Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Il disegno di legge delega in materia di appalti pubblici è stato approvato in prima lettura dal Senato in data 9 marzo 2022. Ad una valutazione positiva rispetto ad alcuni dei contenuti presenti in tale testo (principio di inderogabilità delle misure a tutela del lavoro, della sicurezza, del contrasto al lavoro irregolare, della legalità e della trasparenza, rispetto e applicazione del CCNL, estensione delle stesse condizioni economiche e normative ai lavoratori in subappalto) si aggiunge però una forte preoccupazione.
Il disegno di legge, infatti, presenta una norma negativa e particolarmente grave che vanifica quanto fatto di positivo: introduce cioè la facoltà – non già l’obbligo – di inserire clausole sociali nei bandi di gara. Una configurazione del dettato normativo che, se confermata, segnerebbe un pericoloso arretramento in termini di tutela per lavoratrici e lavoratori e un ingiustificato passo indietro di ben sei anni.
Riteniamo profondamente sbagliato, e per questo da correggere, inserire tale facoltà quando il Codice dei Contratti Pubblici, all’art. 50, prevede l’obbligo di inserimento di specifiche clausole sociali volte a
promuovere la stabilità e continuità occupazionale del personale impiegato, obbligo mai contestato in alcuna sede; obbligo che inoltre è la massima garanzia di mantenimento della qualità degli stessi servizi e che rischia di vanificare anche tutti gli altri principi inderogabili sopra richiamati'. Ragioni e motivazioni che questa mattina i segretari provinciali di CGIL-Cisl e Ui, risettivamente Dieci, Papaleo e Tollari, hanno esposto al Prefetto di Modena, affinché si faccia tramite, presso gli organismi dello Stato, della problematica che nella sola provincia di Modena riguarda decine di migliaia di lavoratori che in caso di cambio di appalto non avrebbero più le garanzie del mantenimero del posto di lavoro.
'L’applicazione di questa modifica, se confermata - proseguono i sindacati - avrà ricadute pesantissime per migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori che operano negli appalti di servizi ad alta intensità di manodopera, occupati in comparti essenziali: ospedali, strutture socio-sanitarie, scuole, ministeri, uffici pubblici' - scrivono i segretari sindacali nella lettera al prefetto che prosegue evidenziando come la misura 'la misura lede un altro principio che come organizzazioni sindacali non possiamo intaccare, quello della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici, delle loro competenze, della loro professionalità e del loro impegno.
Ci rivolgiamo a Lei affinché nelle interlocuzioni con i livelli istituzionali di Governo si possa attivare al fine di segnalare l’impatto che, se confermata, tale misura potrebbe avere, trasformando ogni cambio di appalto in una perdita di posti di lavoro e di reddito per le lavoratrici e lavoratori occupati negli appalti di servizi, essenziali e di pubblica utilità per il settore sanitario e socio assistenziale, per le scuole e più in generale per la collettività'
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>