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Sinistra a Modena. 'Altra' proposta, non 'nuova' proposta

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Quel che resta, quindi, è l'attesa di verificare l'appeal politico di questa proposta. Ad essa fanno difetto tutte le caratteristiche di reale novità


Sinistra a Modena. 'Altra' proposta, non 'nuova' proposta
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Il maestro Manzi, a noi degli anni '50, ha insegnato, se non a scrivere, cosa che già sapevamo fare, quantomeno che non é mai troppo tardi per imparare. E, ciò che ho appreso all'assemblea di fondazione del nuovo soggetto politico della sinistra modenese, per me ne é stata la prova.

Per parte mia, ad esempio, ho appreso che il mio intervento (lo stesso che LaPressa ha avuto la cortesia di pubblicare) non era congruo all'occasione. Essendo stato chiamato ad intervenire per primo (chissà perché, visto che ho consegnato la richiesta di parola quando la presidenza ne aveva già ricevute diverse altre ... via il dente, via il dolore?) non ho avuto modo di ascoltare altri interventi prima del mio e di comprendere, di conseguenza, e con chiarezza, a che 'tipo' di Assemblea ero stato invitato.

Pertanto, con la consapevolezza (poi dimostratasi errata) di intervenire in un contesto di dibattito politico riguardante in primo luogo la 'definizione del programma' di questa sinistra più a sinistra del PD e soprattutto, successivamente, visto che ci trovavamo a Modena, le implicazioni che questo orizzonte  politico avrebbe comportato nel dibattito politico locale, ripeto, visto che eravamo a Modena e non a Roma, e visto che tranne Cecilia Guerra, che é una senatrice, tutti gli altri partecipanti erano della nostra provincia, sia cittadini che amministratori, e visto che nell'ambito dei poteri consentiti a tutti i presenti, ripeto tranne che per Cecilia Guerra, il livello di competenze possibili non é certo quello di legiferare... Tutto ciò pensato e valutato, ho creduto di dover centrare il mio intervento su ciò che, a parer mio, avrebbe dovuto verificarsi come logica conseguenza della scelta di fondare un'altra forza politica già qui, nel nostro contesto.

E, sempre in conseguenza di ciò che avevo supposto, ho parlato principalmente di Modena, ed in subordine, della Provincia. Togliere l'appoggio alle maggioranze Pd.

Poi ho avuto modo di ascoltare gli altri quindici interventi, di alcuni dei quali scriverò in seguito, che hanno affrontato un ordine problematico che di Modena e dei suoi problemi non ha recato alcuna traccia. Evidentemente, dei problemi della nostra città e dintorni non era 'quello' il luogo in cui parlarne.

E se mi fosse rimasto un dubbio, a togliermelo sono state le parole di un autorevole esponente di quel soggetto politico che, al termine dell'incontro, mi ha fatto osservare il 'limite' del mio 'centralismo modenese', della mia monotematicità cittadina, insomma, del mio 'sguardo miope' sulla sola problematica locale. E, onestamente, non ho inteso se questo tipo di 'rimproveri' mi siano stati rivolti con compatimento, con esasperazione e/o se, la foga con la quale mi sono stati esposti, fosse dovuta principalmente ad un avvertito senso di colpa di chi li esprimeva, dovuto al fatto che, non potendo negare le problematiche irrisolte che sono 'vicine a noi', l'intenzione fosse quella di convincermi a  portare altrove, in un altra dimensione, il dibattito. E lasciar perdere Modena. Pur sapendo, appunto, che in quel contesto, oltre a Modena, non avrebbe potuto 'agire'.

Ho sentito ripetere spesso al mio amico don Ciotti, (cito non testualmente) che 'voler pensare a ciò che ci è lontano, va bene, purché non ci assolva dal cercare di migliorare ciò che ci é vicino'. Gli  ho anche sentito aggiungere che 'sviare l'impegno da ciò che ci é vicino contribuisce a credere di poter diminuite  la propria responsabilità verso ciò che ci circonda'. La penso così anch'io, che, per altro, non ho mai amato neppure il 'ma anche' veltroniano.

Comunque, nulla da dire. Più che legittimo impostare 'le cose' come sono state imbastite sabato,  dove, di 'vicino', tranne che delle drammaticità della Castelfrigo, non ci si è occupati.

