Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Alla luce del risultato abruzzese, nonché a quella delle più ragionevoli previsioni che é possibile fare per quelli delle prossime amministrative, le parole di apertura ai movimenti civici che già nello scorso autunno aveva speso il portavoce Massimo Bugani (vice capo segreteria di Luigi Di Maio socio associazione Rousseau, referente regionale M5S Emilia-Romagna) risultano, al contempo, ancor più profetiche ed amare.
Da qui la mia scelta di dare a questa mia riflessione lo stesso titolo di una precedente del lontano gennaio 2017: un biglietto vincente, ma sprecato.
Rispetto a quella, però, oggi, oltre alla medesima amarezza si sommano un maggior sconcerto e delusione, causato dal dover constatare che quel Movimento, pur giunto a riscontrare nei cittadini un consenso tale da renderlo il primo partito italiano, non é per nulla 'cresciuto' in consapevolezza ed in maturità politica.
O, almeno, non é cresciuto in misura sufficiente da renderlo dialogico, ma non succube, dei diktat casaleggiani (e di chi altro?).
E così, Casaleggio e Di Maio 'non vogliono' attuare sinergie programmatiche con movimenti civici locali ed allora tutti gli attivisti nei vari territori, pur senza comprenderne le ragioni autentiche, pur ignorando le conseguenze di questa scelta non riescono a fare altro che adeguarsi. Bene... non gli resta che perseguire il mito dell'autosufficienza.
Resto convinto che le responsabilità che si sta assumendo il Movimento 5stelle, checché ne dicano quei media ancora allineati ai vecchi poteri, non possano essere minimamente paragonabili, ad esempio, a quelle che attribuite a tanti nostri precedenti leader e partiti.
Si pensi ad esempio agli Andreotti, ancora, tuttora e molto recentemente 'osannato' dalla seconda carica dello Stato, ai Forlani, con la bavetta alla bocca durante i processi mani pulite, ai Craxi ed ai molti altri che hanno creato, con l'enorme debito accumulato in quegli anni, le difficili condizioni in cui ci dibattiamo ancora.
Ciò nonostante, per quello che può valere la mia valutazione, non riesco ad assolverlo dall'incapacità di evolvere, lui stesso, attraverso un reale accrescimento del protagonismo dei suoi militanti locali, da quella cappa di doverosa dipendenza che tuttora pare soffocarli e precludere loro la possibilità di coinvolgersi per il miglioramento delle politiche cittadine (e, vedremo, regionali). Modena, temo, anzi, ne sono certo, ne sarà ulteriore esempio.
Giovanni Finali