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'Strage di alberi sull'argine della 'cassa'? Regolamento rispettato, errore è stato lasciarli crescere'
La Pressa
Sulla Cassa di espansione del Panaro con Massimo Neviani del Comitato Salute Ambientale Campogalliano: 'Gli apparati radicali rimasti marciranno lasciando spazi e possibili infiltrazioni nella struttura dell'argine, con conseguenze imprevedibili'
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Per anni gli argini dei fiumi Secchia, Panaro e delle relative casse di espansione sono stati abbandonati e la vegetazione spontanea, che lungo le aste fluviali cresce ancora più velocemente che altrove, li ha invasi. Il regolamento che prevede che gli argini vadano mantenuti e puliti, per anni, nella maggior parte dei tratti arginali, non è stato onorato. Le ragioni sembrerebbero diverse, ma principalmente legate, come sempre succede e quasi sempre viene detto, alla mancanza di risorse. Magari dirottate altrove, compresi grandi eventi come le olimpiadi invernali. Quando, soprattutto dopo l'alluvione del 2014, a Modena causata della rottura dell'argine del Secchia, si è nuovamente rimesso mano alla manutenzione degli argini e al taglio di grandi piante, i grandi apparati radicali rimasti nel terreno a marcire hanno creato spazio ad infiltrazioni, indebolendo gli argini stessi. In parte è quanto sarebbe successo anche lungo uno dei tratti arginali più colpiti dalle rotture degli ultimi decenni, quello del Panaro, alle porte di Modena, dove nel dicembre del 2020, a seguito della rottura che ha provocato l'alluvione di Nonantola, gli esperti della commissione tecnica regionale sulle cause hanno individuato cippi ed apparati radicali antichi e recenti o di grandi canne tra gli elementi che componevano l'argine collassato e rotto. Ed è questa una delle possibili conseguenze sul lungo termine che si temono dopo il taglio di centinaia di grosse piante cresciute sull'enorme argine della cassa di espansione del Panaro, nel tratto che dalla 'diga', manufatto di regolazione dell'acqua, arriva fino all'autostrada, sviluppandosi per diversi chilometri. Centinaia di alberi alti decine di metri con tronchi anche di 80-90 centimetri di diametro, tagliati.
'Sulla base del regolamento andava fatto perché gli argini, sottolineo gli argini, devono essere 'liberi' dalla vegetazione, anche se piange il cuore vedere tutto ciò - spiega Massimo Neviani, del Comitato Salute Ambientale di Campogalliano con il quale ci siamo recati sull'argine della cassa di espansione interessato dai lavori. 'Il problema è che questi alberi non andavano fatti crescere. Il punto oggi è che nessuno sa quali conseguenze sul lungo periodo potrebbero esserci a seguito dell'effetto della presenza di queste decine di grandi apparati radicali all'interno dell'argine che gradualmente marciranno lasciando spazi a fessure e spazi nella struttura. Le conseguenze sul lungo periodo, in termini di sicurezza idraulica, sono imprevedibili'
Gianni Galeotti
Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie.. Continua >>