Legittimo sì, ma certo non coerente e, credo, neppure immediatamente comprensibile da tutte quelle Persone, me compreso, che, nel proprio modo di pensare continuano a restare condizionate dall'ostinazione che vorrebbe trovare un fare Politica che sia coerente con ciò che pensa e dice.

In ogni caso, ho letto e poi ascoltato con molta attenzione il 'programma' politico. Ad esso non cambierei neppure una virgola: sono pienamente d'accordo.

Come nelle migliori pagine dei più recenti trattati d'economia, di sociologia, di antropologia, di psicologia, di politologia e via di questo passo, che, nella loro lettura dell'attuale situazione del nostro Paese (e non solo) sono orientati a sinistra, quel programma riprende con apprezzabile  puntualità i principali temi di un approfondimento, di un dibattito e confronto politico che, come viene affermato, non può più essere collaborativo con il PD, né nell'analisi, né nella strategia d'interventi necessari.

Però, evidentemente non tanto discordanti da trarre le conseguenze di cessare di appoggiare, in sede locale, quelle stesse politiche del Pd di cui si dice peste e corna. Come capita qui da noi.

Dei diversi interventi che hanno fatto seguito ho poco da dire: mi é sembrato che non siano stati che dei tentativi, più o meno riusciti,  di 'mettere in bella', con avvertibile ripetitività,  gli appunti presi durante la valutazione del programma, spostandone talvolta gli accenni.

Certo, compiacendo, in tal modo,  la necessità di rispettare appieno l'ortodossa liturgia delle migliori occasioni.

Invece, ho apprezzato l'intervento di Grigorij Calcagno, vent'anni, non foss'altro che per la sua coerenza. Diversamente da altri, egli ha dato prova di disinteresse e generosità: quando ha valutato la propria contrarietà alle politiche del PD, credo anche di quelle modenesi, non ha esitato dal rimettere l'incarico di segretario dei Giovani Democratici, evidenziando una maturità che non può non essergli riconosciuta. E immagino che quella scelta non gli sia costata poco.

Mi è piaciuto l'intervento di Andrea de Pietri, principalmente, e se ne può comprendere il motivo, quando ha accennato al suo profondo disaccordo su molte delle scelte politiche dell'amministrazione Muzzarelli.

Ho ascoltato, quando ascoltato non vuol dire solo 'sentito' distrattamente, l'intervento di Donato Pivanti, col suo costante ribadire la necessità che ad occupare la scena politica comincino ad essere le nuove generazioni, favorite dal farsi da parte delle vecchie. Più che, d'accordo con lui, ed anche d'accordo che non ci si stanchi di ripeterlo, anche e nonostante non sia possibile non vedere, ad esempio, la contraddizione esistente, non certo a lui imputabile, che, fra i sedici interventi di sabato, solo tre sono stati di under 40 anni e che, fra i duecentoventi partecipanti, solo molto meno di un quinto non aveva ancora i capelli bianchi.

Ma la parte dell'intervento cui ho prestato la maggior attenzione, tanto da farmi l'idea che, almeno in parte, potesse essere rivolta direttamente a me (che superbia) è stata quella che ha sottolineato che l'attuale fase di coordinamento di molte componenti della sinistra, più che alle differenze di valutazione (e restare o no nelle maggioranze PD, lo é) è necessario ed opportuno che si limiti ad unificare le uguaglianze, le condivisioni, cioè le visioni prospettiche sulle quali si può trovare l'accordo, rimandando le altre ad un futuro di là da venire.

Insomma, mi é sembrata una sorta di critica alla quale io stesso mi ero predisposto ed avevo previsto, tanto che ne avevo anche scritto ('mi si potrà rimproverare la volontà di accelerare').

Vorrei fargli sapere che riconosco la consistenza della sua preoccupazione, Che, però,  non è la mia prioritaria, perché di preoccupazioni circa ciò che osservo ne ho anche molte altre.

Beh ... ciò che non ho potuto dirgli ieri, al termine del suo intervento, sperando che mi legga adesso, è che avevo ben considerato quell'eventualità, non tanto e solo del rimprovero, bensì che l'introduzione di quel tema nel dibattito attuale, che è evidentemente spinoso e connesso ad individuali sensibilità che non sono simili, avrebbe potuto giocare un ruolo 'dirompente' e. se definirlo cosi dovesse sembrare eccessivo, almeno un ruolo 'divisivo'.

Ho ben visto, infatti, che nessuno, oltre a me, lo ha fatto. E forse ha anche fatto bene a non farlo.

