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Bandiera ammainata troppo presto: i Talebani riconquistano Afghanistan

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L'offensiva talebana si è scatenata ormai su tutto il territorio ed è facile prevedere che saprà riconquistare i caposaldi perduti


Bandiera ammainata troppo presto: i Talebani riconquistano Afghanistan
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L’Italia, e forse anche l’Europa, sono divisi in due. Anzi, in tre. Una parte si sta godendo le meritate vacanze al mare o in montagna e non vuole sentire discorsi diversi dal “Se vai da Manin, fanno una zuppetta di mare con crostoni che è una favola!”. Un’altra parte discute del “Green Pass” e se da “Manin” o altro ristorante si potrà entrare e se sia giusto questo occulto obbligo vaccinale senza che lo Stato se ne assuma la responsabilità. La terza e ultima parte parla del cambiamento climatico: c’è? O è tutta una bufala orchestrata dal solito governo mondialista che vuole dirottarci da qualche parte?

Nel frattempo, il mondo avanza per i fatti suoi nella disattenzione di tutti, compresi quelli che a certi fenomeni dovrebbero prestare attenzione. Mi riferisco a ciò che sta accadendo in Afghanistan.

Su ordine dell’America, l’Occidente ha già quasi completato il ritiro delle truppe e i Talebani, mimetizzati tra la gente e mai domati veramente, stanno rialzando la testa. Rialzano la loro e tagliano quella degli altri, di chi ha collaborato con marines e affini e forse sperato che un diverso futuro potesse esistere. Gli uomini in nero hanno già riconquistato diverse province e con i soliti delatori che annovera qualsiasi popolo e civiltà, vanno a scovare casa per casa i “traditori” e cioè gli interpreti, gli autisti delle televisioni, dei reporter di guerra e li sgozzano con sapiente maestria sull’uscio di casa.

L’offensiva talebana si è scatenata ormai su tutto il territorio ed è facile prevedere che saprà riconquistare i caposaldi perduti e ogni cosa ritornerà come prima. Tanti nostri soldati - italiani, europei e americani - che hanno lasciato la pelle tra quelle lande desolate, l’avranno fatto per nulla.

Si ricostituirà lo Stato Islamico e i Talebani saranno nuovamente al potere.

La Guerra è sempre una sconfitta per l’Umanità, che non ha saputo trovare vie pacifiche per risolvere i problemi, ma ci sono momenti, a mio parere, che si rende necessaria e doverosa. Non è possibile abbandonare il popolo afghano al proprio destino, che sarà quello di tornare sotto il potere oscurantista di un Islam radicale.

Dopo l’11 settembre e l’attacco alle “Twin Towers” si è presentato un problema per l’America e tutto l’Occidente, che prima era solo accennato e riguardava qualche elemento rivoluzionario: il terrorismo islamico con l’obiettivo di distruggere con ogni mezzo l’impero del male. Noi.

La scelta del Presidente George Walker Bush, davanti a quasi tremila morti civili, fu quella di mandare truppe in Afghanistan (alcuni suggeriscono l’ipotesi per bloccare l’acquisto di testate nucleari pagate alla mafia russa con partite di oppio), per poi dirottarle in Iraq, alla ricerca di armi di distruzione di massa mai trovate (e soprattutto proteggere i pozzi di petrolio).

Ripristinato un facsimile di governo a Kabul, ci siamo dedicati all’addestramento delle truppe governative, neppure completato, e poi abbiamo deciso di salutare tutti e tornare a casa, incuranti del fatto che queste truppe non erano ancora pronte per difendere il Paese dal ritorno dei talebani.
Ha un senso tutto ciò? Non credo.

Viviamo un tempo in cui i principali governanti sono abilissimi a muoversi sui “social” e nei salotti televisivi, ma risultano incapaci di spingere lo sguardo al domani, a cosa potrebbe accadere fra qualche anno e quali potrebbero essere le conseguenze. Il loro unico interesse è il consenso, che potrebbe essere compromesso da una guerra vera a sostegno del popolo afghano, dispendiosa in termini economici e soprattutto in vite umane. Quando i soldati tornano a casa in una bara, avvolta nella bandiera, l’indice di gradimento precipita e il popolo si domanda perché tante giovani vite siano state inviate in quei territori a farsi sparare.

La ragione è duplice: è meglio prevenire che curare e il ricco occidente ha il dovere morale d’aiutare i popoli meno fortunati a trovare una loro via di pace e prosperità. Quando il comandante Massud (Ahmad Shah, 1953-2001), l’eroe della resistenza prima anti-sovietica e poi anti-talebana, giunse nel 2001 in Europa per chiedere aiuto, pochi mesi prima di essere assassinato da terroristi di Al-Qaeda, trovò orecchie sorde alle sue parole. Non c’era una convenienza economica, dopo il ritiro delle truppe sovietiche, che tra quelle dune avevano trovato il loro Vietnam.

Poi dal 2001, per vent’anni, l’Occidente ha acceso la speranza nel popolo afghano di un futuro diverso e possibile, non dominato dall’Islam radicale, e adesso l’ultimo camion di marines è imbarcato e si torna a casa.

Intanto, i Talebani hanno conquistato in questo momento (ne danno notizia le agenzie circa alle 8 del mattino di giovedì 12 agosto) Ghazni, a 150 chilometri da Kabul e l’America si prepara ad evacuare l’Ambasciata. Centinaia di soldati governativi si arrendono e il Pentagono avverte che quella del ritiro delle truppe “è stata un'imprudenza da parte della Casa Bianca, che potrebbe portare a conseguenze difficilmente prevedibili, trasformandosi di fatto in un boomerang senza precedenti.”

Attendiamoci questo boomerang con nuovi attentati nelle nostre città e l’azione di un nemico invisibile che è già presente. Grazie Trump e, soprattutto, grazie Biden.

Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegna

Visiting Professor London Performing Academy of Music di Londra. Docente di Formazione Corale e del master in Musica e Cinema presso Istituto Superiore di Studi Musicali Vecchi Tonelli..   Continua >>


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