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Papa Leone XIV, quanta differenza con Papa Francesco

Papa Leone XIV, quanta differenza con Papa Francesco

L’impressione è che i cardinali, dopo i frangenti tempestosi che hanno caratterizzato i dodici anni di pontificato di Francesco, abbiano scelto la mediazione


3 minuti di lettura

Società Dolce: fare insieme
Ieri sera, quando il nuovo papa Leone XIV si è affacciato al balcone di San Pietro in mozzetta rossa e stola, esordendo con le parole “la Pace sia con tutti voi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto” e ringraziando i confratelli cardinali per averlo eletto a “successore di Pietro”, è balzata subito agli occhi la differenza di stile con il suo predecessore Francesco. Nel 2013, Josè Maria Bergoglio apparve, volutamente, con la sola veste bianca depurata di ogni altro segno che facesse riferimento alla tradizione papale; inoltre, nel suo primo discorso a braccio si rivolse alle migliaia di fedeli riuniti in piazza con un molto colloquiale “Fratelli e sorelle, buonasera!” e in modo ancora più insolito si nominò ripetutamente come “nuovo vescovo a Roma” e non come Papa.
I simboli, anche quelli apparentemente secondari, in un’istituzione millenaria come la Chiesa assumono sempre un valore del tutto particolare e come Bergoglio volle manifestarsi subito ai fedeli e al mondo come un innovatore della Chiesa, allo stesso modo Robert Francis Prevost ha voluto presentarsi come un Papa più misurato, almeno nella forma e nelle parole.
Molti commentatori hanno sottolineato i richiami contenuti nel suo intervento, rigorosamente scritto, a papa Francesco e alla sua eredità.
Considerato che su Prevost, eletto al quarto scrutinio, sono confluiti molti dei voti dei 108 cardinali nominati da Bergoglio (su 135 votanti) e che lui stesso doveva al suo predecessore la nomina a prefetto della congregazione dei vescovi - ruolo centrale nella Curia romana e probabilmente decisivo per l’elezione - l’omaggio a Francesco è apparso come un atto di riconoscenza dovuto più che una dichiarazione esplicita di volerne proseguire fedelmente il cammino.
L’impressione è che i cardinali, dopo i frangenti tempestosi che hanno caratterizzato i dodici anni di pontificato di Francesco, abbiano voluto scegliere un candidato di mediazione, aperto su tematiche come l’immigrazione, la pace, la sinodalità, ma al tempo stesso teologicamente più prudente su argomenti controversi in materia teologico-morale e di governo della Chiesa, e, soprattutto, capace di tenere unite le diverse anime della cattolicità, smussando quei contrasti interni, che le fughe in avanti di Bergoglio avevano fatto emergere.
La sensibilità sociale del nuovo Papa pare sottolineata dal nome scelto, che fa diretto riferimento a Leone XIII, il papa della Rerum novarum e padre della dottrina sociale della Chiesa, anche se resta tutto da scoprire come vorrà e saprà manifestare questa sensibilità nel magistero ordinario e straordinario della Chiesa.
Ancora tutto da esplorare sarà anche il rapporto di Prevost con il paese di provenienza, gli Stati Uniti, e il suo attuale governo.
Da quanto pubblicato dagli organi d’informazione anglosassoni, pare che Prevost sia un elettore repubblicano registrato e che abbia votato in più occasioni, ultima delle quali nelle elezioni presidenziali del 2024. I suoi orientamenti sulle politiche sull’immigrazione risultano diversi da quelli dell’attuale presidenza, e si dice che a questo proposito abbia recentemente polemizzato sui social con il vicepresidente Vance. Comunque, Trump, che nei giorni scorsi aveva pubblicato una foto in cui si ritraeva vestito da Papa, ha dovuto rassegnarsi all’elezione di un altro papa americano e ha espresso immediatamente le sue felicitazioni esprimendo il desiderio di incontrarlo al più presto. Vedremo quanto presto accadrà e che cosa avranno da dirsi.
Giovanni Fantozzi
Foto dell'autore

Giovanni Fantozzi, giornalista e storico. Si occupa della storia modenese e in particolare del periodo della Seconda Guerra Mondiale e del Dopoguerra. Tra le sue pubblicazioni:
Vittime dell'odio...   

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