Però vorrei dirgli i miei motivi. Credo che sappia, per esempio, che conservo la 'perversione' di continuare, dopo averlo fatto per diversi decenni come funzionario comunale, anche adesso, dopo la pensione, a prestare molta attenzioni al dibattito consiliare, in quello che è l'organo di massima rappresentanza politica che abbiamo a Modena, Tranne eccezioni, partecipo, fra il pubblico, a tutte le sedute dei lavori d'Aula, Leggo tutti i comunicati stampa comunali, le delibere, gli odg, le interrogazioni etc, Non lo scrivo certo per farmi dare del fanatico, del matto, dell'invasato (perverso sì) bensì per tentare di dimostrare che quando faccio cenno alle politiche cittadine, alle posizioni che, rispetto ad esse assumono tutte le diverse forze politiche, non riferisco dei 'sentito dire' e neppure delle cronache giornalistiche. Parlo e scrivo di cose che, d'accordo o non d'accordo che sia, sono frutto di una conoscenza diretta e non mediata da alcun interesse.

Mi sbaglierò, ma sono più che convinto che se Donato avesse avuto la mia stessa perversione e mi avesse accompagnato nel mio percorso di conoscenza diretta di moltissime scelte che sono state compiute, maggioranza consiliare compresa, non avrebbe potuto evitare di maturare il mio stesso convincimento ... che non é presto per prenderne delle distanze, bensì, enormemente tardi.

Per tutti, che sono moltissimi, può essere emblematico il comportamento tenuto dalle forze politiche cittadine quando, seppure negli oggettivi limiti di un dibattito, si é affrontato l'approfondimento sulla proposta di legge urbanistica della nostra Regione, che sarà votata il prossimo 6 dicembre, 'blindata' dal Pd, con l'annunciato voto contrario di tutte le sinistre presenti in consiglio regionale. Credo che non possa sfuggire che la proposta di legge che sarà approvata, a prescindere dalle valutazioni critiche che tantissimi esponenti dello stesso Pd, di illustri esperti (che, sempre ad esempio, sono anche quelli che hanno disegnato i piani regolatori di Bologna e di Modena) e di una lunga schiera di urbanisti, che il nostro sindaco ha pubblicamente definiti 'soloni', sia una legge che di fatto, definendola con semplicità, é  'la legge madre di tutte le pianificazioni', di ogni genere: quella che definisce la misura delle città, le sue forme, i suoi spazi, produttivi, residenziali che siano. E quella legge 'dice' che i Comuni non potranno più pianificare un bel niente. Tutto starà alle progettualità del privato.

Magari non tutti lo sanno, forse non lo saprà Pivanti, che si é detto in disaccordo con la mia fretta. Beh... si sappia: per i consiglieri di questo soggetto ... quella legge va bene. Nessun dubbio. Poi, ci si penserà. Come per la privatizzazione dei Servizi del Welfare, della promozione culturale regalata alle Fondazioni. Come per l'occupazione militarizzata di tutte le poltrone.

Comunque sia, proseguo. Un'obiezione che il medesimo autorevole interlocutore mi ha rivolto ha fatto riferimento ad un certo tipo di 'obbligo' avvertito da taluni consiglieri comunali, dovuto all'avvertito dovere di attenersi al volere dei cittadini che, con le loro preferenze, li hanno eletti per rispettare il programma elettorale che avevano sottoscritto all'atto delle elezioni. Insomma: 'chi li ha votati lo ha fatto perché mantenessero fede al programma Muzzarelli' e quei cittadini potrebbero essere delusi, amareggiati e chissà cos'altro se i loro eletti non rispettassero il loro consenso.

Mamma mia, che rumore di unghie che grattano lo specchio.

Questi consiglieri, tanto sensibili al mandato degli Elettori, non hanno pensato che già la stessa uscita dal Pd possa essere considerata un 'tradimento', visto che nelle sue file sono stati eletti? Tanto sensibili, però, da non aver tenuto in minima considerazione la sensibilità degli oltre settemila modenesi che avevano scelto una lista civica, per me Modena, chiaramente alternativa al Pd e che ora vedono i loro rappresentanti ridotti ad un ruolo di seconda fila nel sostegno ad una maggioranza della quale avrebbero dovuto, per rispetto del loro mandato, essere oppositori? Che non spendono una parola sulla sensibilità, che comunque in questo caso non é nuova, dell'assessore Mezzetti, antica anima di SEL, che lascia PD e sinistra?

