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L'annunciata attesa assemblea dei cittadini residenti alla Sacca, in particolare dentro e attorno al Villaggio Europa, per discutere il progetto presentato dal colosso cooperativo Conad per la realizzazione di un enorme polo logistico centralizzato per lo smistamento delle merci destinate ai punti vendita di Conad (una struttura più grande di un campo di calcio) tra i residenti e il Comune, ha avuto, come era facile immaginarsi, un andamento nervoso e una conclusione inattesa: l'uscita dalla sala del sindaco Muzzarelli che, visibilmente contrariato e infastidito dalle critiche ricevute in assemblea, ha interrotto le conclusioni che stava svolgendo mettendo in evidenza, una volta ancora, il distacco e la lontananza tra il 'palazzo' e la gente comune.
La materia del contendere come noto è il progetto di una mega struttura composta da un magazzino in cemento alto trenta metri (come un palazzo di dieci piani), lungo cento metri, altre costruzioni di servizio, su una vasta area asfaltata a scapito del verde esistente e vie di uscita e di entrata per i tir (300 al giorno) carichi di merci in arrivo e in partenza tutti i giorni, che derminerebbero, come è stato documentato dai rappresentanti del Comitato di protestra dei cittadini, il peggioramento della qualità della vita dei residenti per l'aumento del traffico pesante e per le auto dei previsti oltre 200 dipendenti del nuovo centro, il tutto inserito in una villaggio dove sorgono abitazioni e villette di due piani con giardinetti e aree verdi tutto intorno, sorto negli anni 50-60, che verrebbe 'coperto' sia dal mastodontico stabile in cemento che dal relativo smog con inquinamento dell'aria.
Già l'inizio della assemblea non era stato dei più felici a causa delle lunghe relazioni sui tanti problemi che assillano il quartiere della Sacca e sulle promesse della giunta per porvi rimedio, relazioni svolte dal sindaco Muzzarelli e dagli assessori all'urbanistica Vandeli e ai lavori pubblici Bosi, relazioni durate a lungo tra la palese insofferenza dei 300 presenti che erano intervenuti alla assemblea per discutere del problema principale, quello da un anno all'ordine del giorno, quello che li angoscia e li preoccupa per la loro vita, quella delle loro famiglie, dei loro figli, il 'polo Conad' insomma, col relativo carico di cemento, di asfalto e di mezzi inquinanti.
Nella accesa polemica discussione sono intervenuti molti dei presenti, tutti contrari al progetto, tra cui Giampaolo Maini e Fabrizio Benelli a nome del Comitato di protesta dei cittadini, Claudio Tonelli per il Movimento “Modena volta pagina”, Elena Govoni segretaria di Rifondazione comunista, tutti uniti da un unico filo conduttore: critica alla Giunta comunale per non avere ascoltato sin dall'inizio il parere dei cittadini residenti preferendo “denigrarli – è stato detto - e trattarli con sufficienza e a volte con arroganza e fastidio con una evidente mancanza di volontà di ascolto delle loro opinioni volte alla difesa dell'ambiente, dell'aria, della salute dei cittadini, della qualità della vita, smentendo coi fatti le rassicuranti promesse, mai mantenute, di disponibilità al confronto e al dialogo su un progetto di grandi dimensioni e di grande impatto ambientale collocato in un'area destinata da sempre alla residenza e alle piccole e medie attività economiche”.
Ma critiche anche al sindaco per la sua manifesta insofferenza verso il dissenso espresso dai cittadini sul progetto che essi non vogliono accettare “a scatola chiusa” perchè destinato a snaturare il Villaggio Europa, ma anche per il suo tentativo di “passare come vittima prendendo a pretesto - come è stato detto - i cartelli di protesta affissi dai residenti sul progetto che si vuole attuare, che non erano diretti alla sua persona come conferma il fatto che il suo nome non è mai comparso nelle scritte comparse sulle cancellate o sulle facciate della abitazioni private dei residenti”.
“Ma con questo maldestro e strumentale tentativo di sviare l'attenzione della gente dal problema vero – si ascoltava nei commenti al termine della serata - il sindaco ha dimostrato intolleranza e mancanza di volontà di ascolto delle ragioni dei cittadini, come dovrebbe invece fare un amministratore pubblico”.
“Un quartiere operaio tradito dalla sinistra – sbottava qualcun altro con i capelli bianchi e dunque un vecchio elettore del Pci – e per questo io non voterò più per il Pd”.
Una ferita aperta insomma questa del progetto presentato dal colosso cooperativo Conad contestato dai cittadini ma che sembra andare bene alla giunta comunale, ferita destinata a rimanere aperta perchè questa volta Muzzarelli e i suoi assessori sembrano soli a difendere il maxi insediamento edilizio e stradale, senza cioè il consenso del partito, del quartiere, della 'base', insomma.
“Hanno deciso di sacrificare questa area – aggiungevano altri con aria sconfortata – con decisioni che vengono prese senza ascoltare gli iscritti e il territorio e dunque senza la possibilità per noi di incidere nelle scelte. Ma così non va e bisogna cambiare”.
Sembra un messaggio in codice ma dal significato molto chiaro. E allora l'immagine che emerge è quella di un “sindaco solo” che appare isolato, prigioniero delle sue idee non condivise dai suoi compagni di viaggio, sia nel partito che in giunta, che non accetta il dissenso e il confronto delle idee e delle opinioni, diversamente da come recita retoricamente la propaganda del Pd. E la presenza di Rifondazione comunista tra i contestatori della giunta Muzzarelli è la conferma di un disagio a sinistra, di un distacco sempre più evidente tra il “palazzo” e i cittadini, un fenomeno senza precedenti a Modena, città da quasi ottantanni amministrata sempre dalla sinistra, prima dal Pci poi dal Pd, che la propaganda vuole convincere essere 'vocata' alla difesa del verde e dunque dell'ambiente, all'ascolto della gente e alla vicinanza ai ceti meno abbienti e alle loro associazioni di base e non alle finanziarie, al grande capitale, alle nuove forme di tecnocrazia economica. Come invece pare essere.
Cesare Pradella