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'La scelta fatta il 26 settembre scorso dalla commissione del Ministero della salute di chiudere il reparto di Ostetricia di Pavullo, insieme a quelli di Borgotaro e Castelnovo Monti fu sciagurata e motivata solamente, anche se la Regione non lo ammetterà mai, dalla volontà di tagliare sulla sanità'. Questa la tesi dell'intervento di venerdì sera del capogruppo regionale di Forza Italia Andrea Galli all'incontro organizzato a Pavullo dal Comitato Salviamo l'ospedale di Pavullo guidato da Maria Cristina Bettini.
'Tra i tre ospedali quello di Pavullo con 196 parti nel 2016 e 261 nel 2015 è certamente quello più penalizzato, ricordo anche che a Pavullo la percentuale di parti cesarei era solo del 13,7% - ha detto Galli - E allora se la deroga nonostante il non raggiungimento dei 500 parti all’anno venne giustamente concessa all’ospedale di Mirandola perché non concederla a Pavullo? Se in Toscana il Ministero ha concesso la deroga a Barga (460 parti l'anno), Piombino (313), Bibiena (295) e Portoferraio (211) perché non concederla a Pavullo? La risposta è semplice: il punto nascite dell’ospedale di Pavullo è stato chiuso perché il governo di allora col ministro Beatrice Lorenzin (poi grottescamente paracadutata a Modena ed eletta nelle fila del Pd), supportato dalla Regione a guida Bonaccini-Venturi puntava a risparmiare, o meglio, tagliare, sulla sanità'.
'Per mesi la Regione Emilia Romagna, supportata dai vertici Ausl con il direttore Annicchiarico in testa, ha detto e spergiurato che le cose non stanno in questo modo, che in ballo vi era la sicurezza dei neonati e delle partorienti e si sono giustificati sottolineando gli investimenti fatti per l’ospedale di Pavullo, ma davvero nella chiusura dell’ospedale di Pavullo non vi è altra spiegazione se non la volontà di risparmiare soldi - chiude Andrea Galli -. Gli investimenti pubblici su questa struttura ospedaliera erano infatti dovuti indipendentemente dal punto nascite e rappresentano una spesa necessaria e una tantum. Nulla a che vedere con la spesa fissa data dalla presenza di un punto nascite e di un reparto di ostetricia. Le ragioni affinchè il nuovo Governo ponga rimedio agli errori del Pd e riapra il punto nascite ci sono tutte. E l'istanza di riesame della decisione della commissione ministeriale, inviata a Roma, scritta da Cristina Bettini e sottoscritta dai sindaci di Fiumalbo e Polinago, le elenca perfettamente. Penso alle distanze chilometriche fissate al ribasso per dimostrare una vicinanza maggiore dei Comuni Montani a Sassuolo e penso ai disagi di chi vive l'Alto Frignano come l'assenza di copertura totale per la telefonia mobile o l'impossibilità dell'elicottero di alzarsi con il maltempo. Penso all'afflusso massiccio di turisti nella stagione estiva. Il 29 ottobre 2017, a pochi giorni dalla chiusura del punto nascite di Pavullo, una donna di Sant'Antonio di Pavullo colpita da distacco di placenta venne trasportata all’ospedale di Sassuolo. La mamma si salvò, ma il neonato morì. Come sarebbe andata se la donna avesse potuto essere ricoverata a Pavullo? L'asticella dei 500 parti all'anno non può e non deve essere l'unico metro per chiudere un servizio così importante per il nostro Appennino'.
Redazione Pressa
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