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Gmg Lisbona, la vera Chiesa è aperta a tutti

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Chissà quanti amano Dio e si sentono respinti dalla Chiesa...


Gmg Lisbona, la vera Chiesa è aperta a tutti
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La GMG non è cosa per cuori teneri: ti spinge e sballonzola qua e là come se fossi un sacco di carne pronto per diventare un panino del McDonald's; non è un caso che febbri da stanchezza, mal di pancia e mal di gola serpeggino tra i pellegrini a ritmi elevati. È però vero che non lascia scampo anche nell’anima, oltre che nel corpo, strappandoti il cuore quando meno te lo aspetti.

Il terzo giorno era il turno dell’accoglienza a Sua Santità e saremmo dovuti andare sempre alla Colina do Encontro. Dato che non volevo perdermi questa occasione, mi sono subito aggregato al gruppo di Pietro, altro nucleo oltre gli scout di Paolo e il gruppo della Marta che si erano formati nel mio bus.


Nella mattinata, dopo aver preso un panino come pranzo al sacco nel supermercato Continente (il cui contenuto era un mistero gastronomico) sono andato con Marco alla catechesi sfruttando di nuovo Uber per sfrecciare dentro Torres Vedras.

Questa volta, a parlare ci sarebbe stato il vescovo Maurizio di Trento e avrebbe celebrato il vescovo Lauro di Trento. Il tema in questione era l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. L’ecumenismo è il movimento spirituale che, nei diversi gruppi di cristiani, spinge per un avvicinamento tra di loro pratico e teorico in una comunione spirituale verso una Chiesa unica.

Il vescovo Maurizio ha parlato di come la libertà delle religioni sia la chiave della democrazia, dato che “le religioni, se non strumentalizzare, rilanciano la coesione sociale dei popoli”. Non è più tempo per i sogni, bisogna cominciare ad agire, ma come? È passato, quindi, a parlare di due sue esperienze, Russia e Siria, per mostrarci cosa significhi il confronto.

La prima, più deprimente, era il 1999 e incontrarono il predecessore del patriarca di Mosca Cirillo I, si chiamava Alessio II. Il legato pontificio magnificava la forza del popolo di Dio, dicendo che i pastori non lo possono fermare perché è molto più avanti di loro, il patriarca con un gesto della mano gli ha detto “Questo non è opportuno”. L’altro esempio, invece, è quello di Siria, dove invece ha trovato la gioia di stare in comunione con i cristiani del luogo, senza niente e in pochi, ma sempre forti e con Dio nel cuore. L’Ecumenismo è questo, trovi chi rimarcherà le differenze reciproche e chi le ignorerà, ma se si ha comunione di intenzione si potrà sempre parlare.

A quel punto si è iniziata la condivisione a gruppo, sostanzialmente in linea con quanto fatto i giorni prima. Anche qui abbiamo denotato come la maggioranza dei cristiani sia pronta a fare passi più concreti e sarebbe bello ci fosse una piattaforma ufficiale e capillare per cominciare a fare una esperienza più sistematica del confronto ecumenico, oltre che ad un percorso tra gli alti livelli ecclesiali per cominciare a risolvere le nostre differenze secolari se non millenarie. Speriamo che ciò avvenga.

Ad ogni modo, dopo una presentazione degli ottimi esempi di associazioni civiche che lavorano sul territorio italiano, c’è stato spazio per le domande e ce n’è stata una particolarmente interessante: “come fare a sviluppare un dialogo, specie con chi la pensa o è diverso da te, in termini di sicurezza nazionale?” al quale entrambi i vescovi hanno dato una risposta significativa riassumibile come segue: le idee non contano niente, conta chi sei tu, perché la fiducia è la sicurezza più grande.

Subito dopo abbiamo concluso con la messa officiata questa volta dal vescovo Lauro di Trento, che ha rimarcato la bellezza di Dio che occupa il posto degli ultimi e non lo lascia, aggiungendo che “ho piacere di un Dio che crea scandalo”.

E dopo? Dopo c’era l’accoglienza del Papa. Per cui ci siamo lanciati verso i bus, venendo scarrozzati verso la stazione di Odivelas e da lì dritti verso la Colina Do Incontro (stavolta dalla parte giusta). In tram, gli scout e il gruppo della Marta sono scesi prima e con loro il mio compare di avventure Stefano, ci saremmo rivisti solo alla spianata. Io ero rimasto col gruppo di Pietro, tirando dritto per dritto a Campo Grande, da cui ci saremmo poi arrivati alla

Colina do Incontro, settore B, dall’altra parte della collina della messa di apertura. Uno del gruppo aveva avuto l’idea di prendere una bandiera della Ferrari; ciò ha portato ad innumerevoli persone, persino un poliziotto, a fermarsi e fare una foto con loro. D’altronde come resistere al cavallino bello gagliardo che si dimenava al vento, cosa che non manca mai in Portogallo e lo rende il posto ideale per le bandiere.

Arrivati al settore, ci siamo seduti in attesa dell’arrivo di sua santità che stava procedendo sulla sua macchina nelle immagini che proiettavano i teleschermi. Non siamo riusciti a vederlo dal vivo, cosa non rara per i pelllegrini, ma abbiamo potuto sentirlo e vederlo tramite enormi video e radio per la traduzione.

Non so se fosse lo schermo o il regista, ma quando inquadrava il Papa in certi momenti appariva vecchio, vecchissimo. Nei video proiettati della scorsa GMG aveva uno sguardo raggiante e una posa trionfante. In neanche un decennio il tempo e le malattie hanno reso Sua Santità visibilmente più anziano, rendendo quasi strappalacrime le parole successive. Continuando a chiederci di ripetere con lui delle frasi o a rispondere a delle domande, sua il Papa ci ha fatto ripetere che la Chiesa, la vera Chiesa, è aperta a TUTTI, parlando in spagnolo ha detto “todos” e ci ha chiesto di ripeterlo. Todos! Todos! Mi è venuto da piangere e mi è venuta in mente la domanda di una delle testimonianze all’inizio dell’accoglienza: “C’è posto per me nella Chiesa?”. Allora non era la mia domanda … era la domanda sua e mia e chissà di quanti altri dispersi in quella piazza che si sono sentiti più volti isolati per quello che erano e quello che pensavano.

Mi chiedevo se qualcun’altro sentisse quello che provo io? Mi chiedevo se fossi il solo che sentissi questo. Alla fine non era così, chissà quanti amano Dio e si sentono respinti dalla Chiesa, chissà quanti temono anche solo di sedersi in una chiesa per pregare per paura di sentirsi dire che se ne devono andare, per proprie scelta di vita o per quello che sono. Invece, non è così. Questa è la Chiesa di tutti. C’è posto anche per noi.
Tutti il mondo è paese nella povertà.

Alberto Avallone

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


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