Allora, se non agli elettori, mi e stata obiettata la fedeltà al programma elettorale sottoscritto. Ma, mi chiedo; non si sono proprio accorti di quanto poco del programma elettorale di Muzzarelli sia stato rispettato? Era prevista la prioritaria 'cura' della città, Vanno in giro per le strade? Era prevista la scrivania libera. Gli sembra davvero che sia stato così col Mata, il Mef?  Era previsto il saldo zero. Era previsto che le ruspe si sarebbero avviate dopo il cervello. Un altro migliaio di alloggi stanno arrivando. Era stata prevista una particolare attenzione all'ambiente. Che non si sarebbe andati avanti con le privatizzazioni. Lo sblocca-Modena, chi ha sbloccato? CambiaMo?

Va bé, va bè... ho capito: di tutte queste cose si parlerà dopo le elezioni nazionali, quando e se si constaterà se la proposta in oggetto otterrà un consenso rilevante (il mio autorevole interlocutore mi ha detto di prevedere un consenso del circa 16% sedicipercento). Sia ben chiaro che cio non mi dispiacerebbe, certo, ma credo che non si arriverà neppure alla metà di quel numero.

Parlare di Modena e di maggioranza, oggi, significherebbe, secondo l'analisi che mi è stata prospettata, rompere molti dei delicatissimi cristalli messi insieme in una non ancora stabile cristalliera. Non sono per nulla d'accordo, ma ne prendo atto.

Però. volendo andare alla sintesi di ciò che è capitato, allora si può dire che è stato predisposto un 'qualcosa' da mettere in sinergia a livello nazionale, Nulla di meno e nulla di più di questo.

Certo che allora, però, chi avesse avuto questo tipo di consapevolezza, e che, nello stesso tempo, avesse avuto la piena intenzione di dar significato alle parole pronunciate e scritte, avrebbe conseguentemente dovuto chiarire che, per lo meno al momento (poi si vedrà), la reale intenzione di quanto pensato, fatto e proposto era esclusivamente quella di comporre un cartello elettorale da spendere alle prossime elezioni politiche nazionali ... e poi, in ragione dell'esito di quest'ultime, valutare come procedere. Anche in questo caso, una scelta più che legittima, che, per realizzarsi ha bisogno di compromessi, di accordi, di evitare di affrontare temi sensibili.

Quel che resta, quindi, è l'attesa di verificare l'appeal politico di questa proposta, che mi permetterei di definire 'un'altra' proposta che si aggiunge alle già esistenti, ma non certo 'una nuova' proposta, perché, almeno al mio sguardo, ad essa fanno difetto tutte le caratteristiche di reale novità. Quelle che aprono, per esempio, autentici nuovi orizzonti, che non disdegnano sperimentare soluzioni innovative, quelli che hanno veramente voglia di recuperare quella partecipazione di chi tanto parlano.

Per parte mia, non immagino che potranno trovare una convergenza ideale con questa impostazione coloro che, per conto loro, coi Comitati, i Gruppi autogestiti e simili stanno faticosamente  cercando di individuare una strada nuova, con nuovi linguaggi (che certo non mi appartengono) e con nuove forme di aggregazione. Che, se riusciranno, saranno veramente nuove e fuori dai bizantinismi comprensibili solo ad alcuni.

Vedremo presto, fra qualche mese, chi l'avrà vista più lunga. Per la soddisfazione delle nostre curiosità, questo dubbio potrà trovare una risposta evidente e non restare confinato nell'incertezza.

Mi auguro di sbagliarmi e si tratterebbe di un riconoscimento più che gradito, Occorrerà constatare, tuttavia, se fra tutte le persone affaticate, amareggiate e deluse dalla Politica, quelle che sono entrate a far parte del gruppo che 'si astiene'... che, per quanto dichiarato, é il target di riferimento privilegiato di questa sinistra, non prevarranno quelle, me compreso, che sono tuttora ostinatamente condizionate dalla voglia di trovare un modo di fare politica diverso da quello del vecchio motto 'non predicare bene e poi razzolare male'.

Giovanni Finali


Giovanni Finali
Giovanni Finali

Educatore e Formatore, poi Coordinatore degli Educatori professionali del Comune di Modena, ha terminato la carriera presso la stessa Amministrazione in qualità di Istruttore Direttivo c..   Continua >>


 


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