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I luoghi della Cultura sono ancora penalizzati dalle misure anti Covid-19. Eppure sono beni fondamentali per un sano sviluppo della società come l’istruzione. Nella recente breve riapertura ho passato in rassegna l’offerta del Museo Civico, che tra i lavori in corso, festeggia quest’anno ben 150 anni! Ci aspetta un anno ricco di iniziative che percorrerà la genesi dell’istituto culturale cittadino, al momento fruibile online che prende corpo con le prime raccolte donate dagli stessi suoi primi direttori, Carlo Boni e Arsenio Crespellani. E plaudo a quanto prospettato dalla direttrice Piccinini di rispondere alle istanze del terzo millennio, orientando la mission del Museo Civico di Modena nel proposito di realizzare per intero il disegno dalla visione lungimirante del fondatore Carlo Boni.
Con l’aquisizione municipale dell’ex Albergo delle Arti, poi Palazzo dei Musei e il negoziato non fu semplice, sancito poi da una speciale Legge del Regno d’Italia, la quale consentì di collocarvi anche le collezioni d’arte e bibliotecarie estensi, evitando infine il pericolo della divisione e dell’esilio di quel patrimonio ereditato. Il Palazzo dei Musei rappresenta un unicum nel panorama culturale nazionale, la convivenza d’istituti civici e statali nella stessa sede, ne fa un Polo culturale multidisciplinare ‘ante litteram’. Comuni e particolarissimi sono i numerosi ponti che collegano le varie collezioni, un valore aggiunto straordinario, ma ancora molto sottovalutato.
Rientro in quelle 200 persone che hanno potuto prendere parte alle visite guidate tra la Gipsoteca Graziosi e il Lapidario Romano, quando la Regione era in giallo, e in questo, Laura la collaboratrice del Museo, esperta nella materia, animata da evidente passione per il suo lavoro, con garbo e professionalità, quasi con un tocco magico ha aperto una porta immaginaria e permesso al piccolo gruppo di visitatori di varcarla e viaggiare in quel lontano passato di Mutina.
Che può anche essere visto come un presente, quelle lapidi scolpite non sono paragonabili agli odierni profili social, oppure ai curriculum vitae?
Il Lapidario Romano è di recente istituzione, ma non è l’unica raccolta archeologica presente nel Palazzo dei Musei, ben più datato è l’Estense, dallo storico impianto come primo Museo aperto al pubblico nel Palazzo. Emoziante ripercorrere le orme dell’antico modenese Casio Samio Crescente, che trasferitosi nell’Urbe, arriva a fare carriera come si suol dire oggi, come “Urbiciano” l’odierno vigile urbano, scudo e lancia indicano la sua carica, che ricorda il fratello Forte come pretoriano della guardia imperiale, e sono l’elmo e la daga scolpiti sulla stele che attestano il fatto. La leva durava venti anni, e si riconosceva il comandante da un oggetto particolare che impugnava, era un bastone di legno nodoso chiamato Vites, appunto perché di pianta di vite, a significare la longevità e la durezza dell’alto compito.
Un viaggio nel passato per riscoprire il presente e intercettare il futuro, grazie ai mondi colorati che ella è riuscita a richiamare, che termina davanti all’imponente monumento di Vetilia Egloge. E la valente collaboratrice fa un’ipotesi affascinante sul perché nonostante visibile nel Medioevo la sua parte finale, non sia stata recuperata e riutilizzata nelle costruzioni del tempo. Forse per la scritta che ha tratto in inganno, e letta come evocativo a quel Costantino primo imperatore cristiano. Tra ipotesi fantastiche sul fatto, ha avuto inizio un botta e risposta fra le persone in visita, da Vetilia a Lepido, e poi ad Augusto e le guerre di Mutina Splendidissima di Cicerone, dipinte dal Nicolò dell’Abate nella Sala del Fuoco del Municipio. L’artista era intimo del grande intellettuale Lodovico Castelvetro (morto 450 anni fa), strenuo difensore dei valori civici e per questo esiliato dall’Inquisizione, e “Libertà” è il tema del Festival Filosofia 2021, sarebbe gran cosa esplorare la figura e il suo pensiero libero nel prossimo programma. Ne abbiamo desunto che in questi antenati ardeva un fuoco ardente, uno spirito e un‘anima profonda, dallo sguardo anche da lontano rivolto sempre alla città natale, testimoni del carattere identitario “modenese e geminiano”. Tutti i luoghi della cultura, compreso il Lapidario, “parlano” stupendamente. Rivolgo un sentito ringraziamento all’intero staff del Museo Civico di Modena, seppur tutti nella tempesta epidemica, immutata la disponibilità, cordialità, e l’alta professionilità. Con un unico corale rammarico, che il viaggio non è proseguito anche nel Lapidario Estense. Sicuramente, in virtù della comune collaborazione nel progetto Ago, in futuro le visite saranno congiunte.
Franca Giordano
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