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Il Comitato Modena Salute e Ambiente, uno dei protagonisti della opposizione al raddoppio dell’inceneritore, ha realizzato per la Pressa un dossier dettagliato che fotografa attraverso le cifre diffuse dal gestore stesso (Hera) la situazione dell’impianto modenese che brucia ogni anno oltre 200mila tonnellate di rifiuti. Un quadro che contribuisce al dibattito sul tema-rifiuti, sulle sue ricadute ambientali ed economiche, e che racconta di come Modena sia diventata negli anni uno dei poli dell’incenerimento in Italia.
Pubblicheremo il dossier in più puntate, il mercoledì e il venerdì. Siamo giunti oggi alla diciannovesima puntata.
Si tratta, come già detto, un resoconto effettuato da una delle parti in causa (anche se i dati sono diffusi direttamente da Hera e quindi non smentibili), ovviamente qualora Hera o altri soggetti interessati volessero replicare, La Pressa ospiterà ogni intervento.
PER ORA HERA NON HA VOLUTO COMMENTARE
Hera è il proprietario/gestore dell’inceneritore di Modena, tramite una delle sue consociate.
HERA vuole… quante volte abbiamo sentito dire questa frase, in particolare da pubblici amministratori e politici in genere. Come se Hera fosse una sorta di entità impersonale, ingovernabile e inappellabile dotata di propria autonomia decisionale che, ad esempio costringe la comunità a dotarsi di un inceneritore e magari con rifiuti da fuori provincia, cui tutti devono inchinarsi. Compresi i decisori politici loro “malgrado” (spesso con grandi lacrime di coccodrillo) che invece vorrebbero la differenziata, ma accipicchia HERA vuole…( il raddoppio…) appunto, una sorta di utile parafulmine delle arrabbiature dei cittadini.
Allora la domanda è : Chi comanda in HERA, chi ne decide le linee guida?
Per rispondere occorre una Premessa: HERA è una Spa quotata in borsa e tutte le informazioni su HERA, soci, fatturato, impianti, società del gruppo, ecc.
sono rintracciabili in rete e qui HERA
Qui sotto l’evoluzione dell’azionariato nel tempo, i soci pubblici sono la maggioranza.
Dati 2016: I Comuni di Bologna (12,83%) Province Romagna (16,61%), Modena (8,73%), Ferrara (1,86%), Trieste (4,60%), Padova (3,66%), Udine (2,96%) hanno la maggioranza delle azioni (51,3%). Il resto 48,7% è quotato in borsa, diviso tra alcuni grandi azionisti e al pubblico normale. Da notare la progressiva diluizione della quota del Comune di Modena, dal 14% (2005) al 8.73% (2016), un calo del 40%, analogo a quello dei Comuni storici, dovuto in parte all’ allargamento ai privati in particolare dal 2014 al 2015 e in parte all’arrivo di nuovi Comuni. Al 31.12.2016 la parte pubblica supera ancora la parte privata, quotata in borsa.
Al 30.06.2017 la parte pubblica viene superata dalla parte privata.
Al 30.06.2017 la parte pubblica viene superata dalla parte privata.
Sono previsti patti parasociali di Sindacato e Blocco per scendere dal 51% al 35% la parte pubblica e vincoli di vendita dei Comuni. Il controllo resta in mano pubblica.
Come tutte le Spa chi decide è il Consiglio di Amministrazione, CdA, in cui siedono rappresentanti in ragione delle azioni possedute dai proprietari, sia privati che Comuni. Il Cda ha praticamente tutti i poteri, vedi sotto:
2014 23 aprile - 2017 26 aprile Tra queste due date nel cda di Hera il Comune di Modena esprime due consiglieri: Giovanni Basile e Luca Mandrioli.
2017 27 aprile viene eletto il nuovo Cda, i membri diventano 15, perché aumenta di 1 (4 totali) il numero di consiglieri espressi dai privati. I modenesi sono sempre due: Giovanni Basili e Massimo Giusti.
Da tutto questo ricaviamo che la maggioranza del CdA era ed è saldamente in mano ai Comuni di riferimento, che con 11 consiglieri su 15 hanno saldamente in mano il controllo di HERA. CdA che prende tutte le decisioni rilevanti nella conduzione della attività. HERA si configura così come una sorta di braccio operativo delle linee guida del CdA, quindi dei Comuni azionisti, che dettano le principali attività.
La Politica “controlla” HERA in due punti: 1- come azionista di maggioranza nel CdA nel dettare le linee guida (es. inceneritori si, inceneritori no, ecc.) 2- come Ente Autorizzante, nel caso inceneritori la Provincia, delle richieste progettuali e impiantistiche di HERA, tramite le già viste AIA e simili.
Tornando alla domanda inziale: Chi comanda in HERA? La risposta “teorica” dice il CdA, e quindi i Comuni che hanno la maggioranza dei consiglieri. Quindi, ad esempio, la frase: “HERA vuole raddoppiare l’inceneritore di Modena ” ... secondo noi si esprime come: “ I Comuni in CdA di HERA decidono di raddoppiare l’inceneritore di Modena e danno mandato alla Società HERA stessa di procedere con le relative pratiche esecutive”.
E così via per ogni altra attività della Società. E quindi sono i Comuni a decidere cosa fa o non fa Hera, nell’esempio, il raddoppio dell’ inceneritore di Modena. Perché, ribadiamolo, HERA è di proprietà dei Comuni azionisti e ne esprime le volontà sul territorio. Se non fosse così, ovvero se altri diversi soggetti (es. il management di HERA, oppure gli azionisti privati, ecc.) “impongono” la loro volontà a cosa far fare a HERA, allora, secondo noi, si renderebbero necessarie delle serie riflessioni sul “chi decide cosa e a che scopo”.
Certo le cose non sono così semplici e lineari nel governo di una Azienda di tali dimensioni e la vicenda dello stipendio del Presidente di 457.000 euro (2014) approvato da CdA, citata nella puntata scorsa, ne è una prova indiretta.
Nel frattempo lo stipendio del Presidente è arrivato a 465.069 Euro (2016) sempre deliberato dal CdA.
Il rendiconto del primo semestre 2017 sono dati in ottima salute, tutti gli indicatori in positivo. Vedi sotto.
E questi sono i dati economici 1° semestre 2017 generati dallo smaltimento rifiuti:
Notare il contributo di “ .. ai maggiori volumi di trattamento dei rifiuti da mercato”. Bene. O forse non del tutto. Bene perché HERA è in salute, carrozzoni in perdita anche basta. Difatti il Cda approva.
Ma la riflessione a carico dei Comuni nel CdA riguarda :
- su cosa fa business: acqua, luce, gas e rifiuti, beni primari taluni in regime di monopolio,
- la presenza importante di azionisti privati, cui verrà destinata la parte corrispondente di utili (al momento circa il 50% per poi arrivare a breve al 65%) fatti sui suddetti beni primari.
- Questa in tutto e per tutto è logica di mercato, nulla di male in assoluto, ma corrisponde ai valori etico sociali dei Comuni in CdA, soprattutto sui beni primari a forte valenza sociale?