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Rubrica a cura di Alessandra Dal Borgo - Consultinvest sim
Sono solo due le vere novità nel nostro Scenario.
La prima – che deriva dalla conferma di una normalizzazione della crescita USA verso i livelli di espansione pre-Covid e la stabilizzazione su bassi livelli per quella Europea – è che ora le Banche Centrali, dalla FED alla BCE, sono molto più predisposte a tagliare i tassi rispetto a quanto lo potevano essere solo qualche mese fa. Ciò poiché i rischi di una ripresa dell’Inflazione sono diventati, nel loro complesso, meno rilevanti rispetto a quelli di un rallentamento economico indotto da tassi di policy reali troppo alti.
Rischi di un rallentamento economico che – dopo mesi – sono riusciti ad insinuarsi nelle narrative del Mercato a seguito di una serie di notizie e di dati che - complice la bassa liquidità estiva - hanno portato scompiglio: con Mercati Azionari in forte calo e con un poderoso rally di quelli Obbligazionari verso cui si è cercato rifugio. Dati e notizie dove in primis collochiamo quella di una Politica Monetaria giapponese sempre più guidata verso la normalizzazione che implica uno Yen meno debole e che a sua volta determina la chiusura di colossali posizioni che per anni hanno usato lo Yen come valuta di finanziamento per gli investimenti speculativi: chiusura di posizioni in grado di provocare un piccolo terremoto nei Mercati Azionari.
Terremoto capace di trovare maggior forza grazie a notizie societarie dal mondo del Tech – dove nell’ultimo anno si sono annidati i maggiori guadagni – che hanno iniziato a mostrare il limite di scenari di una continua espansione e dove l’Intelligenza Artificiale impiegherà tempo per essere adottata in modo economicamente produttivo e quindi non sarà immediatamente in grado di ripagare gli ingenti investimenti necessari per applicarla e svilupparla. Da ultima la notizia di un mercato del lavoro USA che si starebbe normalizzando, nel senso che la forza lavoro in continuo aumento grazie all’immigrazione non riesce più a trovare sufficienti sbocchi occupazionali, confermando un trend rialzista nel tasso di disoccupazione che è ritornato ai livelli del 2017 (4.3%).
Questa miscela di posizionamento del Mercato e di evoluzione economica e di policy è così riuscita a riportare alla ribalta il rischio di un rallentamento economico e al limite di una prossima recessione, rendendo più facile alle Banche Centrali spostare l’ago della bilancia verso un approccio meno restrittivo anche e solo per calmierare i Mercati. Infatti le Banche Centrali, pur volendo esercitare grande prudenza dopo gli errori sull’Inflazione commessi nel 2021 e nel 2022 e riconoscendo che alcune componenti costitutive dell’Inflazione saranno difficili da contenere per cui potremo avere tassi di Inflazione che calano poco o che non calano del tutto, hanno ora più margine per trovare la forza e il coraggio di abbassare i tassi di policy in Settembre e abbassarne il livello reale allineandoli verso le aspettative dei Mercati, aiutando così la Domanda per i Consumi a riprendersi dopo i rallentamenti degli ultimi mesi. Anche perché, oggettivamente, se anche l’Inflazione dovesse rimanere tra il 2,5% ed il 3% nei prossimi mesi (molto probabile), non avrebbe molto senso tenere i tassi allo stesso livello dello scorso anno quando l’inflazione era sopra il 6%.
Così le prossime settimane di agosto e soprattutto durante il convegno di Jackson Hole di fine agosto in Wyoming, dove ospiti della FED si riuniranno tutte i Banchieri Centrali, si potrebbe avere l’occasione propizia per preparare i futuri tagli; un taglio che per la FED sarebbe il primo. Con un taglio dei tassi FED a settembre, anche la BCE potrebbe trovare modo di tagliare ancora 1 o 2 volte prima della fine dell’anno senza che l’euro si apprezzi troppo in modo da evitare che si riduca la crescita economica trainata dall’Export.
Il vero tema, così, non è più se le Banche Centrali taglieranno nei prossimi mesi, ma fino a che punto e con che velocità vorranno abbassarli nel 2025. E molto dipenderà anche dal risultato delle Elezioni Presidenziali USA.
La seconda novità riguarda proprio quest’ultimo argomento ed è il ritiro della candidatura presidenziale di Joe Biden e il passaggio di testimone al Suo Vice Kamala Harris. Con Biden fuori gara, dopo un confronto televisivo con Trump a fine giugno che lo aveva fatto apparire decisamente sconfitto e aveva portato i sondaggi in netto favore dei Repubblicani anche per una vittoria del Congresso, e con il passaggio a Harris l’incertezza sul risultato finale delle Elezioni Presidenziali è tornata a salire con decisione, proponendo ora uno scenario di maggiore equilibrio e in cui tutti i risultati sono ancora possibili.
Questo porta i Mercati a focalizzarsi per le prossime settimane non più sui possibili e imprevedibili risvolti di un esito elettorale molto incerto, ma solo sui dati economici: ossia ciclo economico, Inflazione, risposte di Politica Monetaria e risultati societari.
Posto che crediamo che le paure recessive siano per ora infondate e che quello a cui stiamo assistendo sia una fase di rallentamento e di normalizzazione ciclica su livelli di crescita moderata, pensiamo che dalla politica Monetaria darà a partire da settembre un maggior sostegno, con allentamenti che però non crediamo saranno così estremi come scontano oggi i Mercati. Dei risultati societari, invece, si può dire che finora non sono stati particolarmente brillanti, nonostante aspettative poco esigenti, e stanno instillando il dubbio che i guadagni di produttività attesi dal contributo dell’Intelligenza Artificiale sono ancora lontani da realizzarsi.
Ciò porterà una parte degli investitori – quelli presi alla sprovvista dalla volatilità di inizio agosto - a mantenersi prudenti, anche in ragione di settimane sempre più illiquide. Prudenza soprattutto verso le valutazioni dei titoli tecnologici USA e dei Consumi Discrezionali in Europa, che di fatto hanno trascinato i listini negli ultimi 12 mesi, cercando rifugio verso quelli – come le Small Cap che - sono stati trascurate e che in caso di ribasso dei tassi dovrebbero avere vita più facile per riprendersi. Per quelli che invece hanno evitato il brutto colpo di inizio agosto si possono aprire interessanti occasioni di acquisto di lungo termine.
L’Allocazione raccomandata per noi è allora quella che si caratterizza per una certa prudenza verso l’Esposizione Azionaria (60%), anche se trattasi di una prudenza non eccessiva poiché non si intravedono segnali di una recessione in arrivo nei prossimi 6 mesi, e una Esposizione Obbligazionaria (40%) ancora incentrata sulle parti di curva a breve e media scadenza, in quanto le scadenze lunghe, soprattutto dopo il poderoso rally di inizio Agosto, non remunerano a sufficienza le future difficoltà di finanziamento dei Deficit Pubblici - sia negli USA che in Europa – e incorporando forti e concentrati ribassi dei tassi di policy delle Banche Centrali in poco tempo per paura di una recessione non remunerano a sufficienza il rischio che, invece, noi intravediamo ossia di una non recessione e di una difficile compressione dell’Inflazione al di sotto del 2%.
Maurizio Vitolo
Fondatore e ad Consultinvest
Analista e gestore Consultinvest Asset Management SGR SpA