Il maestro Giorgio Forattini è morto. È volato in paradiso, epperò quello con la moquette pulita, la poltrona Frau e il whisky d’annata. Dio lo accoglie con un sorriso: “Benvenuto, qui puoi prendere in giro tutti, ma senza esagerare”, ergo il paradiso delle vignette che fanno ridere senza far pensare. Forattini lo seguivo fin da subito, cioè fin da quando lavorava per la Repubblica di Eugenio Scalfari: anche se, satiricamente parlando, non c'era confronto col il Male di Pino Zac, poiché diciamolo: Forattini è stato il campione della satira... 'perbene', ergo 'elegante', 'intelligente', ma 'addomesticata' in ogni dove, la satira che si fa perdonare subito dopo aver punto appena-appena, quella che critica il potere solo per ricordargli quanto è simpatico. Lui. Sotto, all’inferno, Charb e Cabu ridono ancora, anneriti e felici. Loro non avevano la poltrona, solo matite e bestemmie. E mentre Forattini brinda con Dio, loro ridono di noi, che ci accontentiamo di satira con il fiocco. Il potere non teme le vignette che fanno ridere: teme quelle che fanno male. E allora sapete che vi dico? Dio può tenersi i suoi Forattini, i suoi santi della satira moderata, i suoi comici da salotto: io resto giù, tra le fiamme, con Charb e Cabu: del resto, si sa, je suis Charlie!
Paride Puglia



