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Lo spettacolo di presentazione all'americana con lo speaker Gigi Zini a fare da scaldapubblico, la favoletta del candidato ultraleghista sedicente civico, l'assurdo commento circa le alleanze ('non le decido io' - ha detto Prampolini, smentendo la legge stessa). E ancora: la lunare dichiarazione sul caso di dossieraggio a Carpi ('non conosco la realtà di Carpi'), quell'opuscolo col programma (dato in anteprima tre giorni fa da La Pressa) che ha come unico simbolo politico quello della Lega (alla faccia di Fdi e Forza Italia) e tanto colore grottesco: le foto con il marito della Kyenge convertito al verbo salviniano e il parlamentare Toni Iwobi usato come un totem diversamente bianco. Che qui la Lega mica attacca gli immigrati, macchè: li inviterebbe a cena in piazza Grande tutte le sere.
Così ieri i modenesi hanno assistito alla presentazione della faccia pulita della Lega che si presenta con l'ambizione di scardinare l'ancora potentissimo ma degradato (in tutti i sensi) Sistema Modena rappresentato da Muzzarelli e dalla sua corte. Come detto, però, dietro alla maschera di Stefano Prampolini si nasconde non un partito, ma solo un uomo: Stefano Vernole. Stratega e capo indiscusso della Lega modenese al quale guarda senza proferir verbo il commissario cittadino Bagnoli e al quale il segretario regionale Vinci non ha la forza (nè la volontà) di controbattere.
Un candidato sindaco, dunque, scelto in solitaria da un singolo esponente politico, con gli alleati mal tollerati e ridotti a comprimari da nascondere il più possibile.
L'opuscolo col programma di Prampolini nemmeno li cita, ma formalmente ieri Forza Italia, Fratelli d'Italia (Barcaiuolo e Lucaselli con sorrisi a denti stretti pensando allo schiaffo subito a Maranello) e i partiti centristi (da Energie per l'Italia di Pellacani a Nci di Coppi uniti nel contenitore della ex Fi Mazzacurati) erano presenti. Con Forza Italia che, almeno, ha dato un segnale di distacco non presentandosi nè con il segretario regionale Bignami, nè con il capogruppo in Regione Galli, nè il consigliere modenese Morandi, nè con la parlamentare del territorio Fiorini (in pratica c'era solo Aimi). Segnale piccolo, ma da sottolineare. Perchè la campagna elettorale è lunga. Per il resto solo ed esclusivamente la Lega del Capitano, autoreferenziale e fintamente aperta al dialogo, indisponibile a mediare alcunchè perchè convinta di avere dietro di sè l'intero elettorato anti-Pd e che continua ad umiliare Giovanardi che ha pensato bene, dopo essere stato cacciato con la sua Idea, di stare alla porta altri due giorni, non tanto come Enrico IV con Papa Gregorio VII, ma piuttosto come Boldi con Berlusconi.
Eccolo qua dunque ciò che 70 anni di opposizioni a Modena hanno prodotto. Il massimo dell'anti-sistema, il massimo del pensiero liberale e di centrodestra. Un uomo che non sa che è il candidato sindaco a dover scegliere la sua squadra (e quindi anche le alleanze con relative trattative, perchè nessuno arriva da Marte e le competenze si scelgono in base ad accordi) e che non conosce Carpi. L'unica speranza è che Vernole lo segua con cartelli luminosi durante le eventuali interviste.
In compenso qualche informazione preziosa su Prampolini la abbiamo. Una autointervista diffusa ieri ai giornali svela particolare interessantissimi per gli elettori: ama il vino, 'obbligatoriamente Lambrusco made in Modena', preferisce il cinema al teatro, la moto all'auto e il Trentino ai Caraibi.
Mauro Manfredini da lassù, evocato anche ieri anche da chi, in vita, all'interno della Lega, lo ha attaccato in tutti i modi, chissà cosa pensa.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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