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Guerra in Ucraina, fake news e manipolazioni anche in Occidente

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Fake news e manipolazioni producono solo odio da un lato e voglia di una difesa a priori di chi subisce colpe non certe dall’altro


Guerra in Ucraina, fake news e manipolazioni anche in Occidente
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In guerra, non esiste una propaganda bellica solo da una parte e, in un tempo in cui la comunicazione distrugge più che le granate, continuare a indicare sempre e solo la Russia quale dispensatrice di fandonie, oltre che responsabile di tutto ciò che vi è di più orrido e detestabile, è infantile e presuntuoso, nel senso che si considera il pubblico meno intelligente di una ameba e pronto a credere a qualsiasi cosa.

Prima d’iniziare questo “stupidario” dell’informazione, è bene ricordare che il Consiglio d’Europa previde già nel 2014 alla Russia, in seguito all’annessione della Crimea, una serie di sanzioni, tra le quali fu indicata quella ai Media. Il 2 marzo di quest’anno, l’Europa ha replicato la decisione.

A questo link, potete leggere il documento completo, che nella deliberazione dice: “L'UE approva la sospensione delle trasmissioni nell'UE degli organi di informazione Sputnik e Russia Today fino a quando non si porrà termine all'aggressione nei confronti dell'Ucraina e finché la Federazione russa e i suoi organi di informazione non cesseranno di condurre azioni di disinformazione e manipolazione delle informazioni nei confronti dell'UE e dei suoi Stati membri. Sputnik e Russia Today sono sotto il controllo permanente, diretto o indiretto, delle autorità della Federazione russa e sono essenziali per promuovere e sostenere l'aggressione militare nei confronti dell'Ucraina e per destabilizzare i Paesi vicini.”

Questa decisione istituzionale di oscurare l’informazione “nemica”, era già stata anticipata dal gruppo di hacker “Anonymus” il 28 febbraio, con un attacco ai siti dei media russi.

A questo link, potete leggere la notizia come venne diffusa dalla nostra agenzia di stampa Adnkronos.

In una società democratica e matura, sarebbe opportuno ricevere tutte le informazioni, valutarle personalmente e costruire su di esse una personale opinione. Il fatto che qualcuno decida cosa i cittadini debbano conoscere, appartiene ai regimi totalitari. In ogni caso, ciò che conosciamo di questa guerra sul versante russo, è filtrato dalle nostre redazioni e agenzie di stampa.
Dopo l’annuncio di Ursula von der Leyen, anche Mosca si adegua alle restrizioni sull’informazione. Ma, se davvero la Federazione Russa ha un governo autoritario, la scelta non deve stupirci; sono le nostre istituzioni democratiche da stigmatizzare, che hanno addirittura anticipato il bavaglio sulle notizie. Se siamo uguali a una “dittatura”, cosa ci differenzia?

Negli Stati Uniti a capo della NATO, che qualcuno indica quali veri e occulti responsabili del contrasto in Ucraina, qualcosa si muove nel senso di voci dissidenti alla politica di Biden in merito al conflitto. Un esempio è la nota giornalista sudafricana Lara Logan, inviata di guerra per la Fox News. In questa sua recente partecipazione televisiva, con sottotitoli in italiano, è possibile conoscere questa posizione.
E ora osserviamo casa nostra. Enrico Mentana e “Open” possono essere un buon esempio di un certo giornalismo con elmetto. La prima regola per ogni testata d’informazione, è la verifica delle fonti e dell’autenticità delle notizie. Un articolo di Panorama, raccoglie alcuni scivoloni di Mentana e soci che, a dire il vero, non si distinguono molto da quelli di altri media illustri. Qui, potete leggere l’articolo completo.

Il primo caso che viene presentato, è quello di una immagine che ritrae il cadavere di una donna, sfregiato da una svastica incisa sul ventre. Questa foto veramente shoccante, è stata postata su Twitter il 3 aprile scorso dalla deputata ucraina Lesia Vasilenko, ri-twittata il 4 aprile dal consigliere capo di Zelensky Oleksiy Arestovych con la didascalia: «Il corpo di una ragazza torturata a Gostomel». Open la pubblica il 5 Aprile. Peccato che la foto sia stata scattata a Mariupol, nella scuola utilizzata dal battaglione nazista Azov quale sede operativa. L’abbaglio è segnalato alla redazione e Mentana rettifica il luogo, ma si dimentica di dire che lo scempio con ogni probabilità è stato commesso da mani ucraine. La deputata e il consigliere capo, cancellano il post.

Mentana concede il bis dando enfasi alla storia raccontata da una certa Alina Dubovska, che parla di donne e bambini stuprati dall’Armata Rossa, prima di essere fucilati sommariamente. Si scopre che questa Dubovska è una giornalista della testata ucraina e filo governativa “Public”. Rintracciata, le viene chiesto di dare modo ad altri giornalisti d’approfondire l’orrore e lei risponde che non può essere più specifica: la storia le è stata riferita dal cugino (senza nome) che non se la sente di testimoniare in prima persona e fornire ulteriori dettagli.

Da Mentana e da tutti i media italiani ha avuto grande enfasi il caso della famosa blogger Mariana Vishegirskaya, ripresa mentre fugge con pancione, vestaglia, borsa e parenti al seguito da un presidio ospedaliero. Successivamente, racconta che «Sono stati i soldati ucraini a occupare l’ospedale. Con loro c’era un cameraman». L’inviato di guerra Fausto Biloslavo mostra un cratere al centro del cortile dell’ospedale, creato da un missile di precisione, che naturalmente ha mandato in frantumi tutti i vetri. Nelle riprese interne, si notano stanze a soqquadro. I Russi riferiscono di carri armati all’ombra dell’ospedale che, in seguito alla voragine prodotta, non avranno più uno spazio di manovra completo, mentre lo staff di Zelensky replica che «Mariana è costretta a dire così, perché è ostaggio dei russi». Quando il giornalista italiano Giorgio Bianchi la raggiunge a casa sua, la risposta è: “Macché rapita dai russi! Sono qui con mio marito e confermo tutto». Quale sarà la verità? Un giornalismo corretto, in questi casi, riporta l’informazione senza commenti e, soprattutto, accuse certe.

Concludiamo con il massacro di Bucha e il missile sulla stazione di Kramatorsk, che piomba in corrispondenza con la visita di Ursula von der Leyen e del quale si è già scritto in questo articolo.

Sul missile ormai sappiamo che il suo numero di serie lo identifica come appartenente all’esercito di Kiev e con ogni probabilità è stato sparato dagli ucraini, che ne hanno perso il controllo; su Bucha si è recentemente aggiunta un’atra informazione: Open di Mentana mostra la foto del battaglione russo Asanbekovich. Sarebbero loro gli autori della strage. Tuttavia, quella foto, con giovanissimi militari sorridenti, risale al 2019. Il giornalista del Manifesto Luigi De Biase, scopre che si tratta di un gruppo di coscritti che hanno lasciato l’esercito da mesi e non sono mai stati in Ucraina.

Non è certo questo il modo “occidentale” di raccontare una guerra, che si attende da una società democratica. Fake news e manipolazioni producono solo odio da un lato e voglia di una difesa a priori di chi subisce colpe non certe dall’altro. Questo giornalismo lasciamolo alle dittature o, altrimenti, non abbiamo alcuna verità a differenziarci.

Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegna

Visiting Professor London Performing Academy of Music di Londra. Docente di Formazione Corale e del master in Musica e Cinema presso Istituto Superiore di Studi Musicali Vecchi Tonelli..   Continua >>


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