Trasferitosi con la famiglia a Treviso, attratto da una una maggiore offerta di lavoro, perse, a distanza di qualche anno, moglie e figlio. Rimasto solo Enrico trovò rifugio in una piccola stanzetta grazie alla generosità di un notaio. Condusse un'esistenza solitaria, silenziosa e indossò un saio: pregava spesso e visitava le chiese di Treviso partecipando a tante Messe per ascoltare la parola di Dio. Enrico si adattò a svolgere i lavori più umili e tutto quello che guadagnava lo regalava ai mendicanti.
Quando lo trovarono esanime nella sua cella tutti lo acclamarono come Santo. Secondo la tradizione, nel momento della morte di Enrico, che avvenne il 10 giugno 1315, tutte le campane di Treviso si misero a suonare suscitando stupore. Dopo la sua morte, testimoni del tempo, confermarono ben 346 guarigioni da malattie, per sua intercessione.
La sua fama si estese anche a tutta l'alta Italia e di Enrico si continuò a parlare e a scrivere, addirittura nel Decamerone del Boccaccio. La sua immagine si diffuse ovunque, come testimonia la sua ricca iconografia oggi presente nella Cattedrale di Vienna, nel Duomo di Innsbruck, nelle chiese dell'Istria e del Tirolo. Il culto del Beato Enrico da Bolzano fu approvato da Benedetto XIV nel 1750, per dare un celeste protettore a tutti i boscaioli del mondo.
Buon onomastico a chi si chiama Enrico.