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L'immagine ritrae il memoriale, che si tenne il giorno dopo la strage, nello stadio olimpico di Monaco. Durante i giochi olimpici, il 5 settembre 1972, un gruppo terroristico palestinese attacca e prende in ostaggio 11 atleti israeliani. Il bilancio finale è di 17 morti; 11 israeliani, 5 guerriglieri palestinesi e un poliziotto tedesco.
La edizione tedesca dei giochi olimpici del 1972 venne organizzata con l'obiettivo di dimostrare la rinascita della Germania dopo il nazismo e invece quella Olimpiade si trasformò nel teatro di una strage.
Erano le 4.30 del mattino del 5 settembre 1972, quando un commando palestinese scavalcò il muro di cinta del Villaggio Olimpico a Monaco di Baviera, irruppe negli alloggi degli israeliani uccidendone 2 e sequestrandone altri 9. L'operazione era stata ideata dall'organizzazione armata 'Settembre nero'.
Il Re di Giordania Husseyn aveva fatto intervenire l'esercito per contrastare il potere dei fedayn nel suo paese.
'Settembre Nero' voleva vendicare l'azione del sovrano Giordano, ma nel suo mirino c'era soprattutto Israele, vincitore nel 1967 della guerra dei 6 giorni.
Il Comando si trincerò con altri ostaggi in un edificio del Villaggio Olimpico; iniziò poi una trattativa tra le forze dell'ordine tedesche e i palestinesi. I componenti di 'Settembre Nero' chiesero la liberazione di oltre 200 palestinesi nelle carceri israeliane.
Ai guerriglieri, il ministro degli interni tedesco, propose un trasporto in elicottero fino al vicino aeroporto militare di Forstenfeldbruck, dove un boeing li avrebbe condotti al sicuro al Cairo: si trattava di una trappola. I fedayin, come previsto ispezionarono l'aereo, si accorsero del tranello: si scatenò una carneficina. La trattativa e l'operazione si rivelarono pertanto un insuccesso completo: il bilancio totale fu di 17 morti. Nonostante il bagno di sangue, la fiaccola Olimpica continuò ad ardere.
Le autorità tedesche, nonostante le critiche provenienti da più parti, continuarono le Olimpiadi, che vennero poi ricordate non per i risultati sportivi ma per il dramma vissuto dagli atleti e da tutto il mondo.
Redazione Pressa
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