maio si stanno parlando, forse fanno un po’ di sceneggiata per illudere i propri sostenitori che si metteranno insieme all’ultimo, turandosi il naso e per senso di responsabilità. Il Pd non vuole un “Conte bis” come Presidente del Consiglio e già questo dovrebbe far riflettere: se parliamo già di come distribuire ruoli e potere, significa che i famosi 10 punti, 5 punti, 3 punti… irrinunciabili per aprire la trattativa, sono già finiti nello sciacquone (il cestino era già pieno di schede elettorali)!

Nella sede del PD in via Nazareno si indica Roberto Fico, uomo dei 5 Stelle ma ideologicamente e affettivamente molto vicino ai Dem. Insomma, un comunista di oggi che offre garanzie anche ai comunisti di ieri. Infatti, Zingaretti dichiara che “sarebbe un ottino punto di partenza per risolvere la crisi”. Fico sarebbe gradito anche all’ex segretario del Pd. Così ha scritto Matteo Renzi ieri sul suo profilo Facebook: “Abbiamo infatti proposto un Governo per evitare che aumentino le tasse, che arrivi la recessione, che saltino i consumi. L’abbiamo fatto senza chiedere nulla per noi ma facendo una proposta per il bene comune. Mi auguro che prevalga la responsabilità. E che si pensi all’Italia, non all’interesse dei singoli”. Bene. O meglio, male. È da 74 anni che gli italiani vedono e ascoltano le dichiarazioni di “salvatori della Patria” o presunti tali, ma questa benedetta nazione continua ad andare a fondo, senza offrire un futuro a nessuno, dileggiata dai vari Macron, Moscovici, Pincopallo e compagnia cantante. E se la smettessimo di giocare? 60 milioni d’italiani non si divertono più da un bel po’ di tempo.

Massimo Carpegna


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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